Luigi Granelli: RIFLESSIONI SULLE NOSTRE RADICI NELLA CONTINUITA' DELLE IDEE

Inaugurazione del Circolo La Margherita "Luigi Granelli", Montefalcione, 12 Aprile 2003

COERENZA TRA PENSIERO E AZIONE

Pensare a ciò che si dice, dire quello che si pensa, fare ciò che si dice, essere pronti a pagare per quello che si fa.

Quante volte lo avrà ripetuto. Luigi Granelli era fatto così. Un democratico cristiano formatosi alla scuola del lavoro in fabbrica, studiando ed approfondendo la cultura e la scienza politica che esercitò per l'intera vita. Il politico Luigi Granelli matura le proprie convinzioni ed opera le prime scelte in campo ideologico nel mondo del lavoro e nell'Azione Cattolica. L'esperienza in fabbrica lo accosta ai gruppi sindacali e politici che considerano essenziale, tra i valori della D.C., quello della giustizia sociale e perseguono, quindi, obiettivi politici di promozione del mondo del lavoro e d’affermazione dei suoi diritti. Nelle fasi alterne del tessuto politico, nel lungo arco di anni in cui si è snodato il suo impegno politico, Granelli ha sempre perseguito obiettivi politici ed elaborato analisi culturali fondamentalmente coerenti con l'originaria vocazione e con il processo di formazione che ha caratterizzato i primi anni della sua esperienza di lavoro e di militanza politica. La sua collocazione è stata costantemente nel campo della sinistra, per quanto riguarda sia i rapporti con il partito sia le relazioni tra le forze politiche di diversa ispirazione.

Granelli uomo di volontà, capace di esprimersi con grande efficacia sia come oratore sia come scrittore; espressioni queste di un’innata passione per lo studio della politica. Fin da giovanissimo, infatti, svolge un’intensa attività pubblicistica dove si concreta buona parte della sua partecipazione alla lotta politica. La partecipazione all'Azione Cattolica consente a Granelli di conoscere i principi cui si ispirava il cattolicesimo europeo che, dagli anni '20 agli anni '40, aveva elaborato, fuori da ogni influenza fascista prima e nazista dopo, le teorie sullo sviluppo della società e i rapporti tra Fede e Politica. La chiave di volta per comprendere il pensiero, prima, e l'azione, poi, di Luigi Granelli si rinviene nella ispirazione cattolica dell'uomo Granelli, animato da una fede che sin da giovane e, ben prima di quella politica, Granelli abbracciò con profonda convinzione, con slancio e con consapevolezza del sacrificio e dell'impegno che gli avrebbe richiesto.

Solo comprendendo la linfa che sin dagli inizi nutrì il futuro Senatore della Repubblica può cogliersi appieno la ragione dell'im­pegno politico sempre onorato, della febbrile attività di pubblicista, dell'acume e della lungimiranza con cui analizzò gli sviluppi della società civile italiana, ed, infine, della levatura morale, oltre che politica, del suo pensiero.

Fu per questo che l'uomo Granelli nella Milano del secondo dopoguerra, ricca di fermenti, approfondì, elaborò e riprese nei circoli della Università Cattolica la tesi di Padre Dossetti, di Maritain e di Mounier che volevano i cattolici impegnati in prima linea per la costruzione di una società giusta, solidale e libera. Granelli si dedica alle letture di Jacques Maritain "L'Umanesimo Integrale"' e di Emmanuel Mounier "Il Personalismo", che avrebbero informato i suoi scritti e il suo pensiero durante tutto il suo cammino politico.

In un convegno di studio dell'Università Cattolica tenutosi nell'80 parlando di Mounier dice "La mia vuol essere solo una testimonianza, la reazione di un uomo politico alle suggestioni di Mounier". Ed è così. Granelli ricorda le condizioni storiche in cui i giovani impegnati in politica si muovevano dopo la resistenza. Si usciva dalla lunga notte del fascismo ed il paese si presentava politicamente polverizzato, Granelli proveniva dall'esperienza dell'Azione Cattolica e attraverso le letture di Mounier e Maritain riscoprì tutto un patrimonio culturale politico e filosofico del cattolicesimo italiano. Abbracciando tali convinzioni Granelli giunse, così, ad affermare che" Ciascun cristiano deve compiere una propria autonoma assunzione di responsabilità al servizio di una vigilante difesa della democrazia e del suo sviluppo". La concezione personalistica e comunitaria dei cattolici francesi fu una componente non trascurata dai Costituenti, in fase di elaborazione della Carta Costituzionale, ossia di quei cattolici che contribuirono, con altre forze, a dare vita all'insieme delle nostre istituzioni.

Dalla sua produzione quale pubblicista emerge incontrovertibile la testimonianza del cattolico impegnato che, pur nell'estrema varietà dei temi non ha mai, fino alla fine, appeso la sciabola al chiodo ma ha sempre operato affinché quella assunzione di responsabilità (nella consapevolezza che tanto più in alto si arriva tanto maggiore diventa) fosse piena e proficua. La mole di articoli dimostra come il Sen. Granelli abbia cercato di orientare in senso cristiano le scelte politiche e gli indirizzi di governo del partito in cui ha militato, senso che era, innanzi tutto, una necessità per l'uomo e, quindi, un dovere per il politico.

La formazione popolare e progressista di Granelli risente dell'influenza di Sturzo, segno questo di una consapevole assunzione della memoria storica della D.C. presente nel Sen. Granelli e mai abbandonata.

In uno scritto del '69, Granelli, nell'elaborare il pensiero e l'azione di Luigi Sturzo e la concezione che ebbe del partito, propone una nuova lettura della lezione sturziana. Sviluppa alcuni punti fondamentali che sono la forza politica popolare e democratica di un partito di ispirazione cattolica; "La politica come espressione viva delle tendenze di sviluppo della società, ossia la politica intesa non come astrazione che discende da una tavola dei principi … ma come la capacità di mobilizzare ed organizzare le forze sociali per l'affermazione della propria autonomia".

Infatti, rappresentava un imperativo per il Granelli cattolico assumere e far assumere centralità nello sviluppo della società civile la testimonianza dei cristiani, poiché i cattolici, pur nella libertà di scelta autorevolmente confermata dal Concilio Vaticano II, non possono estraniarsi dai loro doveri democratici, dall'obbligo di concorrere alla difesa dei valori costituzionali e di convivenza civile, da una presenza vigile sui conflitti in atto e sul futuro dell'Italia.

Solo così, infatti, si rende tangibile il segno della presenza dei cristiani, lo stile dei loro comportamenti, il punto di riferimento della rispettosa comprensione anche del dissenso.

Il complesso di queste esperienze politiche e culturali confluirà nella partecipazione di Granelli al movimento della Base, che ha avuto una importanza decisiva nel portare la D.C. all'apertura a sinistra. La nascita di questo movimento culturale e politico ha luogo non a caso a Belgirate (NO) nel settembre del '53 in un convegno organizzato da partigiani cattolici, per mobilitare la periferia della D.C. sui valori della resistenza e del popolarismo cattolico. Il movimento raccoglie largo interesse nell'ambiente dell'Università Cattolica di Milano e raccoglie il consenso attivo di molti giovani tra cui: Ciriaco De Mita, Riccardo Misasi, Gerardo Bianco, e per influenza di De Mita Fiorentino Sullo.

La Base sviluppò una coraggiosa battaglia d'idee, si oppose ad ogni apertura a destra e sollecitò un decisivo rinnovamento della D.C. Tuttavia l'istanza principale rimaneva l'apertura verso i partiti della sinistra e di tale apertura Granelli si fece in prima persona portatore, allorquando decise di confrontarsi con l'elettorato can­didandosi nel '58 alle elezioni politiche. La sua linea non trovò appoggio, anzi suscitò accesi contrasti nella gerarchia ecclesia­stica milanese ed il Cardinale Montini, ammonendo sulla relatività in cui andava intesa l'autonomia dei cattolici in politica rispetto all'autorità ecclesiastica, contribuì alla sua mancata ele­zione in Parlamento. La riconciliazione avvenne soltanto dieci anni dopo e Granelli divenne parlamentare nel '68.

Già negli anni precedenti aveva legato fortemente con Aldo Moro, legame che era diventato più forte con l'impegno comune in Parlamento. Condivisero insieme l'opportunità di un serio tentativo d'apertura della D.C. a sinistra. Apertura fallita con il rapimento d'Aldo Moro e con la sua successiva morte.

Il cammino politico di Luigi Granelli si è snodato sui binari degli scanni istituzionali ma, anche, su incarichi d'ampio respiro politico e sociale. La sua limpida coerenza, la sua dirittura morale, la sua passione civile e democratica, che lo portava a combattere ogni esclusione e discriminazione esplode al congresso del Partito di Rimini, in quell'intervento sofferto e a lungo meditato.

Luigi Granelli, in quell'occasione, sottolineò con gran forza l'esigenza di alzare il tono, la qualità del dibattito politico impoverito per il prevalere di spinte opportunistiche e localiste, sottolineò l'esigenza di tornare a pensare a progettare in grande, guardando agli interessi della società italiana.

Il suo non fu l'invito alla disperazione ma all'azione, un invito diretto a chi ricopre incarichi, ad ogni livello, a lavorare tenace­mente per non disperdere o fraintendere il" preciso valore cultura­le e storico". "Un partito si qualifica per le proposte che fa sulla base dei propri valori".

Luigi Granelli ha lasciato, sicuramente, un segno forte e inconfondibile nella storia della Democrazia Cristiana. Se si vuole capire perché, nonostante tutto, la D.C. italiana non si è mai ridotta ad essere un partito conservatore, come altri partiti d'eguale nome in molti paesi europei, occorre pensare a che cosa ha rappresentato negli ultimi cinquanta anni, sul piano civile e politico, la tradizione dei cattolici democratici: a cominciare da Giuseppe Dossetti, proseguendo attraverso cattolici che accettano la democrazia, la collaborazione con le altre forze ideali e politiche, lo stato costituzionale, che sono a favore della giustizia, dei diritti degli ultimi, della pace oltre che della libertà e rifuggono da ogni deriva conservatrice.

Luigi Granelli è stata una delle voci più coerenti e non conservatrici della storia del movimento cattolico democratico. Nonostante sembrò ai più un conservatore, quando si dichiarò ostinatamente contrario al cambio del nome della Democrazia Cristiana, la verità è che la sua testardaggine non fu ottusa conservazione, bensì lucida coscienza delle difficoltà celate tra le pieghe di un passaggio estremamente complesso.

Egli avrebbe voluto che il cambio del nome del partito fosse preceduto da una coerente presa di coscienza delle diverse circostanze storiche e dei conseguenti obiettivi politici cui i democratici cristiani dovevano orientarsi. Anima inquieta di quel partito del cattolicesimo democratico, lo scomodo Granelli è onorato sia dai suoi sia dalla sinistra, di cui è stato da sempre interlocutore attento e intelligente.

A chi si chiede che senso ha per la coscienza dei cristiani impegnati in politica, oggi, riflettere sul pensiero e l'azione di un uomo politico di gran levatura morale come era il Senatore Granelli, che ha sempre oltre che difeso vissuto fino in fondo i valori in cui credeva, ricordiamo una frase di Aldo Moro, tanto stimato dal compianto Senatore: "Se noi abbandoniamo l'idea … rispetto alla società che cresce o rispetto alla società che muore, noi non lasciamo nessuna traccia nella vita contemporanea".

L’INTRANSIGENZA DI LUIGI GRANELLI

Ritorno al passato come base per il futuro

Nel settembre del 1994 prende corpo quello ideale politico, quella filosofia sempre abbracciata e sempre voluta dal Sen. Luigi Granelli.

Nasce così l'Associazione Popolari Intransigenti in netta contrapposizione con la sua libera scelta di escludersi dalla vita parlamentare, mettendo in risalto da un lato la delusione del ruolo "che i notabili del partito vogliono ancora avere" e dall'altro l'esigenza di costituire una guida per la nuova classe politica come risposta all'indifferenza che accompagnava un'inquietante crisi della democrazia. Questa nuova era della vita politica granelliana promuove un ritorno alle origini della Repubblica, un riemergere di valori ormai assopiti, ricordando che la libertà del popolo è nella costituzione ed è parte integrante di essa. Da dove nasce l'esigenza di un'associazione?

Granelli, preoccupato “dei tentativi di controllare dall'alto il formarsi delle opinioni e delle classi dirigenti con una crescente coaptazione oltre che con l'uso spregiudicato dei mass media” è fermamente convinto che l'associazionismo, attraverso il diffondersi dello spirito critico e del dialogo, possa rappresentare quel "antidoto positivo all'involuzione autoritaria insita nella tendenza a trasformare gli elettori in soggetti passivi, manipolabili di una democrazia plebiscitaria", sostenendo che: "la partecipazione popolare alla vita pubblica è una conquista irrinunciabile contro la dittatura fascista, sancita costituzionalmente e va difesa con ogni mezzo dalle velleità di restaurazione nella cosiddetta seconda Repubblica".

Da questa convinzione nasce anche il concetto di "Popolarismo" che non è il frutto di una "perdita di idealità e condotta mora le nella gestione del potere" né di un tentativo maldestro "di restare sulla scena con la svendita delle proprie ragioni d'essere al mi­gliore offerente" ma una partecipazione collettiva alla vita culturale, civile e politica del paese sulla base dei valori cristiani.

Si evince così la ragione dell'intransigenza intesa come "fermezza delle posizioni, difesa dei valori, tutela della propria identità"che si inserisce" in un momento in cui il lassismo, la distinzione opportunistica tra il pensare e l'agire, il trasformismo la ricerca del compromesso anche al costo di accettare tutto ciò che lo impedisce domina il campo e corrompono le coscienze".

Date le promesse e naturale intendere l'Associazione Popolare Intransigenti sia come collegamento fra il passato e il futuro con l'intento di dare un'alternativa alla società contemporanea, contribuendo con idee e battaglie a favore di una libera democrazia, sia come concreta presenza della realtà cristiana della vita sociale.

L'intransigente è colui che non transige precisa il dizionario della lingua italiana che si mantiene irremovibile nelle idee non tollera deviazioni da un programma già fissato da una linea di condotta determinata.

Rinunciare alla nostra personalità per restare a galla in un contesto politico-sociale che affonda è inutile, perché "non serve avere delle idee se poi nei comportamenti non si è coerenti con esse".

LA POLITICA ESTERA

I rapporti internazionali

La sicurezza collettiva e la collaborazione in campo economico e sociale sono gli scopi fondamentali dell'ONU, che si occupa del mantenimento della pace, dello sviluppo delle relazioni amichevoli tra gli Stati - fondate sul rispetto del principio di uguaglianza dei diritti e dell'autodeterminazione dei popoli -, nonché della collaborazione in campo economico, sociale, culturale ed umanitario.

Il perseguimento di queste finalità è demandato ai suoi due organi: il Consiglio di Sicurezza e l'Assemblea Generale. Questa ultima, composta di tutti i membri dei paesi dell'ONU, non è dotata, a differenza del Consiglio, di un potere legislativo mondiale. Infatti, il Consiglio di Sicurezza, accertati la minaccia alla pace o un atto di aggressione, può emanare raccomandazioni o deliberare misure coercitive in base agli articoli 41-42, quali embarghi, o intraprendere azioni militari contro lo Stato aggressore. I Paesi rappresentati nel Consiglio vantano, tra l'altro, di un diritto di veto.

I cattolici democratici e la politica estera

Nel filone di Maritain e dei cattolici democratici si inserisce la visione di Granelli della comunità internazionale quale proiezione della comunità nazionale.

Infatti, esiste una diretta correlazione tra la politica estera, nell'impegno tra i popoli per la costruzione di rapporti economici ed internazionali e quella interna, condizionata dalla collocazione internazionale dell'Italia.

Condizione per lo sviluppo della comunità internazionale ed europea è una coesione politica europea, nella direzione della solidarietà, della legalità e della democrazia.

Fondamentale perché vi siano libertà, giustizia e pace è il rispetto delle regole democratiche di un Paese, il rifiuto del liberismo economico affidato alle leggi di mercato e al dominio degli interessi più forti in una logica in cui il profitto sembra essere il solo metro di misura, in cui l'economia e la politica non sono al servizio dell’uomo.

Per i cattolici democratici consapevoli dei loro ideali e della propria tradizione politica significa" essere portatori di valori propri anche nei rapporti internazionali e non accettare mai la logica degli schieramenti che può essere il risultato di una particolare contingenza storica, come subordinazione passiva agli equilibri di potenza".

E' auspicabile una comunità internazionale governata dalla "concezione pluralistica della società internazionale che pone alla sua base il diritto e non la potenza, la collaborazione e non l'incomunicabilità, le soluzioni diplomatiche e non quelle militari".

Occorre, quindi, modificare e trasformare i rapporti internazionali, rimuovere le condizioni ostative, non accettare passiva­mente le "scelte di necessità".

Nella costruzione di un nuovo assetto internazionale, a seguito della conferenza di Yalta, ogni popolo deve avere il diritto all'autodeterminazione e alla propria libertà. Di fronte all'accrescersi nel mondo del condizionamento di molti paesi a subire l'egemonia americana, a vivere nell'ombra dell'Unione Sovietica e della Cina, sorge la necessità politica di ricercare la pace non sul rapporto di subordinazione, sullo "status quo", con le intese tra le grandi potenze.

Una pace "giusta e globale" non può essere perseguita se non attraverso la via della riduzione bilanciata degli armamenti nel Centro - Europa, dell'applicazione integrale dei diritti fondamentali dei popoli e della costruzione di un nuovo ordine economico, aperto alla cooperazione e al riequilibrio secondo giustizia.

Vanno, così, affrontati, i problemi del disarmo Est - Ovest, la ripresa costruttiva dei rapporti, la soluzione negoziata per la crisi in Afghanistan e nel Medio Oriente, tra Nord e Sud del mondo, al fine della cooperazione tra "Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo" per lo sviluppo autonomo e l'indipendenza dei popoli.

In tale contesto, va rafforzato il ruolo dell'Europa sia sul piano internazionale, che nell'ambito del Mediterraneo, per costruire una vera realtà politica, non essendo sufficienti l'integrazione dei mercati, le intese economiche e la liberalizzazione degli scambi. In particolare, due sono gli obiettivi sostanziali da perseguire - nel ventennio post bellico -: a. il disarmo nucleare e convenzionale per consolidare la distensione; b. l'incoraggiamento delle intese tra Stati Uniti e Unione Sovietica, quale premessa per superare la contrapposizione dei blocchi militari.

LE QUESTIONI INTERNAZIONALI

Il rapporto tra Europa e gli Stati Uniti

Dopo il crollo del muro di Berlino e la fine dell'Unione Sovieti­ca gli Stati Uniti si sono trovati ad essere l'unica potenza mondiale, anche per il ritardo dell'Unione Europea nel definire una comune politica estera e di sicurezza, entrando più volte in conflitto con l'ONU, specie nei casi di ricorso alla forza. L'uso della Nato per interventi militari in Paesi terzi, dotati di una loro sovranità, senza autorizzazione del Consiglio di Sicurezza si profila come illegittimo sotto il profilo del diritto internazionale.

La più grande potenza mondiale non può diventare "l'arbitro esclusivo dell'uso della forza nelle relazioni internazionali", ma, nel rispetto del principio di legalità, il ricorso alla forza, proporzionato agli obiettivi, deve utilizzarsi su mandato dell'ONU e con un vasto consenso della comunità internazionale, così come è avvenuto nella guerra del Golfo. Pertanto, in specie per la crisi dei Balconi, Granelli sostenne che occorreva potenziare il ruolo dell'ONU per costruire una pace fondata sul diritto.

La crisi del Golfo

Per quanto attiene alla crisi del Golfo del 1991, gravi sono state, secondo Granelli, le violazioni del diritto internazionale com­messe da Saddam Hussein (si pensi al massacro dei Curdi e all'occupazione arbitraria del Kuwait). L'intervento anglo - americano in Iraq ha sancito la regola del più forte, contravvenendo alle direttive sovranazionali dell'ONU. Questo uso della forza unilaterale è contrario alla costituzione delle Nazioni Unite, che, dall'articolo 42 all'articolo 46, prevede misure eccezionali per giustificare l'intervento di una forza multinazionale.

Granelli auspicava un ruolo più autorevole dell'Italia, non rassegnandosi ad un atteggiamento "remissivo" e al ricorso all'uso della forza. Come più volte ribadito dal Pontefice, la guerra non può mai essere una soluzione ai problemi internazionali. L'invito, pertanto, è stato quello a non rinunciare a sostenere l'ONU, l'unico organismo legittimo a livello internazionale.

Gli equilibri nel Mediterraneo e la questione palestinese

La peculiarità della situazione nel Mediterraneo, esasperata dall'accesa tensione nel Medio Oriente, ha richiesto l'urgente intervento dei Paesi dell'Est e dell'Ovest per bloccare l'inquietante ricorso al riarmo, ampliare la cooperazione economica, includere il diritto di vivere in pace entro frontiere sicure, riconosciute e garantite per tutti i Paesi, consolidare la sicurezza e una pacifica stabilizzazione dell'intera area.

E' a tal fine necessario un "negoziato globale, che si proponga nel quadro dell'ONU, di affermare il diritto legittimo di quei popoli a dispone di un proprio Stato, a costituire una autorità nazionale pienamente sovrana espressiva di uno Stato indipendente".

In questa ottica va mobilitata l'opinione pubblica, accentuata la vigilanza dei Parlamenti, stimolata l'azione dei Governi per con­trastare con iniziative e proposte concrete pericoli che possono mettere a repentaglio la stessa pace mondiale.

Per quanto concerne più in particolare la questione palestinese, problema chiave della crisi del Medio Oriente e oggetto degli Accordi di Camp David, con la risoluzione 3236 del 1974 l'ONU aveva riconosciuto al popolo palestinese il suo diritto all'autodeterminazione. Notevoli difficoltà erano poste dal rifiuto di Israele nel riconoscere i diritti nazionali del popolo palestinese; la stessa Comunità Internazionale ha condannato gli atti di annessione compiuti da Israele dei territori arabi occupati ed auspicato il ritiro di Israele da tutti i territori occupati dal 1967 in poi. Infatti, la politica delle annessioni territoriali, oltre a violare il diritto internazionale, pregiudica ogni ipotesi di negoziato globale per una pace giusta.

La questione dell'emigrazione

Granelli si occupò anche della cosiddetta "questione dell'emigrazione", partendo da una visione d'insieme, non settoriale, dei problemi dei lavoratori migranti e mettendo in primo piano i loro diritti da tutelare sul piano dei rapporti economici e sociali.

In questa direzione le scelte politiche sul fenomeno dell'emigrazione possono trascendere i confini nazionali e rappresentano un contributo utile ad azioni coerenti ed incisive anche sul piano internazionale, e ne è riprova l'organizzazione della Conferenza N azionale dell'Emigrazione nel 1974.

La forza del negoziato

Convinto assertore del ricorso al negoziato e dell'assunzione delle responsabilità, sostenne che l'equilibrio non è fondato sull’'incontrollata corsa agli armamenti, ma deve essere basato sul nuovo concetto delle relazioni tra i popoli, sulla sicurezza che è dettata da una condizione di parità degli armamenti, oggetto di accordo e di continua verifica.

Già con riferimento al problema degli euro - missili nel 1979, ebbe a ritenere che l'obiettivo non era quello di ammodernare la difesa atlantica in Europa, ma di riequilibrare i rapporti internazionali per consentire all'Europa occidentale di dialogare con l'Unio­ne Sovietica e i paesi del Patto di Varsavia nello spirito dell'accordo di Helsinki.

Da questo punto di partenza si poteva arrivare alla condizione per un disarmo effettivo e bilanciato e ad una equa utilizzazione delle risorse sul piano mondiale, perché "si affermi la linea del coraggio e della responsabilità, del dialogo fondato sulla ragione, per salvare con la sicurezza dell'Italia, la sicurezza dell'Europa e del mondo e con essa la possibilità di costruire una pace vera per tutta l'umanità".