Pubblichiamo uno stralcio della lettera inedita inviata il 18 settembre 1959 da Montini, allora arcivescovo di Milano, ad Angelo Dell’Acqua, della Segreteria di Stato vaticana (Corriere della Sera, 23 sett '04)
E' prevedibile che alla prossima Conferenza episcopale sorgerà
discussione sulle istruzioni direttive da dare ai cattolici in ordine alle
contingenze politiche. Sarà cosa delicata e difficile. Non mi pare che vi
sia preparazione, competenza, autorità sufficienti per giungere a qualche
saggia e utile conclusione. Istruzioni, che già fossero nel pensiero della
Santa Sede, sarebbero provvidamente orientatrici, se comunicate almeno a chi
dirigerà la Conferenza.
Credo che non sarebbe opportuno affidare questo compito orientatore ai
Comitati civici. Probabilmente si vorrà attendere l'esito del Congresso
della Democrazia cristiana a Firenze per dare ai cattolici le norme
desiderate o aspettare uno dei prossimi turni elettorali; ma forse si perde
l'occasione per ricordare ai buoni i principii e i fini a cui devono sempre
attenersi. Io sono forse sotto l'influenza di non lieti presagi. A Milano la
Democrazia cristiana è in mano alla corrente di base, che ha trovato in
passato fondi e protezione dal compianto on. Vanoni e dall'ing. Mattei, dal
quale gli esponenti della corrente stessa hanno ottenuto grandi favori
economici e professionali, e forse ottengono ancora; i legami fra l'Eni e il
giornale «il Giorno» proiettano sospetti punto incoraggianti su questa
frazione del partito, che domina la provincia di Milano e buona parte della
Lombardia. Voci poi, che non so quanto fondate, fanno risalire fino al
presidente della Repubblica la corresponsabilità di questa confusa
situazione. Nessuno dei nostri parlamentari, ch'io sappia, ha preso
posizione efficace per rimontare il credito della Democrazia cristiana
presso l'elettorato cattolico. La base, nell'ultimo suo Congresso
provinciale, dello scorso luglio, ha fatto una dichiarazione tranquillante
circa la competenza, contestata dal Granelli e seguaci, della chiesa in
campo politico; e ora è più misurata negli scritti e nei discorsi a questo
riguardo. Ma si ha ragione di credere che, come non ha cambiato uomini e
sistemi (si impadronisce dell'apparato organizzativo del partito e protegge
un tesseramento a suo favore), così non ha cambiato idee, le quali sono per
un'intesa col socialismo, e per un conseguente statalismo nell'economia
nazionale, e forse per un cambiamento della politica estera verso oriente.
Purtroppo quelli di base si valgono del nome dell'on. Fanfani e
probabilmente anche del suo appoggio. Egli poi, a sua volta, è sostenuto
dal dr. Zambetti, segretario regionale della Democrazia cristiana, uomo
forte e valente, di Bergamo, ma, di fatto almeno, sostenitore della base. L'on.
Fanfani pare si presti al gioco. Dev'essere stato giorni fa a Tradate, con
effetti inquietanti. Così che si prevede che la base si affermerà a
Firenze, certo a Milano, dove indarno essa cercherà poi di chiamare a
raccolta i cattolici del partito e della città, per le elezioni comunali
del prossimo anno. Rebus sic stantibus, la città è perduta e i
socialcomunisti, forti anche del continuo afflusso di immigrati a Milano
(forse 40.000 ogni anno) saranno domani padroni del comune. Dio ci aiuti. Da
notare che il clero, in gran parte, propende per l'on. Fanfani, mentre si
mostra insofferente del nostro giornale «L'Italia», perché reputato
favorevole all'elemento industriale, al quale poi si attribuisce la colpa
delle ignobili pubblicazioni del famigerato «Borghese». Pensi quale
situazione. Siamo tra due fuochi.
Ma ora io non mi permetto prospettare questioni di merito. Come vede, sarei
anch'io assai impacciato a farlo. Sottopongo soltanto il problema del
funzionamento di organi direttivi delle cose cattoliche in Italia.
Giovanni Battista Montini