Intervista con Andrea Granelli a cura di Gian Piero Jacobelli

Ricerca a circuito aperto

Andrea Granelli, Amministratore delegato di Telecom Italia Lab, la società di Telecom Italia recentemente costituita per sviluppare l'innovazione, attraverso l'identificazione e la realizzazione di nuove opportunità di business, ne delinea le linee programmatiche e le principali aree di attività.

Un nome nuovo, che è tutto un programma perché associa programmaticamente i due termini del problema, il laboratorio e l'impresa, la ricerca e il Venture Capital; facce nuove, che la giovane età e l'espressione determinata rendono anch'esse un programma; soprattutto, una idea nuova, che è un programma, ma più precisamente un progetto. Questa è TILAB, che per esteso si legge Telecom Italia Lab e serve a capire subito come, anche dal punto di vista della ricerca, qualcosa stia succedendo nel maggior gruppo italiano di telecomunicazioni, Telecom Italia appunto. E come questo qualcosa abbia a che vedere con un diverso atteggiamento nei confronti del lavoro che si fa nei laboratori. Ma - ecco la novità, in Italia e nel resto del mondo tecnologicamente più evoluto - non soltanto nei laboratori, in quanto, per avere successo, la ricerca deve sin dall'inizio proiettarsi nella società e nel mercato e deve trovare riscontri probanti nelle aspettative della gente alle quali alla fine risponde. Ciò non significa, per altro, che la soluzione sia quella di fare soltanto ricerca applicata: anzi come si può desumere da vari interventi pubblicati su "Technology Review" negli ultimi mesi, la ricerca di base sta riassumendo un ruolo importante tanto negli Stati Uniti quanto in Europa, nella misura in cui risulta meno obsolescente al confronto con l'incessante innovazione produttiva. Contribuendo inoltre a un più coerente orientamento della politica tecnologica dell'impresa. Il bello è che, una volta tanto, l'Italia non sta a guardare; anzi, ha qualcosa da proporre, che l'Amministratore delegato di TILAB riassume con una parola: effetto di sintesi, o anche effetto di rete, anzi di reti, perché molte e a vari livelli sono le interconnessioni che rendono la ricerca produttiva: una sorta di alchimia dell'intelligenza distribuita, da cui scaturisce la concreta possibilità che l'intelligenza non serva a dividere, ma a unire. Naturalmente, Andrea Granelli non si limita alle parole e passa ai fatti.

Basta guardare il recente organigramma di Telecom Italia per capire che molto, non soltanto nell'assetto, ma nella stessa filosofia del Gruppo sta cambiando. La casella di Telecom Italia Lab, alla quale fanno capo il Venture Capital e i processi di innovazione, insomma la scommessa sul futuro, non si trova più appartata come una volta rispetto alle strutture di business, quasi fosse un neonato che ha bisogno di cure e di attenzioni speciali. Compare invece allo stesso livello dei servizi di rete fissa, dei servizi di telefonia mobile, dei servizi satellitari e via dicendo: segno che oggi il futuro non è un optional, ma una istanza ineludibile, con cui tutti i settori, maturi o nuovi, devono confrontarsi. E che neppure il mercato è un optional, ma la misura della fattibilità di tutte le cose, la verifica se qualcosa si può o non si può fare.

 

Come si concilia il concetto di mercato, che impone di fare i conti non soltanto tutti gli anni, ma anche ogni sei o ogni tre mesi, e che quindi riconduce tutto a una valutazione di breve e brevissimo periodo, con le attività della ricerca che, per quanto programmate in maniera rigorosa e responsabile, presentano sempre dei margini di aleatorietà e richiedono più tempo per esprimere il proprio potenziale?

Il mercato non è quello che sembra essere, o meglio quello che alcuni vorrebbero che fosse: un letto di Procuste che con un ritmo inesorabile taglia tutto quello che sporge, che non rientra nei termini. Il mercato, piuttosto, è quello che è sempre stato, una garanzia di competenza nei riguardi delle cose da fare, una garanzia di pertinenza nei confronti delle esigenze reali della vita quotidiana, una vera e propria garanzia di futuro inteso come rapporto tra il progetto e la sua corretta finalizzazione. In una simile prospettiva, il problema non è tanto quello di investire in programmi di ricerca che lascino intravedere una redditività immediata, quanto quello di identificare e concretizzare opportunità imprenditoriali che accrescano le capacità competitive di TILAB, contribuendo fattivamente alla creazione del valore per l'intero Gruppo Telecom Italia. Da questo punto di vista, la focalizzazione sull'innovazione tecnologica costituisce una base più concreta per la crescita futura rispetto ad altri modelli della New Economy, rivelatisi assai volatili. Ovviamente, bisogna tenere conto del fatto che sono radicalmente cambiate le dimensioni del mercato, sia dal punto di vista settoriale sia da quello geografico. Passando da una prospettiva nazionale a una prospettiva mondiale e integrando il settore delle telecomunicazioni con quelli dell'Information Technology e della multimedialità, sono necessarie nuove risorse finanziarie e programmatiche per fare fronte ai maggiori divari conoscitivi e organizzativi che questa nuova sfida comporta: a questo scopo servono accordi strategici sia nell'ambito accademico sia nell'ambito imprenditoriale e serve la capacità di cogliere le buone occasioni, che è propria del Venture Capital. A un passaggio concettualmente così rilevante fanno riscontro soluzioni organizzative di tipo al tempo stesso integrato e autonomo, nel senso che ogni finalità di ricerca o di mercato tende a essere perseguita tenendo presenti i diversi obiettivi aziendali, ma al tempo stesso con indipendenza e specificità di strumenti e soprattutto nell'ambito dei contesti operativi più idonei, come si conviene a una Innovation Company.

 

Questo dunque è il punto: non si cerca di adattare soluzioni astratte, come sarebbero quelle mutuate dagli schemi tradizionali della ricerca di base o applicata, a una realtà in movimento, come di fatto è oggi ogni impresa che si rispetti. Si tende invece a riformulare congiuntamente e organicamente entrambi i termini del problema, quelli della ricerca e quelli dell'impresa, in modo tale che l'uno possa fornire all'altro nuove motivazioni e nuove finalizzazioni.

Il valore prevalente è quello della sinergia, per quanto concerne le strutture, della confluenza per quanto concerne le risorse, della condivisione per quanto concerne i comportamenti e la cultura organizzativa. Sono cambiati i concetti e sono cambiate le parole: anche nel campo della ricerca non si parla più di rigidi approcci metodologici, ma si parla di integrazioni sistemiche e di finalizzazioni articolate. Si parla soprattutto di un modo alternativo di concepire l'innovazione, non semplicemente orientato a cogliere ciò che ci può essere di nuovo in un astratto confronto con un vecchio sempre comunque connotato negativamente. Prevale invece l'esigenza di una visione strategica, che tenga conto delle vocazioni prevalenti e delle possibili connessioni, con l'obiettivo di colmare e rimuovere le differenze che ci dividono dalla concorrenza internazionale mediante soluzioni in grado di minimizzare i rischi e di massimizzare le opportunità. Il problema è quello di cogliere le possibili occasioni e i possibili momenti di integrazione tra l'impegno interno di ricerca, le innovazioni che emergono all'esterno e le possibili collaborazioni nell'ambito del Gruppo Telecom Italia per quanto concerne i rapporti tra la domanda e l'offerta e le proiezioni commerciali. La soluzione è quella di investimenti contenuti, in grado però di accrescere sostanzialmente i vantaggi competitivi di una iniziativa e di consentire la crescita di idonee strutture manageriali, per avviare l'indispensabile verifica del mercato, in modo tale da consentire nell'arco di qualche anno l'autonomia di quelle iniziative e quindi la possibilità di recuperare le risorse di partenza per riutilizzarle su nuovi mercati. Resta essenziale, infatti, l'attenzione al mercato: tante buone soluzioni tecnologiche non si sono affermate perché non comportavano vantaggi reali per i consumatori, che le hanno rifiutate o non le hanno assecondate più per ragioni di praticità che per ragioni di economicità. Lo stesso concetto di mobilità, che prima costituiva il valore fondamentale nei nuovi sistemi di comunicazione, oggi mantiene una funzione promozionale solo se, oltre alla voce, i terminali mobili saranno in grado di trasmettere dati e immagini, fornendo quei servizi aggiuntivi che conferiscono alla comunicazione tutte le sue potenzialità, dal lavoro allo svago. Insomma, la tecnologia è un'impresa proprio perché comporta delle scelte e, come in tutte le scelte, si può anche sbagliare, per miopia, per chiusura mentale o semplicemente per sfortuna.

 

Integrazione, adattamento, discrezionalità: insomma, un atteggiamento che evidentemente non può non tenere conto delle condizioni locali. Quello della ricerca è un problema italiano o un problema mondiale?

Un problema mondiale, che è almeno in parte diverso dal problema italiano, ma non perché pensiamo di restare chiusi nel nostro particolare. Al contrario: l'apertura di orizzonti alla quale alludevo, la prova del nove della globalizzazione può avere corso proprio in quanto la conoscenza del proprio e degli altrui contesti operativi consente di posizionare più fruttuosamente le risorse disponibili in ragione delle potenzialità contestuali. Gli scenari più accreditati, per esempio quelli dettati dal procedimento di consultazione qualificata mediante il metodo Delphi, realizzato annualmente da Telecom Italia per traguardare al meglio gli obiettivi di fondo, confermano che gli Stati Uniti continueranno a tirare la volata nella innovazione immateriale, la Rete e Internet per intenderci, anche se ciò non significa che, proprio per la loro forte propensione ai consumi, non siano avanti in molti settori qualificati della ricerca tradizionale, da quella genetica a quella farmaceutica, dalle nanotecnologie alla scienza dei materiali. Confermano inoltre che il Giappone si farà sempre più forte nella innovazione materiale, quella che una volta si chiamava la tecnologia pesante, sia pure nella particolare prospettiva del consumismo giapponese, in cui talvolta la stravaganza prevale sulla funzionalità. Confermano, infine, che l'Europa non farà grandi passi né avanti né indietro. Qualcosa invece si muove in Italia, proprio là dove solo qualche anno fa sembrava che il divario fosse più accentuato: la qualità della formazione, la funzionalità del sistema scolastico di medio e alto livello, una cultura di base solida e disponibile ai processi di mobilitazione incessante della modernizzazione. Forse troppo distratti dalle vicende politiche, non ci accorgiamo, o ci accorgiamo poco, che anche nel nostro paese le cose stanno cambiando e in meglio. L'orientamento strategico di TILAB, che non vuole stare a guardare né nel bene né nel male, è quello di rendersi interprete di questi cambiamenti, di cogliervi le occasioni per consolidare e implementare la propria missione, che a conti fatti è quella di valorizzare quanto possibile l'intelligenza ai fini della creazione del valore.

 

 

TELECOM ITALIA LAB

Telecom Italia Lab è la società di Telecom Italia costituita per sviluppare l'innovazione, identificando e realizzando nuove opportunità di business. Le principali aree di attività di Telecom Italia Lab sono: La Ricerca e Sviluppo e i servizi professionali di Technology Integration, grazie al know-how specifico dei laboratori di ricerca di Torino, punto di eccellenza nelle aree di innovazione più promettenti di Internet e della telefonia mobile, della multimedialità e della componentistica per le TLC. Le attività di studi e scenari del Future Center di Venezia, di market test del Consumer Lab di Roma, di scouting tecnologico di Telecom Italia Lab USA (San Francisco). Il Corporate Venture Capital, per ampliare e integrare la capacità di innovazione sviluppata internamente grazie a investimenti in startups tecnologici ad alto potenziale di sviluppo. I target di investimento sono individuati in Italia e all'estero nelle aree più fertili per l'innovazione tecnologica, inclusi gli Stati Uniti, dove viene creato il nuovo fondo Saturn Global Venture. Le attività di accelerazione d'impresa, rivolte ad aiutare la crescita delle opportunità associate con le Internet startups attraverso i Centri di Innovazione Tecnologica, il primo dei quali è stato inaugurato a Napoli nell'aprile 2001. L'individuazione e lo sviluppo di nuove professionalità nel settore dell'Information and Communication Technology (ICT) all'interno e all'esterno del Gruppo, attraverso soluzioni di e-learning, creando contatti con le Università e realizzando a Ivrea l'Interaction Design Institute, un Centro internazionale di studi post-universitari per la ricerca e lo sviluppo di progetti, che formerà esperti nel design dell'interazione tra l'uomo e i servizi di comunicazione (mobile, Internet, eccetera). Infine, nel febbraio 2001, Telecom Italia Lab ha dato vita a Loquendo, la nuova Società in cui confluiscono le tecnologie innovative per la voce, quali il riconoscimento vocale, la sintesi vocale da testo, l'interattività vocale. Loquendo ha sviluppato VoxNauta, la nuova piattaforma per navigare su Internet, usando la voce sia da telefoni fissi sia da telefoni mobili e consentendo la realizzazione di servizi integrati Internet e telefonici.

C'è dunque una via italiana all'innovazione?

C'è e non c'è. C'è, se se si vuole sottolineare come in qualche modo il mondo stia andando dove l'Italia è sempre andata: verso una maggiore attenzione per le esigenze della persona; verso l'importanza delle cultura come garanzia del successo sociale ed economico; verso la prevalenza di una dimensione ecologica anche nell'impresa; verso una maggiore sensibilità estetica, che ovviamente incide anche sugli orientamenti dell'innovazione produttiva. In senso generale: verso una predisposizione alla leggerezza, che è non soltanto una valore letterario e filosofico, ma anche un criterio di valutazione del rapporto tra i fini e i mezzi per quanto concerne la selezione degli obiettivi e la predisposizione degli investimenti per la ricerca. Ciò comporta, tra l'altro, una particolare attenzione nel selezionare le linee di ricerca in cui le capacità italiane possono risultare più efficaci e produttive, per ragioni sia culturali sia caratteriali. Purtroppo si può anche sostenere che questa via italiana all'innovazione non c'è, almeno dal punto di vista dei concreti adempimenti necessari a che l'impegno di ricerca raggiunga i propri obiettivi e contribuisca al consolidamento e alla ulteriore valorizzazione del sistema imprenditoriale in cui si inserisce. Per esempio, l'Italia resta all'ultimo posto dei paesi tecnologicamente evoluti negli investimenti per la ricerca e, in particolare, fa registrare un tasso di crescita nel numero di brevetti assai vicino allo zero e comunque in palese controtendenza rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti e persino in Europa, che anzi in questo campo sta manifestando un recupero assai interessante. Ciò conferma quanto dicevo prima: che bisogna sapersi adattare, da una parte mettendo a frutto l'intelligenza che si trova abbondantemente nel nostro paese, anche per evitare che si formi e poi se ne vada altrove, ma dall'altra ricercando le più idonee condizioni produttive dovunque sia possibile individuare un maggiore spirito pratico o una più matura cultura imprenditoriale.

 

La parola d'ordine, dunque, è quella del ciclo continuo: tra le diverse risorse intellettuali, professionali e finanziarie delle strutture imprenditoriali, di quelle tecnologiche e di quelle accademiche; tra le attività a maggiore valore aggiunto e quelle più innovative; tra le attività di ricerca e quelle di Venture Capital.

Senza dubbio la nozione di ciclo continuo esprime l'esigenza che gli stimoli passino di mano in mano, per tornare comunque al punto di partenza: un ciclo continuo e fortemente integrato in quella dimensione di rete in cui tutte le attività di ricerca, di produzione o di commercializzazione si svolgono. Per noi, che dobbiamo tenere conto anche dei minori margini di tolleranza consentiti dal contesto italiano, nel quale, come si accennava prima, per la scarsità delle risorse a disposizione ci si può permettere meno di sbagliare che nel resto d'Europa o negli Stati Uniti, l'integrazione comporta anche l'esigenza di concentrarsi sulle aree di attività in cui si è più forti e più sicuri. Per esempio, nel caso di TILAB, quella delle tecnologie per il trattamento vocale e quella delle tecnologie per la convergenza multimediale. Soprattutto nel campo della voce stiamo facendo passi da gigante: della voce reale, che facilità i rapporti tra le macchine e l'utente, consentendogli di parlare con il computer come si parla con la propria segretaria; della voce virtuale, che consente alle macchine di parlare tra loro senza doverle collegare fisicamente. Ma soprattutto comporta un diverso modo di concepire il circolo virtuoso delle possibili sinergie: non più la ricerca da una parte e lo sviluppo dall'altra e neppure un rapporto troppo stretto, tale da soffocare potenzialmente l'una e l'altro, ma una relazione che consenta di individuare tempestivamente, nell'ambito delle attività di ricerca, le potenzialità di sviluppo, per affidarle a strutture dedicate, all'interno o all'esterno del gruppo, che si muovano verso il mercato. Noi pensiamo che il circolo virtuoso sia tale da innescare ulteriori processi di sensibilizzazione nelle stesse strutture della ricerca, per riattivare, contro ogni consolidata abitudine alla ripetizione, il gusto della differenza, sia nella scelta delle aree e delle tematiche più promettenti, sia nei modi e nei mezzi per perseguirle e implementarle. È significativo, da questo punto di vista, che tra il 2001 e il 2003 sono previsti investimenti per la ricerca di circa 280 miliardi. Per altro, quando si parla di una sistematica circolazione di idee, bisogna anche parlare di punti riferimento programmatici, che ne garantiscano la coerenza e la finalizzazione. "ICenT" è la parola nuova per esprimere l'importanza che è stata acquisita dalle tecnologie, rispetto alle problematiche finanziarie, nei processi di sviluppo della Old e della New Economy. Significa Information and Communication Enabling Technologies. Significa cioè che le tecnologie della comunicazione, in grado di consentire il più rapido e più esteso accesso alla Rete, dovunque e comunque, nelle configurazioni e nelle modalità più convenienti alle diverse applicazioni, costituiscono la condizione sine qua non per conseguire una più matura ed efficace concorrenzialità.

 

Se questa è la rete a poli mobili, predisposta per attivarsi dovunque nel mondo se ne presenti l'occasione, in termini di uomini, di risorse finanziarie, di opportunità di mercato, esiste anche una rete di poli fissi, che garantisca la tenuta e la continuità di questo originale sistema della ricerca, aperto sia verso l'innovazione sia verso il mercato?

Certamente le due dimensioni prospettiche, quella centrifuga, che si apre al mondo per cogliere le migliori occasioni di innovazione, e quella centripeta, che capitalizza e valorizza le conoscenze, le competenze, le abilità professionali progressivamente acquisite, devono andare insieme in questa concezione della ricerca come volano dell'impresa. TILAB possiede tante gambe e tante braccia, pronte le prime a muoversi nella direzione della creazione del valore e le seconde a fornire alle prime il loro sostegno operativo. A Torino la ricerca è di casa da molti anni e si trova nelle condizioni migliori, strumentali, organizzative, ambientali, istituzionali, per continuare a perseguire i propri obiettivi. A Venezia, nelle antiche aule di San Salvador, si analizzano le relazioni tra tecnologia ed economia, due fattori di valutazione e di programmazione legati da un rapporto così forte e condizionante che, per pensare al futuro nel costante tentativo di anticipare i tempi, è indispensabile tenere conto di entrambi. A Roma, a Napoli e altrove nell'Italia del Nord e del Sud, si perseguiranno aspetti particolari della ricerca in funzione della loro accettabilità economica, sociale e culturale. A Roma si testeranno i nuovi servizi, perché del mercato non si parli dopo, ma durante. A San Francisco e a New York ci si guarderà intorno, per cogliere al volo le occasioni ogni volta che si presenteranno, e succede spesso. In sintesi, un muoversi intorno, che è anche un muoversi verso.

 

 



Un sistema senza dubbio interessante per variabilità, mobilità, fluidità. Ma ci sono anche momenti di eccellenza già consolidati, su cui si può contare, e in quali aree di ricerca?

Il caso più rilevante è quello dello CSELT di Torino, che è entrato a fare parte di TILAB e che da sempre costituisce il fondamentale supporto dell'innovazione per Telecom Italia, in quanto gioca un ruolo internazionalmente riconosciuto in molti settori della Società dell'Informazione. Le sue indiscutibili potenzialità - che ne hanno fatto uno dei fiori all'occhiello, pochissimi per la verità, della ricerca europea nel settore delle telecomunicazioni - prima erano destinate esclusivamente al mercato interno del Gruppo Telecom Italia, mentre oggi hanno la possibilità di ampliare decisamente i propri orizzonti operativi, proponendosi al mercato nazionale e internazionale in un'ottica non soltanto commerciale, ma di sistematica e sollecitante verifica della qualità e della pertinenza della propria offerta. Ho già citato l'area della sintesi e del riconoscimento vocale e in genere quella delle tecnologie collegate alla voce, che sono recentemente confluite in una nuova società autonoma, dal nome eloquente di Loquendo. Ma molto altro ci sarebbe da segnalare, dalla elaborazione di piattaforme per Internet alle reti mobili, dai sistemi e servizi di rete ai problemi della sicurezza, della privacy e via dicendo. Vorrei soltanto sottolineare il duplice, significativo orientamento delle attività di ricerca: da un lato verso i servizi avanzati e le condizioni di funzionalità della rete, come quelle connesse alla facilità e alla rapidità nel reperimento delle informazioni; dall'altro lato, verso i momenti critici della rete, essenzialmente derivanti dalla insufficienza delle capacità trasmissive, che richiedono metodologie di accesso e di trasmissione semplificate, oltre a sistemi per migliorare le possibilità di visualizzazione e di elaborazione dei terminali. In ogni caso, le applicazioni per l'Internet mobile devono essere riprogettate da zero, in quanto non è possibile adattare ciò che è stato fatto per l'Internet tradizionale, e ciò comporta un grande impegno di creatività e di tempestività, a conferma di quanto vado dicendo da tempo, che cioè la portata di Internet è ancora tutta da scoprire e che, al di là della sua profusione quantitativa, le sue applicazioni e le sue conseguenze sociali vanno studiate in un'ottica di medio e lungo periodo: ancora una volta, la ricerca tecnologica deve sempre più sistematicamente sposarsi con la ricerca antropologica, in tutti i suoi aspetti individuali e collettivi, se non vuole smarrirsi nei sentieri interrotti delle preclusioni specialistiche e corporative. Con 1.100 addetti, 13 mila mq di laboratori specializzati e 110 brevetti al proprio attivo - che nella critica comparazione tra Italia, Europa e Stati Uniti, da sempre all'avanguardia nei principali settori dell'innovazione, è comunque qualcosa - gli addetti torinesi di TILAB costituiscono un centro di eccellenza a livello mondiale, che risulta molto bene collegato con altri centri di eccellenza del settore, in particolare con il più noto e reputato, quel Media Lab del Massachusetts Institute of Technology di Boston, con cui sono in atto numerosi accordi di collaborazione, a cominciare dalla attiva partecipazione al Consorzio Digital Life, nel quale operano, imprese, laboratori, docenti e studiosi. John Maeda, associate director del Media Lab del MIT, è stato nominato membro dell'Explorers' Club, che è nato su iniziativa di Telecom Italia e Olivetti per lo studio delle interazioni tra l'uomo e il computer, in una estesa gamma di problematiche comportamentali, stilistiche, ergonomiche, ecologiche e, non ultime, promozionali. In questo caso, è in gioco una delle questioni chiave del nostro tempo, quella delle interfacce: come è possibile migliorare l'interazione tra l'utente e il computer, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, da quelli alfanumerici a quelli audiovisivi?

 

Ecco un'altra dimensione e un'altra concezione della rete: non più quella della rete interna, anche se diramata in tutta Italia e in tutto il mondo, ma quella della rete esterna, quella degli accordi e delle intese con altri soggetti coinvolti a varo titolo nel grande mondo della ricerca mondiale.

Nella nostra concezione, alla quale si è ispirata la riorganizzazione del settore della ricerca di Telecom Italia, la curva della ricerca manifesta un andamento sinusoidale, che collega prioritariamente la ricerca di base con l'università, la ricerca applicata con le istituzioni pubbliche e private specializzate, la produzione tecnologicamente avanzata con l'impresa. Questo andamento sinusoidale presenta dei momenti di sovrapposizione tra i diversi soggetti e le diverse attività. Sono proprio quei momenti che caratterizzano l'impegno specifico di TILAB: quello della ricerca finalizzata, in cui le strutture di ricerca si associano a quelle universitarie; quello del trasferimento tecnologico, in cui le strutture di ricerca fungono da supporto per le nuove iniziative imprenditoriali e si predispongono a un ulteriore e più avanzato rapporto di domanda e risposta; quello degli accordi finanziari, per esempio nell'ambito dello statunitense Saturn Venture Fund, in cui TILAB gioca un ruolo di tutto rilievo. Si configura in questo modo una rete, un'altra rete, di rapporti tanto stretti quanto aperti, pronti cioè a mutare assetti e obiettivi in funzione delle variabili emergenti dal mercato. Si configura anche, e non si tratta di un aspetto marginale, una specifica esigenza di profili professionali tanto qualificati quanto capaci di riciclarsi continuamente: si prevedono, infatti, circa 500 nuovi assunti per le attività collegate alla rete.

 

Per concludere, le collaborazioni universitarie, che mantengono evidentemente tutta la loro portata qualificante, ma che, nell'ottica delle risorse umane da selezionare e da formare in permanenza, acquistano anche un innegabile valore strategico.

A ogni livello e da ogni punto di vista, consideriamo gli accordi e i progetti in comune con le istituzioni universitarie come un passaggio indispensabile per sapere di più, per contare di più, ma anche per fare di più. In effetti, l'ottica di mercato e la trasformazione in centro di profitto non devono essere riguardate in contrapposizione all'impegno di ricerca in aree fortemente innovative. Casi rilevanti nel contesto internazionale, fra cui quello del Genoma, confermano la possibilità per le iniziative private e orientate al profitto di competere testa a testa con i progetti pubblici nella ricerca. Altrettanto importante è l'apporto che una struttura come quella di TILAB può offrire al sistema dell'istruzione superiore, in particolare nel campo della formazione a distanza e dei corsi da distribuire in rete. Con il CRUI, l'associazione italiana dei presidi di facoltà, si sta studiando una università in rete e un laboratorio aperto. Con l'Università La Sapienza di Roma, l'Università di Milano, l'Università Federico II di Napoli, il Politecnico di Torino, l'Università internazionale di Venezia sono in corso attività comuni di ricerca e iniziative culturali. Con lo SDA della Bocconi, con la Scuola Superiore S. Anna di Pisa, con la Luiss di Roma, con l'Istituto Superiore Mario Boella di Torino, con il CRUI di Lecce, con il Centro Elis di Roma si stanno moltiplicando i programmi di Master. Infine, con l'Università IULM sono allo studio temi e programmi di comune interesse nel campo della comunicazione per la piccola e media impresa, della moda, del design, del turismo, dei beni culturali. Ma la moltiplicazione dei collegamenti accademici va molto oltre i confini italiani, in quanto coinvolge alcuni tra i più significativi docenti mondiali e soprattutto, come ho già accennato, vanta un consolidato e articolato rapporto con il MIT di Boston, il più importante centro di ricerca nel mondo, a cominciare proprio dalla edizione italiana di "Technology Review", che costituisce per noi un prezioso osservatorio, ma anche un modo per dichiararci programmaticamente parte del sistema mondiale delle conoscenze avanzate e specializzate, della cosiddetta cultura del sapere e, naturalmente, del sapere come fare. Per concludere, la ricerca non si configura più come un'attività specializzata, ma come un'attività trasversale, che da un lato comincia con delle buone idee di carattere scientifico e tecnologico e, dall'altro lato, finisce con delle buone idee di carattere imprenditoriale. Si tratta di un movimento continuo, che continuamente si completa e continuamente riprende, per caratterizzare in maniera realmente innovativa l'intero sistema di imprese, di laboratori, ma anche di collegamenti culturali e organizzativi, ai quali TILAB ha conferito un nuovo nome, ma anche un nuova consapevolezza e una nuova filosofia operativa. Soprattutto ha ribadito una istanza della semplicità, che sul versante imprenditoriale significa scelte chiare e finalizzate e, sul versante del mercato, significa pensare a un futuro tecnologico che metta in grado l'utente di comportarsi con naturalezza, secondo le proprie consolidate abitudini, senza essere costretto, ogni qualvolta deve utilizzare un nuovo apparecchio, a consultare un manuale di mille pagine o ad acquisire un apposito titolo di studio. Anche questa è una filosofia che va oltre i suoi stessi obiettivi pratici, al cuore di una concezione della vita che esce dagli schemi precostituiti e artificiali, per ripensare la rivoluzione tecnologica in termini più umani e personali. Il passaggio dalle logiche di monopolio al libero mercato ha giustamente riportato l'attenzione sulle tematiche d'uso: dopo la convergenza tra informatica, telecomunicazioni ed elettronica di consumo, che ha rimesso l'uomo al centro dei sistemi di comunicazione, oggi il problema è quello di facilitare la vita quotidiana in tutte le sue espressioni, operose o ludiche. Vincerà chi ci riuscirà per primo, senza imporre nuovi vincoli comportamentali, ma consentendo a tutti di vivere secondo i propri fini, con tutti i mezzi che la civiltà contemporanea può mettergli a disposizione.

 

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