© 2024 Andrea Granelli
Privacy Policy
| Cookie Policy
Realizzazione siti web
Gli anni della Resistenza (1943-45) colgono Luigi Granelli alla conclusione del suo breve periodo di studi, con il diploma di scuola professionale che gli consente di impegnarsi in lavori di carpenteria metallica nell’azienda artigiana familiare prima di trovare occupazione come operaio specializzato tornitore all’Italsider. Ciò avviene a Lovere, in provincia di Bergamo, dove Granelli è nato l’1/3/29. La seria preparazione culturale per la quale sarebbe stato noto in seguito, la capacità di esprimersi con efficacia come oratore e scrittore, derivano da un’innata passione per lo studio della politica e dallo svolgimento, sin da giovanissimo, di un’intensa attività pubblicistica in cui si è concretata buona parte della sua partecipazione alla lotta politica. L’ambiente in cui Granelli matura le proprie convinzioni ed opera le prime scelte di campo ideologiche e politiche è quello del mondo del lavoro e della Gioventù di Azione Cattolica in una diocesi di forte ed antica tradizione nella formazione dei fedeli e nella ispirazione della stessa esperienza civile delle popolazioni. Dall’esperienza in fabbrica nasce il collegamento con i gruppi sindacali e politici che considerano essenziale, tra i valori della democrazia italiana, quello della giustizia sociale e perseguono quindi obiettivi politici di promozione del mondo del lavoro e di affermazione dei suoi diritti.
La partecipazione all’Azione Cattolica mette Granelli in contatto con le espressioni principali del cattolicesimo europeo che negli anni ’20, ’30 e ’40 aveva elaborato in libertà, lontano dall’influenza del fascismo prima e del nazismo poi, le proprie teorie sullo sviluppo della società e sui rapporti tra Fede e politica. Le letture più impegnative del giovane Granelli sono in particolare L’Umanesimo integrale di Jacques Maritain ed Il Personalismo di Emmanuel Mounier. È in questo periodo (1947) e su questi temi che il gruppo bergamasco cui Granelli appartiene stabilisce rapporti con la linea di Giuseppe Dossetti, l’intellettuale cattolico che con Amintore Fanfani e Giuseppe Lazzati aveva contribuito, nei tempi del declino del fascismo, alla fondazione delle basi etiche e culturali dell’impegno dei cattolici democratici. Il collegamento con i dossettiani fa di Cronache sociali (1947 – 1951) il periodico che maggiormente influenza la formazione dei giovani democristiani di sinistra.
L’apertura internazionale guidata dalla lettura di Maritain si allarga alle riflessioni sui teorici occidentali dell’intervento dello Stato in economia, Keynes e Beveridge, mentre la predicazione di La Pira sui diritti della povera gente conferisce animazione sociale ed indica concreti obiettivi politici all’esperienza democratico-cristiana. La polemica di Cronache sociali contro la rottura del governo di unità anti-fascista (1947) e contro l’influenza della cultura liberale (Corbino, Einaudi, Pella) sulla politica economica, completa l’esperienza su cui si fonderà la formazione della nuova generazione dei cattolici democratici negli anni che precedono la svolta del 1948.
Le elezioni dello scontro tra la DC, alleata con i socialdemocratici ed i partiti di democrazia laica, ed il fronte popolare socialcomunista segnano la vittoria della DC ed aprono una fase di accese discussioni sul ruolo dei cattolici democratici nella costruzione del nuovo Stato e sui loro rapporti con la cultura liberale da una parte e le forze di ispirazione marxista dall’altra. Luigi Granelli è tra i sostenitori del tentativo di Giuseppe Dossetti (vice segretario della DC dopo il congresso del 1949) di escludere dai ministeri economici del governo De Gasperi gli esponenti di scuola liberale (Corbino e Pella). Il tentativo fallisce, Fanfani entra egualmente nel governo, Dossetti fa la scelta delle dimissioni dal partito e della rinuncia al Parlamento. La sinistra DC entra in polemica aperta con la maggioranza del partito.
La formazione popolare e progressista dei giovani cattolici democratici si va completando intanto – per quanto riguarda la concezione del ruolo dei cattolici impegnati in politica – nel rapporto con il prof. Gabriele De Rosa, storico del Partito Popolare ed interprete della tradizione sturziana. De Rosa negli anni ’50 offrì con i suoi libri una illuminante lezione sulla laicità dell’impegno di don Sturzo e su un rapporto tra Fede e politica in cui la prima è fonte di valori e la seconda momento di assunzione diretta – non mediata cioè dalla gerarchia ecclesiastica – delle responsabilità personali di chi opera nel partito e nelle istituzioni. Si tratta del coronamento di un ciclo formativo iniziato con la scoperta di Maritain e la sua lezione su una società profana ricondotta sotto la guida dei valori cristiani senza tuttavia riproporre la soggezione medievale del potere politico a quello religioso. Ne conseguirà, anche per Granelli ed i suoi amici, una rivalutazione della concezione politica che De Gasperi ereditò – come impegno ad un tempo laico e cristiano – direttamente da don Sturzo. Il complesso di queste esperienze politiche e culturali confluì nella partecipazione di Granelli al movimento della Base che dopo le elezioni del 1953, l’apertura della crisi del centrismo ed inquietanti segnali di sbandamento a destra della politica italiana, nacque a Belgirate (Novara) da un convegno di partigiani cattolici reduci dalle battaglie della formazione Fratelli Di Dio convocato da Giovanni Marcora per mobilitare la periferia della DC sui valori della Resistenza e del popolarismo cattolico. Alla Base Granelli, trasferitosi a Milano nel 1955, incontra – oltre a Marcora – Giovanni Galloni, Carlo Donat-Cattin e, tra gli altri, Ciriaco De Mita, Riccardo Misasi, Gerardo Bianco che studiavano all’Università Cattolica. La Base lotta contro i tentativi di apertura a destra delle maggioranze parlamentari e lancia proposte riformiste in materia economica, sociale, istituzionale.
Granelli partecipa in primo piano alla battaglia delle idee con un’intensa attività pubblicistica sul periodico La Base, su Prospettive ed infine con la direzione di Stato Democratico. Sono anni di opposizione nel partito e nel paese alle involuzioni moderate, alle intese parlamentari con la destra liberale, monarchica e neofascista, alle versioni clericali dell’attività politica dei cattolici. Nel 1956 al congresso di Trento la Base entra in Consiglio nazionale con De Mita, Granelli, Negrari, Ripamonti e Sullo. Nel 1957 la segreteria Fanfani, dopo lunghi anni di duri contrasti, apre alla sinistra e Granelli entra per la prima volta nella Direzione Centrale del partito (fenomeno inatteso da Granelli che si trovava – quando venne nominato – in viaggio di nozze in Iugoslavia. Questo suo viaggio venne attaccato da Il Borghese dicendo che “Granelli era andato a prendere lezioni di comunismo da Tito”), della quale farà poi parte quasi senza interruzioni fino al 1991. Nel 1958 Granelli si presenta candidato alle elezioni politiche. È l’occasione in cui si rivela il livello di difficoltà della battaglia per l’autonomia dei cattolici impegnati in politica rispetto alla gerarchia ecclesiastica e per l’apertura di un dialogo a sinistra con l’obbiettivo dell’allargamento della base popolare dei governi. L’arcivescovo di Milano card. Montini esprime la propria contrarietà all’apertura a sinistra (per ragioni non dottrinali, precisa, ma di opportunità politica) e ricevendo personalmente Granelli avverte il giovane candidato della relatività in cui va intesa l’autonomia dei cattolici in politica rispetto all’autorità ecclesiastica. Dispiacque alla Curia che la notizia dell’incontro fosse comparsa sui giornali; ciò irrigidì i rapporti ed al termine di una campagna elettorale segnata da punte di ostilità del clero e di settori del mondo cattolico, Granelli non venne eletto. In occasione delle successive elezioni politiche egli rinunciò a candidarsi. Diverrà per la prima volta parlamentare nel 1968. Alla vigilia dell’elezione del card. Montini al Pontificato i dissensi tra Granelli ed il futuro Paolo VI erano stati chiariti in un sereno colloquio di congedo. Luigi Granelli verrà eletto nel Consiglio comunale di Milano (1965) e sarà per 4 anni capogruppo consigliare della DC dopo aver contribuito alla realizzazione del centro sinistra negli Enti locali milanesi e a livello nazionale stringendo un forte legame di collaborazione con Aldo Moro. Eletto deputato nel 1968, Granelli è stato rieletto nel 1972 e nel 1976 a Montecitorio. Sottosegretario agli Esteri dal ’73 al ’76 ha organizzato a febbraio 1975 la prima Conferenza Nazionale dell’Emigrazione (discorso di Paolo VI). Membro del Parlamento europeo (con funzioni di capo-delegazione della DC) dal 1976 al 1979, è stato nello stesso periodo responsabile dell’ufficio delle relazioni internazionali della DC. Eletto senatore (Collegio di Cantù) nel 1979 è stato confermato nel collegio di Vimercate nel 1983 e nel 1987. Il 1983 è anche l’anno dell’entrata nel governo, con il ministero della Ricerca Scientifica. Assunto il dicastero nel I° governo Craxi, lo conserverà nel VI° governo Fanfani; nel successivo governo Goria, del 1987-88 sarà ministro delle Partecipazioni Statali. Dell’attività ministeriale vanno ricordati la costituzione dell’Agenzia spaziale italiana, il decisivo aumento della spesa per la ricerca scientifica, il varo dei piani di settore fra università e industria nei settori strategici della biotecnologia, dell’elettronica e della chimica dei nuovi materiali. Iniziative come l’istituzione del laboratorio per le biotecnologie a Trieste e l’insediamento della macchina per la luce di Sincrotrone affidato alla guida del premio Nobel Rubbia, promuovono una inversione di tendenza rispetto alla “fuga di cervelli” che aveva impoverito per decenni il mondo della ricerca scientifica nazionale. Come ministro delle Partecipazioni Statali Granelli promosse la privatizzazione di Mediobanca e della Lane Rossi; si oppose invece all’accordo ENI-Gardini sul progetto ENIMont che si prospettava nei termini che ne avrebbero causato la crisi e il fallimento.
Dell’attività parlamentare più recente meritano di essere ricordate le battaglie contro la legge Mammì sull’emittenza radiotelevisiva, con particolare riguardo alla condizione di privilegio che si andava delineando – e che ha trovato poi piena conferma nei fatti – per la posizione dominante della FININVEST nei settori della comunicazione e dello sfruttamento delle risorse pubblicitarie. Di grande impegno anche l’iniziativa parlamentare di Luigi Granelli contro la legge sulla droga (S0277) in collegamento con settori importanti del mondo religioso e laico impegnati nell’assistenza e recupero dei tossicodipendenti. Nell’uno e nell’altro caso Granelli assunse posizioni diverse rispetto a quelle ufficiali della DC, ma fece valere la propria autonomia di giudizio e la propria obiezione di coscienza limitatamente alla fase di contributo al dibattito per la definizione dei provvedimenti, rientrando nei limiti della disciplina di partito nelle fasi conclusive del voto e in particolare delle votazioni sulla fiducia al Governo.
La legislatura che si è conclusa nel 1992 ha visto infine il sen. Granelli impegnato a fondo nell’accertamento di verità importanti per il paese e per il ristabilimento della certezza del diritto in seno alla Commissione sul terrorismo e le stragi. È stato inoltre vicepresidente del Senato nel 1992-94, rinunciando alla candidatura al Parlamento nelle elezioni del 1994 per favorire il rinnovamento delle rappresentanze istituzionali. Pacifista da sempre e con coerenza, si È battuto fermamente anche contro la guerra del Kosovo. Infine, anche deluso dalla piega presa recentemente dal PPI, decide nell’ottobre 1999 durante il Congresso di Rimini, di interrompere la sua lunga militanza nel partito e si dimette dal PPI.
Nelle diverse condizioni politiche del lungo arco di anni in cui si è sviluppato l’impegno politico di Luigi Granelli è rilevante il fatto che egli abbia perseguito obiettivi politici ed elaborato analisi culturali fondamentalmente coerenti con l’originaria vocazione e il processo di formazione che hanno caratterizzato i primi anni della sua esperienza di lavoro e di militanza politica. La sua collocazione è stata costantemente nel campo della sinistra, per quanto riguarda sia i rapporti con il partito sia le relazioni tra le forze politiche di diverse ispirazioni. Di qui il forte impegno per le riforme destinate ad assicurare, a più alti livelli di giustizia sociale e di equilibrio di poteri tra pubblico e privato, i rapporti di forza all’interno della Società e delle istituzioni. Un’altra caratteristica che qualifica la personalità di Granelli è l’intensità della partecipazione alla battaglia delle idee, la costante presenza in ogni fase del dibattito politico, l’imponente attività oratoria e pubblicistica. Da questo punto di vista è possibile affermare che Granelli sia una delle personalità principali a cui si deve riferire chiunque voglia ricostruire le posizioni del cattolicesimo democratico e della sinistra italiana nella storia della Repubblica.
Mario Mauri, dicembre 1999