NUOVE ESIGENZE

Da alcuni mesi «La Base» ha sospeso le sue pubblicazioni.

Alle richieste ed alle sollecitazioni degli amici abbiamo risposto precisando che il maturarsi e l’evolversi della situazione politica dopo il Congresso di Napoli della D. C., ci aveva convinti della necessita di revisionare e di mutare, almeno ora, gli strumenti della nostra azione.

Nel momento in cui ci accingiamo a dare vita agli, strumenti nuovi ci sembra doveroso per gli amici, i quali ci hanno con tanto calore sin qui seguiti e confortati, dare a quella decisione un contenuto ed una motivazione più ampia. Il quindicinale «La Base», nato or è un anno, ha suscitato fin dall'inizio un notevole movimento nell'ambito del mondo cattolico. Era logico che ciò avvenisse, perché «La Base», si inseriva in un vuoto lasciato in larghi strati giovanili dal dossettismo prima e da «Iniziativa Democratica» poi.

Il dossettismo che è stato certamente sul piano là più valida testimonianza dei cattolici italiani in questo dopoguerra, aveva tentato la soluzione ideologica nuova di ammodernamento e di superamento della dottrina sociale cristiana. I suoi limiti furono chiaramente quelli di aver ridotto tutti i problemi alla politica. L'illusione del dossettismo fu quella di poter rinnovare le strutture della società unicamente attraverso l'azione politica nel partito. E quando il dossettismo - per una revisione critica delle proprie posizioni - che il rinnovamento delle strutture sociali implicava la soluzione di problemi culturali - e per i cattolici anche teologici - più ampi di quelli politici, comprese che l'insistere su istanze di rinnovamento integrale, rimanendo su esclusivamente politico non avrebbe potuto avere che effetti negativi, e, alla fine,soluzioni eversive.

L’eredità del dossettismo sul terreno politico l’assunse da principio «Iniziativa democratica». Abbandonati gli obbiettivi ideologici propri del dossettismo e l'illusione di poter rinnovare con l’azione politica le strutture sociali, «Iniziativa Democratica» abbracciò obbiettivi più modesti, esprimendo sul piano delle forze politiche esistenti, un esigenza non di superamento, ma di « conservazione» del regime democratico contro le minacce di corruzione e di eversione della democrazia, della Repubblica e di tutte le altre conquiste politiche operate nello spirito della Resistenza. Su questo terreno «Iniziativa democratica» doveva incontrarsi con il centrismo degasperiano e dare il suffragio, ma anche il condizionamento, di una forza di base. Se non che «Iniziativa democratica» fallì a questo scopo perché il suo apporto al centrismo degasperiano non riuscì ad esprimere la dimensione di base, non costituì il fatto nuovo democratico dell’inserimento cosciente e responsabile della base del mondo cattolico sulla linea di conservazione del regime democratico, ma si risolse in un’operazione di vertice, come fu dimostrato dal Congresso nazionale di Roma dell’autunno 1952 la cui linea politica portò logicamente al risultato del 7 giugno.

«La Base» interveniva, quindi, dopo che, alla fine dell’esperienza dossettiana, si era manifestata l’insufficienza di «Iniziativa Democratica» (alla quale mancò poi la capacità o la volontà di procedere, come aveva fatto il dossettismo, a una rigorosa revisione critica delle proprie posizioni). «La Base» nasceva con la piena consapevolezza dei limiti ulteriormente ristretti dell’azione politica.

Il suo obiettivo proprio era quello di suscitare, su temi specifici un movimento d’opinione alla base del mondo cattolico in modo da compiere, attraverso di esso, un inserimento di istanze popolari nella politica condotta al vertice, rafforzandola di un genuino e costruttivo contributo di periferia. Si aggiungeva la convinzione che, indipendentemente dai risultati politici l’azione avesse in se stessa la sua volontà, anche fuori dai limiti della politica contingente, come tentativo – di un profondo significato culturale di creare alla base una unità di opinioni su determinati problemi di sviluppo della nostra società.

Naturalmente, nonostante questo tentativo – più che altro embrionale – di incominciare a ricercare una soluzione oltre i limiti dell’azione politica, fu soprattutto il vuoto lasciato dal dossettismo e da «Iniziativa Democratica» a costringere «La Base» sulla linea dei movimenti che l’avevano preceduta.

Fu così che la Base, non potè sottrarsi alle proprie responsabilità politiche nella preparazione e nell’orientamento del quarto Congresso Nazionale della D.C. a Napoli.

Tuttavia, anche se si guardasse solo a questo, crediamo che in nessun caso si potrebbe negare l’utilità di aver dato - attraverso «La Base» - un’unica e consapevole voce alle molteplici esigenze di mondo cattolico, che per la loro carica rivendicazionistica, avrebbero potuto divenire anarchiche ed eversive, e di averle incanalate in una valida opera di difesa democratica contro ogni avventura di destra, collocandole allo stesso tempo nel quadro dei problemi di fondo della società italiana e richiamando l’urgenza di una politica di sviluppo, quale superamento del puro riformismo di vertici che aveva dimostrato la sua insufficienza. Pur nella attuale franca revisione critica della nostre posizioni, non avremmo dubbi sulla validità della linea politica seguita allora da «La Base».

Sul piano politico esterno, la fedeltà alla Resistenza e all’antifascismo nel suo significato d’inserimento dei cattolici italiani a sostegno dello Stato storico ed: alla adesione agli interessi popolari; il no deciso a tutte le soluzioni di destra; il distacco dalle superate e insufficienti strutture borghesi del vecchio Stato liberale; l'oggettiva e realistica valutazione del fenomeno comunista e delle ragioni dì fondo che lo determinano; l'autonomia del partito rispetto al mondo cattolico come difesa dalle mire “integralistiche” e dalle anti-storiche tentazioni del cattolicesimo politico; la lotta contro le clientele e la polemica con l'immobilità e il parassitismo del blocco proprietario; la necessita di una concreta apertura verso le classi lavoratrici operaie e contadine; la denuncia dei limiti del riformismo governativo; la dichiarata esigenza di uno sviluppo politico delle nostre istituzioni democratiche come premessa di un organico e possibile riassetto economico e sociale; l’importanza consapevole attribuita ai problemi della distensione internazionale e della unificazione europea, sono tutte testimonianze che confermano la validità di scelte politiche che, rimanendo nello sviluppo logico dell'ordine; storico italiano, consentono da una parte un reale superamento della crisi politica del paese e dall’altra il permanere dei cattolici in posizione di guida in questo moto di sviluppo.

Sul piano interno non può essere certamente dimenticato il discorso fatto da «La Base» sul partito.

L’esigenza di una effettiva politicizzazione, di una dinamica democrazia interna per una libera circolazione di idee e per un costante rinnovamento della base dirigente non ridotto a un meccanico cambio della guardia che sostituisca l’egemonia di un gruppo con quello di un altro gruppo; il superamento dell’attivismo e del propagandismo attraverso l’istanza di una comprensione dei problemi reali e di una ripresa di colloquio con le classi popolari; la distinzione tra partito e Governo; la funzione rinnovatrice sul terreno amministrativo; il discorso meridionalistico, la presenza politica nel mondo del lavoro, rimangono tutt’ora gli aspetti essenziali di quella vasta azione rinnovatrice necessaria, per fare della D.c. un partito politico capace di agire con sicurezza nel Paese e nel parlamento.

La posizione de «La Base» in sede di congresso ci appare ancora oggi rigidamente conseguente. Ci sembra chiaro che una posizione giovanilistica di intransigenza a nulla avrebbe giovato, e quel che più conta, non avrebbe avuto un concreto significato politico. Un profondo significato politico lo ebbe invece il fatto che il movimento di opinione sollevato da «La Base» costringesse «Iniziativa Democratica» ad accogliere e far proprie la maggior parte delle istanze periferiche.

Ci appare chiaro altresì che non esisteva, su una linea di « conservazione del regime democratico» alcuna alternativa valida a «Iniziativa Democratica». «Forze sociali» (la corrente sindacalista) si sono infatti rivelate incapaci di esprimere una vera linea politica di opposizione. D’altra parte il gronchismo, nel momento in cui esprime la sua alternativa (apertura a sinistra) pur palesando nella sua esigenza qualcosa di profondamente esatto, cade su posizioni eversive dell’ordinamento democratico; perché il gronchismo è legato da limiti più che politicistici (come lo era il dossettismo) addirittura parlamentaristici, e non ha ancora compreso che non si possono fare positivamente i conti con le masse socialcomuniste sul terreno politico, o peggio, parlamentare, se prima non si sia impostato un discorso più ampio di superamento culturale delle ideologie marxiste, o se questo superamento non si sia di fatto realizzato alla base del Paese.

La mancanza di reali alternative alla linea politica in atto - resa ancor più evidente dopo il congresso di Napoli - imponeva una revisione critica delle posizioni de «La Base», per sottrarsi alle suggestioni - o comunque al pericolo - di diventare, e di essere interpretata come una tendenza o una corrente della D.C. Ciò avrebbe comportato l’equivoco di un’azione rivendicazionistica, priva di concrete linee solutive. Già negli ultimi numeri, «La Base» aveva iniziato uno spontaneo processo di revisione. Per cui dobbiamo riconoscere che certe pressioni esercitate dal vertice perché «La Base» cessasse le sue pubblicazioni, anche se in assoluto dovevano essere considerate indebite, in concreto rispondevano ad una logica necessaria della nostra situazione politica caratterizzata sempre maggiormente da scelte politiche obbligate.

Tutti gli atteggiamenti. politici sembrano oggi irrigidirsi su posizioni limite incalcolabili. Ciò è stato negli ultimi tempi ancora più aggravato dalla polverizzazione della destra per la conseguente fatale tendenza della D. C. ad occuparne il posto o rappresentarne le forze, come al 18 aprile (il caso Togni insegni). D'altra parte è evidente che quando i termini della lotta politica si irrigidiscono (sia per il Governo come per l'opposizione) su scelte obbligate, allora vuoi dire che si sono esaurite tutte le alternative nell'ambito dell’azione politica e che c'è qualcosa di nuovo che sta maturando fuori dai vecchi schemi politici. Noi riteniamo che i cattolici non debbano essere esclusi dal processo di rinnovamento; anzi siamo convinti che essi abbiano una parola decisiva da dire nella ricerca delle soluzioni nuove, soprattutto perché in essi, più che nei “laici” o nei marrxisti, vi è chiaro il senso che la crisi che angustia ;oggi il Paese ha radici molto più ampie e più profonde di quello che potrebbe apparire su un piano puramente politico.

Noi non crediamo che il superamento dei limiti denunciati della politica debba avvenire fuori dalle parti politiche; crediamo invece che il superamento dei limiti denunciati della politica si operi sì sviluppi dentro le parti politiche perché il processo di evoluzione storica non può presentare 'delle soluzioni di continuità. Ciò significa che la denuncia e la consapevolezza dei limiti dell’azione politica non autorizza e non giustifica l’abbandono delle posizioni politiche; giacché fino a quando un adeguato sviluppo di formule culturali e ideologiche nuove non abbia offerto nuovi strumenti di azione, non può sussistere alcuna operazione fuori dalle parti politiche che non influisca a favore o contro le parti esistenti e non si riconduca perciò sostanzialmente ad esse. Quindi l’azione nelle parti, è al presente non solo necessaria, ma doverosa; perché il nuovo non nasce con un salto storico, ma nasce dalle strutture vecchie mediante un superamento di esse. Ed il superamento se può trarre dall'esterno alcuni germi culturali e ideologici si deve però maturare all'interno delle strutture e delle parti esistenti.

Un orientamento valido di questa maturazione a noi sembra sia stato indicato in quell'ultima lettera di De Gasperi che rappresenta certamente dei punti massimi di comprensione della realtà storica presente. In essa è segnata la strada per ritrovare quelle formule, quegli ideali, quello spirito di solidarietà nazionale attraverso il quale essere superato l'irrigidimento crescente e deve essere ripreso il moto di sviluppo e di espansione della società italiana.

L'ammonimento di De Gasperi di “non lasciarsi avvinghiare dalle spire dell'alternativa tradizionale” guelfo-ghibellina e di uscire “dallo storico steccato politico” assume, quindi, un valore assai più ampio di quello che non gli sia comunemente attribuito.

Il superamento della alternativa guelfo-ghibellina non si limita - come risulta dal discorso di De Gasperi al Congresso di Napoli - alla maggioranza parlamentare - e alla; formula di governo: esso opera in un ambito più vasto per cementare l'unità della «coscienza nazionale». Qui sta certamente la parte più originale e più nuova della visione politica di De Gasperi, quella maggiormente proiettata ed aperta verso la realtà storica e gli sviluppi futuri della situazione:

Il centrismo esaurisce nella presente situazione politica il .problema della maggioranza parlamentare e della formula di Governo, ma non esaurisce il problema dello Stato e del suo rinnovamento. Al d là del problema della unità operativa del Governo vi è il problema della unità della cosciènza nazionale che “fluisce al di sopra delle singole fasi storiche né si arresta di fronte alle forme di regime”. Questa coscienza nazionale, De Gasperi la vide espressa nella Costituzione, che rappresenta certamente il livello più alto di coscienza unitaria raggiunto 'dal nostro paese durante la Resistenza e che, sostituitasi alla funzione unitaria già esercitata della monarchia, rappresenta « la legittimità, l'autorità, l'unità, il diritto storico e quello formale. È' questo, quello della solidarietà nazionale - aggiunse a Napoli De Gasperi - un più ampio cerchio di vita che supera le discriminazioni create dall'organizzazione, dalla topografia parlamentare e dalla contingenza politica, perché rappresenta una virtù necessaria per quanti hanno a cuore il destino del Paese e devono presidiarlo con l’adesione più ampia possibile al sentimento della Nazione>> Su questo banco di prova della solidarietà e della coscienza nazionale nell’ambito della costituzione De Gasperi vide, negli ultimi mesi della sua vita, la possibilità e la necessità di ricostruire quello spirito unitario perduto dopo la fine della Resistenza, ma necessario per lo sviluppo, della società italiana.

Ed è appunto partendo da queste premesse che lo sforzo di superamento va iniziato.

Ma, di fronte a queste nuove esigenze non è chi non veda la insufficienza quale a noi è apparsa - dei vecchi strumenti offerti da «La base», i quali se avevano una loro validità prima del congresso di Napoli, oggi hanno esaurito la loro funzione e creerebbero l'equivoco di una corrente interna di opposizione, prima della possibilità di potersi qualificare efficacemente su una concreta linea politica.

Ciò non esclude che nel partito si debba continuare una tenace azione di difesa di quelle posizioni politiche che risalgono alla esperienza del quindicinale « La base » e la cui validità viene rafforzata dalle incognite che rimangono e che impongono a ciascun militante di perseverare all'interno delle strutture politiche esistenti con generoso impegno, nella convinzione che, fuori da quelle strutture ogni altra azione risulterebbe sterile. Ma l'azione sul piano politico dovrà essere permeata da un senso di ricerca e di superamento, di coscienza che si costruisce qualcosa di nuovo ogni volta che si riescono a toccare, con l’animo liberato dai preconcetti di parte, i problemi veri e concreti della struttura nazionale e a scoprire le relative linee di sviluppo.

Tutto ciò non è assimilabile nello schema di una corrente o di una tendenza, ma è esperienza completamente nuova, di formazione di una coscienza civile e politica a livello dei compiti nuovi e delle soluzioni nuove che dai cattolici dovranno maturare.

Ci accingiamo all’opera con la speranza di corrispondere a una profonda esigenza ormai maturatasi nel mondo cattolico.

Prospettive - supplemento de "La Base", 10 novembre 1954