Programma di ricerca dell'Università degli Studi di MILANO - Storia della Società e delle istituzioni
Responsabile dell'Unità di ricerca: Giacomo Carlo Lacaita
Obiettivo dell'unità di ricerca milanese, costituita da studiosi impegnati su diversi fronti dell'indagine storiografica, è di dare nuovi contributi critici in ordine a diverse rilevanti questioni in un'ottica tanto nazionale e generale quanto più specificamente milanese.
Milano ha svolto un ruolo di primo piano nell'assecondare quella svolta politica, che all'inizio degli anni Sessanta si tradusse nella costituzione dei governi di centro-sinistra. La formazione, nel gennaio 1961, della Giunta Cassinis (il primo esperimento di collaborazione a livello amministrativo tra democristiani e socialisti) fu anche il frutto di un lungo periodo di avvicinamento tra i due maggiori partiti del centro-sinistra sul piano della politica cittadina. La situazione politica ed amministrativa milanese presentava alcune particolarità e sarà indagata per comprendere il significato dell'originalità, anche programmatica, che il centro-sinistra ebbe a Milano, con il forte rilievo dato a tematiche, come la programmazione economica, poi riprese a livello nazionale. Anche la lunga vicenda del centrismo era stata sotto molti aspetti a Milano un prologo all'esperimento di centro-sinistra.
Le Giunte Greppi e Ferrari, presiedute da socialisti democratici e fondate sulla collaborazione tra una forte Democrazia Cristiana ed una socialdemocrazia che aveva nel tessuto sociale milanese radici assai tenaci, hanno rappresentato un'esperienza molto importante dal punto di vista della modernizzazione della città e della risposta ai grandi problemi posti dallo sviluppo economico e dall'immigrazione degli anni del boom economico. Sarà quindi da studiare questo periodo di lenta incubazione della svolta successiva, mettendo in luce i motivi che spinsero i socialisti del PSI ad appoggiare nel 1956 la seconda Giunta Ferrari e quelli per cui, successivamente, venuti meno i presupposti di quella fiducia, non solo il PSI passò all'opposizione, ma la sinistra socialdemocratica si staccò dal resto del partito per avvicinarsi al PSI fino a confluirvi. Studiando le ragioni che portarono i socialisti del PSI, che stavano abbandonando la posizione frontista per approdare all'autonomia politica e programmatica, non si potrà tralasciare il profondo travaglio vissuto da quel partito, dove esisteva una forte componente di sinistra critica nei confronti della nuova proposta politica, ma non pregiudizialmente contraria ad un dialogo politico e programmatico con la Democrazia Cristiana. Di tutti questi aspetti si occuperà in modo specifico un sottogruppo dell'unità milanese facente capo a M. Punzo.
Ugualmente oggetto di particolare attenzione sarà il mondo cattolico, rappresentato politicamente dalla DC. Le lotte interne tra le correnti democristiane, che si risolsero con il prevalere delle sinistre, non potranno andare disgiunte da un'analisi approfondita degli atteggiamenti della Chiesa ambrosiana, a partire da quello dell'arcivescovo Montini, e dell'associazionismo cattolico (CISL, ACLI, Circoli culturali). Questi anni sono infatti molto importanti per il mondo della Chiesa, dopo la svolta rappresentata da Giovanni XXIII che aveva suscitato aspettative e speranze tra molti credenti. In particolare a Milano la presenza dell'arcivescovo Montini stimolò la nascita di importanti esperienze di fede, tra cui quella del gruppo che diede vita alla rivista "Relazioni sociali", e che era composto da laureati e studenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (Valerio Onida, Emanuele Ranci Ortigosa, Franco Bassanini ecc.). A queste forze politiche e culturali dedicheranno la loro attenzione altri componenti dell'unità milanese guidati da G. Rumi.
In questa ricostruzione degli atteggiamenti tenuti dalle forze politiche cittadine nel passaggio dal centrismo al centro-sinistra non potranno naturalmente essere dimenticati i partiti minori che contribuirono a dar vita a quell'esperienza: gli stessi socialdemocratici, che dopo la scissione del 1959, pur tra grandi lacerazioni interne, favorirono il nuovo corso cui prestarono anche la figura prestigiosa del Sindaco Gino Cassinis, già direttore del Politecnico milanese; i repubblicani, partito piccolo ma dalle solide tradizioni di democrazia laica.
Accanto ai partiti saranno oggetto d'attenzione i sindacati, e, come si è già ricordato, le ACLI, particolarmente radicate nella realtà milanese, ed i fermenti presenti nel mondo della cultura e nella società civile, rappresentati dai Circoli culturali, sia quelli già esistenti sia quelli sorti in questo periodo o comunque nel corso degli anni Sessanta. Saranno quindi oggetto di studio La Casa della Cultura, il Circolo Turati, trasformatosi poi in Club Turati, il Puecher, il Perini, il De Amicis, La Corsia dei Servi.
L'analisi dei contenuti del dibattito programmatico che portò
alla nascita della prima Giunta di sinistra si concentrerà
ovviamente sui temi della programmazione economica e di tutte le
questioni ad essa connesse, sui problemi dello sviluppo
urbanistico, dei trasporti urbani ed extraurbani,
dell'istruzione e della formazione professionale, della sanità e
dell'assistenza, dell'edilizia.
Di tutti questi aspetti che saranno all'attenzione dell'intera
unità di ricerca, si occuperà un nutrito gruppo di ricercatori
dell'Unità milanese.
Oltre a ricostruire il dibattito interno alle forze politiche in
maggioranza favorevoli alla politica di centro-sinistra si dovrà
prestare grande attenzione all'atteggiamento tenuto da coloro
che contrastarono quel processo, a partire dal principale
partito d'opposizione, il PCI, per individuare le diverse
articolazioni interne. Bisognerà mettere in luce le ragioni
dell'opposizione comunista, ma anche i motivi di convergenza che
vi furono sulle tematiche proprie di quegli anni, ricostruendo
le linee generali di un dibattito che coinvolse oltre ai
partiti, le organizzazioni economiche e sindacali, le categorie,
i giornali, i circoli culturali sui temi della programmazione
economica e dell'intervento pubblico nell'economia, soprattutto
nei settori dell'urbanistica, dei trasporti, della casa, della
sanità. Il PCI si trovò a condividere con il PSI e la Base
milanese la campagna antimonopolista. Con PSI e DC, il Partito
Comunista a Milano condivise anche l'opzione politico-economica
delle municipalizzazioni (gas e Centrale del Latte).
Adeguato impegno ricostruttivo sarà ancora dedicato alle forze
conservatrici e di destra, dai liberali al Movimento sociale,
anche tenendo presenti i legami di questi partiti con importanti
settori dell'industria, della finanza e del commercio.
Le posizioni dei gruppi economici e delle loro rappresentanze sindacali, a partire dall'Assolombarda e dalla Federcommercio, saranno messe a fuoco, sia per comprendere i condizionamenti politici che vennero esercitati dal mondo industriale e finanziario su quello politico, sia per ricostruire come settori importanti della società civile intendevano comunque affrontare i problemi di una grande città in espansione economica.
A tutti questi importanti argomenti si applicherà un altro gruppo di studiosi che fanno parte dell'Unità di ricerca milanese. La stessa attenzione sarà dedicata anche alla stampa quotidiana e a quella periodica, non dimenticando che alcuni giornali milanesi, "Corriere della Sera", "Il Giorno", "Il Sole 24 Ore", erano di importanza nazionale, che a Milano le principali testate politiche mantenevano non solo una redazione ma anche un'edizione locale dei loro organi di stampa, che infine avevano una larga diffusione altri quotidiani, che riflettevano le opinioni di settori molto diversi dell'opinione pubblica milanese, come l'organo della Curia, "L'Italia", e i quotidiani popolari del pomeriggio, come "Il Corriere d'Informazione", "La Notte" e "Il Corriere Lombardo". (Di questa parte del programma si occuperà in modo specifico C.G. Lacaita.)
A questa prima importante parte del lavoro ricostruttivo, riguardante essenzialmente la nascita del centro-sinistra e del suo programma, ne seguirà una seconda, volta ad esaminare la concreta realizzazione di quel programma, le difficoltà che essa incontrò, le trasformazioni complessive della città nel periodo del centro-sinistra, fino alla fine degli anni Sessanta e oltre.
Si tratterà quindi da un lato di studiare la politica
amministrativa delle Giunte Cassinis, Bucalossi ed Aniasi, non
tralasciando l'evolversi degli equilibri politici cittadini ed
il legame tra questi e le vicende politiche nazionali,
dall'altro di seguire l'evoluzione delle stesse forze politiche
economiche e sociali già esaminate di fronte alle nuove
tematiche poste dalla crisi economica della metà degli anni
Sessanta e più in generale dall'evoluzione della società
italiana in quegli anni, senza trascurare l'emergere di fenomeni
nuovi, come sarà alla fine degli anni Sessanta, l'affermarsi dei
movimenti giovanili che dettero vita alla contestazione
studentesca del 1967-1968 e poi dei fermenti sindacali che si
affermarono nell'autunno caldo del 1969.
La tragedia di Piazza Fontana ed il modo in cui la città nel suo
insieme e le sue componenti affrontarono l'emergenza di quei
giorni sarà naturalmente al centro dell'attenzione di questa
parte della ricerca.
Come già detto, l'unità di ricerca milanese si propone di
affrontare anche alcune questioni generali riguardanti le
culture politiche e le scelte di fondo sia delle forze di
governo che delle opposizioni che nella realtà milanese ebbero
modo di esprimersi ampiamente.
In merito alla cultura delle riforme propria della maggioranza saranno messi a fuoco tre temi affidati a specifiche competenze presenti nell'unità di ricerca milanese. Il primo tema concerne il dibattito che si svolse all'interno del PSI (ora ricostruibile anche sulle carte della direzione di quel partito conservate presso la Fondazione Turati di Firenze, nonché di vari altri fondi resisi disponibili), e che portò in particolare alla nazionalizzazione dell'industria elettrica. Un altro tema riguarda l'attività di Pasquale Saraceno, che fu figura centrale della cultura cattolica impegnata nella politica economica di quegli anni sul versante della programmazione e nell'industrializzazione del Mezzogiorno. Il terzo è quello della politica del lavoro nel quadro della cittadinanza sociale e della programmazione economica, che fu a lungo presente nel dibattito preparatorio del centro-sinistra e coinvolse una molteplicità di istituzioni e di organismi politici, sindacali e culturali (la scuola CISL di Firenze, il centro studio della Camera del lavoro di Milano diretto da Silvio Leopardi, i centri studi dell'IRI e dell'ENI, e varie riviste fra cui "Il Mulino". Una posizione di primo piano fu assunta in quest'ambito di problemi sia da intellettuali come Gino Giugni e Federico Mancini in campo socialista, sia dai rappresentanti della scuola formatasi alla Cattolica attorno alla figura di Mario Romani. E se il dibattito sulla programmazione andò perdendo non poco slancio per i contrasti interni ai governi di centro sinistra, quello di una maggiore democrazia nei posti di lavoro conservò vigore per il consenso che ottenne in numerosi settori della società. Donde il felice esito conclusivo del progetto di uno Statuto dei lavoratori, che, come è noto, fu tradotto in legge nel 1970, grazie agli sforzi congiunti dei ministri Brodolini (socialista) e Donat Cattin (democristiano) e alla spinta delle organizzazioni sindacali. Al pari degli altri temi già menzionati, anche questo può ormai essere indagato in rigorosa prospettiva storica, al di là di ogni approccio settoriale finora decisamente prevalente. Partendo dai maggiori studi sull'argomento, anche questa ricerca affidata ad A. Riosa si svolgerà utilizzando la stampa quotidiana, periodica e di categoria, e gli archivi delle organizzazioni sindacali, del Ministero del Lavoro, della Fondazione Brodolini (che conserva tra l'altro il carteggio dell'ex segretario generale della CGIL Piero Boni), della Fondazione Pastore, dell'Archivio Centrale dello Stato, dell'Archivio della Fondazione Gramsci, dell'Archivio della Cisl milanese nonché le carte (messe a disposizione) di singoli protagonisti, come Gino Giugni e Federico Mancini.
Per quanto riguarda la destra, si tratta di rispondere ad alcuni quesiti di fondo e in particolare alla questione circa gli effetti prodotti nella destra dall'apertura ai socialisti e dal conseguente spostamento a sinistra dell'equilibrio politico. La segreteria Michelini dell'Msi, infatti, aveva perseguito l'inserimento del partito neofascista nell'area governativa e la conseguente legittimazione della destra. La formula politica del centro-sinistra azzerava invece ogni possibilità di collaborazione e dialogo (aperto e coperto) tra centro e destra. Il gruppo che fa capo a R. Chiarini ha il compito di esaminare l'implosione del cosmo neofascista, verificando se e come, accanto alla destra di matrice neofascista andò profilandosi una "destra" di nuovo conio, formata da tutte quelle forze - economiche, culturali, degli apparati, ecc. - che prima avevano trovato nella contrapposizione Dc/sinistre lo spazio e le opportunità per sviluppare una politica di scontro aperto con il comunismo e che nel clima di disgelo anche internazionale (la "coesistenza pacifica") si sentivano fuori giuoco; e se e come, a fronte di una destra "aperta" si costituì una destra "coperta", a fronte di un "governo visibile" si affermò un "governo invisibile" che poi si troverà legato a progetti antidemocratici sul finire degli anni sessanta.
Sul versante opposto, un altro gruppo dell'unità di ricerca milanese seguirà la linea del PCI dall'ultimo Togliatti a Enrico Berlinguer, che, succeduto nel 1972 a Luigi Longo, elaborava infine la proposta del "compromesso storico". Dell'ideologia e dei movimenti eversivi e terroristici di estrema sinistra, che in opposizione alla svolta riformista del centro-sinistra e in di fronte alle difficoltà della situazione economica e sociale, progettarono il passaggio alla "propaganda armata", si occuperà in particolare A. Ventura dell'Università di Padova.
Anche per questi, come per gli altri filoni d'indagine già
indicati si procederà a un'estesa utilizzazione delle fonti
archivistiche ormai sempre più aperte alla comunità degli
studiosi, dall'Archivio Civico di via Grazia Deledda, ai fondi
Tortoreto, Cavalli, Caleffi e altri (conservati presso
l'Istituto per lo storia dell'Età Contemporanea - ISEC di Sesto
S. Giovanni), all'Archivio della Federazione Milanese del PCI
curato da Primo Ferrari, in deposito presso l'ISEC di Sesto S.
Giovanni e al materiale documentario relativo alla Federazione
Milanese, all'Archivio di storia del PCI, presso l'Istituto
"Antonio Gramsci" di Roma.
Per quanto riguarda le fasi del lavoro dell'Unità milanese, va
detto che in un primo tempo, dopo aver messo a fuoco i criteri
comuni di analisi attraverso un diretto confronto fra tutti i
componenti dell'unità di ricerca sui problemi storiografici e
metodologici, si procederà all'acquisizione dei materiali
documentali archivistici e bibliografici, già in buona parte
individuati, sulla cui base si dovrà procedere
all'approfondimento delle questioni più sopra indicate.
Successivamente (sempre attraverso il confronto periodico dei risultati raggiunti dai singoli ricercatori e dai gruppi), si passerà alla discussione degli esiti interpretativi (utilizzando i seminari e il convegno preventivati), si passerà alla stesura dei diversi saggi conclusivi che l'Unità si propone di realizzare in volumi monografici o in miscellanee.