Lettera di Adriana Granelli al Corriere della Sera

(in risposta ad un articolo di Alberoni)

Non è poi così brutto. Il mestiere di moglie del politico è effettivamente molto difficile, per una buona parte dei motivi che Alberoni individua, ma lo è in misura simile a quello della moglie del manager, o del professionista di successo. Vi è poco spazio per la vita privata, bisogna rinunciare almeno in parte alla propria affermazione professionale in funzione del lavoro del marito: se poi si deve vivere sempre nell'ombra, praticamente non esistere, il mestiere di moglie del politico, ma in questo caso di moglie in genere, è sicuramente frustrante. Credo si debba allora vedere come si concepisce l'essere moglie. Se si ha una buona intesa sui motivi di fondo dello stare insieme, dell'essere coppia, ci si può anche battere - come è il mio caso - per non separare il pubblico dal privato. Ci si interessa alla vita del marito, se ne condividono le motivazioni, si comprendono i rischi e le fatiche, si partecipa, anche se le telecamere non si curano di riprenderti e i fotografi non sprecano i loro flash.

Certo bisogna avere molta disponibilità, molta apertura umana, molta curiosità intellettuale, molta pazienza anche. In Giappone capiterà di essere escluse dai pranzi ufficiali, in Cina di trovare il cartellino segnaposto con scritto Sig.ra La Moglie (che è stata una bella botta per la mia identità personale), ma in Australia di essere travolti dal calore straordinario dei nostri emigranti. Mio marito è attualmente Ministro per la Ricerca Scientifica e Tecnologica e perciò ho avuto occasione di visitare molte aziende e laboratori di ricerca avanzata. A chi mi chiede se mi interesso di spazio, o di microelettronica, o di biotecnologie, rispondo che non mi interesso specificamente di queste cose, se non come ogni persona di media cultura, ma che voglio condividere l'esperienza di mio marito, conoscere i problemi e soprattutto le persone che lui incontra (e che persone: due premi Nobel e il meglio della ricerca italiana, ma anche gente più semplice e altrettanto impegnata: i nostri amministratori locali, i nostri quadri di partito).

Per questo ho tutte le buone intenzioni di continuare ad essere accanto a mio marito, nelle cose piacevoli e anche in quelle che non lo sono affatto, e che nella vita di un politico sono più frequenti di quanto non si pensi, senza preoccuparmi troppo delle eventuali critiche di una certa opinione qualunquista che pensa che il politico debba per forza essere "single", o se proprio ha una moglie se la tenga appartata nell'ombra (ma esiste veramente una tale opinione pubblica?).

Milano, 21 ottobre 1986