Postfazione di Ivan Lo Bello (Vice-presidente Confindustria per l’education)
QUARTA DI COPERTINA La retorica – arte del dire o, meglio, del ben ragionare – è viva e sta benone. È anzi uno strumento ancor oggi efficacissimo, persino nell’agguerrito mondo del business. Enrico Mattei, Adriano Olivetti, Steve Jobs,
Oscar Farinetti, ma
anche papa Francesco, Angela Ahrendts e il consulente-tipo «alla
McKinsey» sono gli esempi che ce lo dimostrano, eredi di
Cicerone e autentici campioni della retorica contemporanea. Per essere ascoltati, per essere influenti e
dunque convincenti, per sopravvivere e risolvere problemi: la
retorica serve. I casi aziendali
diventano una forma di storytelling, la convention uno strumento per emozionare e spingere
all’azione, il punto vendita un espediente per parlare tramite
i luoghi, mentre la manutenzione delle parole torna a
vivificare i termini ormai logori dell’«aziendalese». Di fronte all’esplosione della
multimedialità e della comunicazione digitale, tuttavia,
competenza nella materia, pulizia nel ragionamento, chiarezza
negli enunciati e dominio della lingua rischiano di apparire
insufficienti. Per gestire l’abbondanza dei segnali e
il grande rumore di fondo occorre affiancare alla via logica (convincere
razionalmente) e a quella psicologica
(persuadere emotivamente) una terza via: quella creativa,
basata sulla capacità di dare corpo a ipotesi soltanto intuite. «I confini del mio linguaggio sono i
confini del mio mondo.» – Ludwig
Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus (1921) |
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SINOSSI
In principio era il verbo (Bibbia)
La parola è un potente sovrano, poiché con un corpo piccolissimo e del tutto invisibile conduce a compimento opere profondamente divine. Infatti essa ha la virtù di troncare la paura, di rimuovere il dolore, d'infondere gioia, d'intensificare la compassione (Gorgia)
La vraie éloquence se moque de l'éloquence (Blaise Pascal)
Vincere non basta, serve con-vincere (mons. Bruno Forte)
All the great speakers were bad speakers at first (Ralph W. Emerson)
Cosa c’entra la retorica con la comunicazione aziendale del XXI secolo? C’entra. C’entra perché le aziende sono luoghi nei quali l’arte del dire è vitale: senza una presentazione come si deve non si convince nessuno, tanto meno gli azionisti; se non si è capaci di rendere seducenti i numeri, le previsioni non sono credibili; se non si riesce a condividere una visione, anche il più accurato business plan è perdente; senza qualche buona argomentazione è impossibile difendere il lavoro e i lavoratori. Ancora: senza una briciola di desiderio di condivisione, lavorare insieme è un percorso a ostacoli.
Il libro analizza le diverse forme di comunicazione aziendale, attraverso esempi italiani e internazionali, mettendo in luce le tecniche argomentative e gli stili comunicativi di figure come Adriano Olivetti, Enrico Mattei o Steve Jobs. Riprende i saperi antichi della retorica e li adatta all'agone del business; e mostra per esempio come si illustrano prodotti che non ci sono ancora, come ci si difende quando i risultati sono al di sotto delle attese, come si intuiscono scenari futuri basandosi su pochi indizi, come si risolve un conflitto considerato insanabile.
L'obiettivo del libro è dunque convincere i manager dell'importanza della retorica per il loro successo professionale - oltre che personale. La retorica non è infatti un semplice "integratore culturale", ma è l'arte di ragionare, dove la persuasione è un di cui, anche se molto importante; deve quindi far parte - anzi contribuire a costruire - la (nuova) cassetta degli attrezzi dei manager ... Si tratta infatti della più importante "tecnologia della mente" che abbiamo a disposizione. Una tecnologia che - come nel caso del software - permette ai più esperti di avere capacità performative infinitamente superiori alla media. Nel caso del software - notava Nathan Myhrvold, ex capo scienziato di Microsoft - gli sviluppatori eccezionali sono più produttivi di quelli “normali” secondo un fattore non di 10 o 100 o 1000, ma di 10.000.
Due sono dunque i filoni principali di applicazione della retorica nel business:
La parola ritorna pertanto ad essere centrale e la sua capacità di esprimere significati sottili e potenti che (grazie alla loro capacità di delectare e movere) re-integrano il linguaggio "oggettivo" della tecnica (e del metodo scientifico) riportano al centro gli stili, l'arte dell'elocutio e del "buon ornamento" e soprattutto le metafore.
Oltretutto - come diceva il filosofo Wittgenstein - "I confini del mio linguaggio sono i confini del mio mondo". Un impoverimento linguistico riduce non solo le nostre capacità espressive, ma soprattutto l'ampiezza dei nostri ragionamenti e quindi la sfera del nostro intervento nel mondo.
Il libro vuole dunque contribuire a rimettere al centro del pensiero manageriale (e aziendale) le scienze umane; anzi le loro fondamenta: le arti liberali. E suggerisce la necessità di adattare questi elementi fondativi all'era della Rete, alla sua "semiosfera digitale". Elementi a fondamento dell'atto stesso del pensare, poiché forniscono una conoscenza non solo linguistica ma retorica e logica, una capacità di analisi dei problemi e una tecnica di svolgimento della disputa filosofica (la quaestio) in cui la strategia argomentativa è parte decisiva.
Pertanto il canone classico della retorica - che la suddivide in 5 fasi (inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio) - deve evolvere per cogliere a pieno le specificità dell'ecosistema digitale. Deve infatti poter dare suggerimenti per valutare l'affidabilità e riutilizzabilità delle fonti informative, per costruire argomentazioni infarcite di ipertesti e interazione, per usare le immagini in modo da contribuire con efficacia (e non semplicemente decorando) alla "elocutio" digitale, ...
Cosa si deve fare dunque per cogliere le opportunità offerte dalla rinascita della retorica e dal suo adattamento al mondo digitale ? Bisogna innanzitutto rilanciare il tema educativo e riportare le scienze umane (e soprattutto le arti liberali) al centro del sistema didattico pubblico - naturalmente integrandolo con il sistema formativo manageriale. E per fare ciò è necessario togliere alla retorica quella patina di ampollosità, di artificialità fine a se stessa, dove - per negligenza e ignoranza - è stata confinata. Nonostante vi sia una incredibile assenza delle arti liberali nell’educazione manageriale del XXI secolo, le realtà formative più avanzate - soprattutto negli Stati Uniti - stanno già correndo ai ripari.
D'altra parte le aziende eccellenti hanno sempre saputo della strategicità delle scienze umane. Ad esempio nella Olivetti di Adriano, la presenza di intellettuali e letterati era trasversale: la loro presenza anche in un'industria a elevato contenuto tecnologico derivava dalla convinzione che potessero contribuire ad un progresso equilibrato dell’impresa ed evitare gli eccessi del tecnicismo. Steve Jobs - patron di Apple - fece invece all'Apple World Wide Developers Conference del 2010 la seguente affermazione: "The reason Apple is able to create products like the iPad is because we've always tried to be at the intersection of technology and liberal arts".
Tra le numerose suggestioni e raccomandazioni presenti nel libro, tre golden rules da tenere sempre presente:
A queste attività centrate sulla retorica dobbiamo affiancare la costruzione di una vera e propria educazione al digitale. La sua pervasività non si limita ad una semplice presenza, ma trasforma il nostro modo di lavorare, comunicare, ragionare, memorizzare, rappresentarci,... Soprattutto nei processi cognitivi e nel modo con cui ci relazioniamo con gli altri e comunichiamo. D’altra parte le prime applicazioni del digitale furono proprio il “far di calcolo” e il comunicare (tramite la email).
Per questi motivi una buona cultura e sensibilità al digitale non sono più un’opzione, una moda, uno stile manageriale, ma sono ormai diventati un vero e proprio imperativo categorico. Chi non considererà prioritaria la propria educazione digitale sarà tagliato fuori; i futuri leader saranno anche maestri nell’uso di queste tecnologie. Per questi motivi l'Europa incomincia a parlare di e-leadership.
Peraltro il fenomeno TED - una delle più importanti agorà della moderna oratoria - ha costruito un format che unisce le tecniche "tradizionali" del discorso davanti a un pubblico con le più sofisticate riflessioni di retorica per il digitale.
Solo infatti unendo il potere della retorica e una approfondita conoscenza dell'ambiente digitale sarà possibile possedere quegli strumenti e sensibilità necessari per competere e avere successo nell'era dell'informazione.
in libreria dal 26 marzo 2014
INFORMAZIONI SUL LIBRO: scheda, copertina, foto degli autori, ...
SITO DELL'EDITORE: | EGEA (l'indice) | ufficio stampa Bocconi (26 marzo 2014) |
PRESENTAZIONI: The Ruling Companies (Milano, 14 aprile 2014); Beacafé (Roma, 15 maggio 2014); ASK ed Egea all'Expogate - il libro (Milano, 10 luglio 2014); Circolo dei Lettori (Torino, 22 settembre 2014); MAXXI (Roma, 1 ottobre 2014)
ARTICOLI e RECENSIONI (florilegium di recensioni): recensione su Sarfatti 25 di marzo 2014 (Susanna Della Vedova); comunicato stampa dell'Ufficio stampa della Bocconi del 26 marzo 2014; Come sedurre nel digitale su Il Sole 24 Ore - Nòva 24 del 20 aprile 2014 (Carlo Alberto Carnevale Maffè); La retorica in azienda: è viva e sta bene su Harvard Business Review Italia di maggio 2014 (Joseph Sassoon); L'attualità della retorica nel mondo digitale su ICT4Executives di maggio 2014; Facciamo retorica ? su Il Dirigente di maggio 2014; La tecnologia della mente. Perché la retorica aiuta il business in tutte le imprese su l'Impresa di giugno 2014; recensione de Il Finanziere (t.col Alessandro Serena); Il mondo digitale e l'emergere della (neo)retorica in ADV - Strategie di comunicazione n.5 dei giugno 2014; Parole come pietre in MIT Technology Review - Edizione italiana n.4/2014 (Giordano Ventura); Retorica e business nell'era digitale su Relazioni Pubbliche. Notizie Ferpi n.69 giugno 2014; Gli affari si fanno con retorica su Il Sole 24 Ore - Domenicale del 24 agosto 2014 (Alessandro Pagnini) - pagina; Nuove relazioni tra retorica e formazione: intervista ad Andrea Granelli e Flavia Trupia in FOR - rivista dell'Associazione Italiana Formatori n.96-97 2013; recensione in Rivista Giuridica del Mezzogiorno (Gian Paolo Manzella); recensione su La Civiltà Cattolica n.3952 del 21 febbraio 2015 (Gaetano Piccolo sj)
RECENSIONI WEB: L'arte del dire nell'era digitale su Crisi & Sviluppo di novembre 2013; recensione della Fondazione Pirelli del 18 marzo 2014; recensione sul blog del Il Sole 24 Ore - Nòva 100 del 31 marzo 2014 (Gabriele Caramellino); recensione su Key4Biz del 7 aprile 2014; Arte della comunicazione e leadership (link) su Meet the Manager del 14 aprile 2014 (Salvatore Dimaggio); Nove ragioni per rivalutare la retorica (link) su Wired.it del 21 aprile 2014 (Guido Romeo); L'arte della Comunicazione è irrinunciabile nel mondo digitale su First Master Magazine del 26 aprile 2014; recensione di Ferpi del 6 maggio 2014; recensione di AISE del 12 maggio 2014; Cari manager, riscoprite Cicerone! su Il blog del mestiere di scrivere del 19 maggio 2014 (Luisa Carrada); Solo una parola bellissima, s'il vous plaît su Equilibri digitali del 21 maggio 2014 (Luca di Francesco); Cicerone ad Obama fino a Renzi. Granelli: la Retorica per vincere su Media 2000 del 28 maggio 2014 (Derrick de Kerckhove); "Tornare alle origini per fare innovazione" - intervista di Guia Pirotti in Ideas of Management di SDA Bocconi del 17 giugno 2014; recensione di AIDP; Da Olivetti a Steve Jobs, la retorica torna in azienda su Linkiesta del 26 luglio 2014; Retorica e leadership, una relazione da ricostruire su Formiche.Net del 6 settembre 2014; recensione su Rigantur mentes (Gaetano Piccolo sj) | Argomentare e dibattere su Avanguardie Educative |
SERIE DI PUBBLICAZIONI SU WEB
RADIO e TV: Tutta la città ne parla - Radio 3 (22 aprile 2014); Rai GrParlamento: Pagine in frequenza - "Un filo per il labirinto del web" intervista di Alessandro Forlani (21 giugno 2014) (da GoogleDrive)
NASCE "PerLaRe" - Associazione
per la Retorica (foto
dell'evento)
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