LA POLITICA È LA FORMA PIÙ ALTA DELLA CARITÀ

Una riflessione di Granelli, Acerbi, Armelloni sul contributo di Paolo VI a venti anni dalla sua scomparsa durante un incontro organizzato recentemente dalle Acli

Nella sala comunale di Seregno, a vent'anni dalla morte di Giovanni Battista Montini, le Acli hanno organizzato una riflessione, sul tema “Paolo VI uomo evangelico tra modernità e contestazione” alla quale hanno partecipato il sen. Granelli, del PPi, il prof. Acerbi, docente di storia del cristianesimo all’Università cattolica di Milano e autore di un libro su Montini, ed il presidente provinciale delle Acli Armelloni.

Dopo gli interventi del moderatore Bottalico e del Prevosto di Seregno, mons. Silvano Motta, il prof. Acerbi si e soffermato sul grande contributo di Paolo VI per la ripresa e la conclusione del Concilio Vaticano II interrotto dalla morte di Giovanni XXIII.

Ricordando le tensioni tra certi ambienti della Curia romana e la forte spinta al rinnovamento dell’Assemblea dei Vescovi, sensibili alla trasformazione della società, il prof. Acerbi ha sottolineato il ruolo di Paolo VI nel portare a compimento, grazie alla sua statura culturale e teologica, la definizione di una più chiara coscienza della Chiesa circa se stessa, il suo rinnovamento interno, una concezione nuova del rapporto tra i cristiani e il dialogo con gli uomini contemporanei. Gli ostacoli furono molti, ma proprio la tenacia di Paolo VI nel superarli con esiti aperti al cambiamento collocano questo Papa trai grandi riformatori della Chiesa.

Il sen. Granelli ha esaminato la notevole influenza avuta da Giovanni Battista Montini, nei ruoli di primo piano assolti nella vita della Chiesa, sull’impegno dei cattolici in politica. Dopo aver richiamato le vicende del cattolicesimo bresciano che videro il padre Giorgio Montini, dirigente e deputato popolare, opporsi al fascismo, Granelli ha sottolineato l’importante contributo dato da mons. Montini, come assistente della FUCI tra il 1923 ed il 1933, alla preparazione culturale, anche con la fondazione dell’editrice Studium dei giovani cattolici. L’opera di rinnovamento continuo, dopo la sua rimozione dalla FUCI sollecitata dal regime nel 1933, con l’autorevole influenza sulla Morcelliana di Brescia perché, con "Umanesimo integrale" di Maritain, fossero pubblicati autori come Guardini e Chesterton, Rops e Merton, che contribuirono alla formazione di cattolici, tra cui Aldo Moro, destinati ad avere ruoli politici rilevanti. Anche nella sua successiva azione alla Segreteria di Stato mons. Montini svolse poi opera di lungimirante moderazione. In quel periodo conobbe Alcide De Gasperi, che aveva trovato protezione alla biblioteca vaticana, e non mancò di sostenerlo nella sua successiva azione politica e nel difficile rapporto con i Comitati Civici.

Nella parte centrale del suo intervento il sen. Granelli si è riferito, dopo quarant’anni in cui non ne aveva mai parlato in pubblico, ai rapporti tra la sinistra di Base della DC e la Curia milanese che registrarono, nel 1958, un doloroso scontro con il cardinale Montini proprio sulla sua candidatura alla Camera. Richiamato il periodo di sbandamento politico per la crisi del centrismo ed i rischi di una compromissione a destra dei cattolici, contro cui maturarono nella DC le prime proposte di apertura a sinistra, Granelli ha sottolineato l'importanza della “missione" voluta in quegli anni da mons. Montini, dopo il suo ingresso nella Diocesi di Milano, per dare ai cattolici una maggiore coscienza dei problemi che dovevano affrontare, dei valori da difendere, dell’impegno necessarie per assecondare il rinnovamento. Furono chiamati a dare il loro contributo sacerdoti come Bevilacqua e don Mazzolari, Turoldo e Balducci. Massimo fu il sostegno, con le Acli, al mondo del lavoro e non fu a caso che mons. Montini espresse a La Pira, durante la crisi del Pignone, la sua significativa solidarietà.

Gli ambienti più conservatori criticarono fortemente questa impostazione pastorale dell’Arcivescovo Montini e alcuni gli attribuirono persino la responsabilità della azione della DC milanese che propugnava apertamente l’apertura a sinistra. In realtà da molti ambienti si spingeva in quella direzione. Il teologo mons. Carlo Colombo pubblicò, su "Vita e Pensiero" un articolo che, citando l'esperienza del Belgio, considerava lecito l'incontro tra cattolici e socialisti. Insieme a "Stato Democratico", diretto da Granelli, anche "Aggiornamenti Sociali", la nota rivista dei gesuiti, guardava con interesse all'apertura a sinistra. Ma la Curia milanese, al pari di gran parte della Gerarchia ecclesiastica, era contraria a questa operazione. In un lungo colloquio, alla vigilia delle elezioni del 1958, l’Arcivescovo Montini manifestò a Granelli tutte le sue perplessità per le posizioni della Base.

"Il confronto non fu facile, anche se animato da doveroso rispetto del credente rispetto al proprio Vescovo - precisa Granelli - sottolineando che occorre conservare la memoria sterica anche dei momenti difficili - perché mons. Montini non considerava l’apertura a sinistra un errore dottrinale, in queste case vincolante, ma solo una scelta non opportuna soprattutto per la scarsa preparazione dei cattolici ad affrontare i suoi rischi. Ma per chi non doveva venire mene, secondo l’insegnamento di Sturzo, alla coscienza dell’autonomia delle scelte politiche era impossibile rinunciare ad agire per ostacolare i pericoli della involuzione a destra e per far evolvere una situazione non del tutto matura. Il dissenso permase, pur nell’auspicio di utili approfondimenti. E fu ricomposto solo sulla comune convinzione che i “valori” cristiani, da porre alla base del rinnovamento, rischiavano di risultare compromessi anche per una miope gestione del potere."

Indiscrezioni della stampa fecero pensare a qualche avallo alla posizioni della Base e si rese necessaria una precisazione della Curia sul quotidiano "L'Italia" che aprì la via ad una lacerante campagna elettorale. Granelli, che non fu eletto per un migliaio di voti, considera quella prova attualmente formativa anche perché aveva messo in luce, tra i cattolici, l’importanza e le difficoltà non sottovalutabili dell’apertura a sinistra. Qualche anno dopo il centro sinistra venne attuato sia Milano, senza interventi della Curia, che sul piano nazionale e il ruolo di Moro venne considerato una garanzia. In un colloquio riservato sull’argomento, citate nel libro del pref. Acerbi, mons. Montini dichiarò infatti: "il partito chiede che lo si lasci provare, dato lo stato di necessità, perché un blocco di tutte le sinistre sarebbe fatale. La DC le faccia, ma pensi bene a ciò che fa. Si dica loro di stare attenti, li si metta sull’avviso, poi li si lasci fare".

Alla vigilia del Conclave, che lo avrebbe nominato Papa, l’Arcivescovo, nel frattempo nominato Cardinale da Giovanni XXIII, prese l’iniziativa di un nuovo colloquio con Granelli. In tale occasione, dopo aver dimostrato stupore per la decisione di Granelli preferire l’impegno nel Consiglio Comunale di Milano alla ripresentazione, nel 1963, ad apertura a sinistra avviata, la sua candidatura al Parlamento, il Cardinale Montini lo incoraggiò a continuare nella battaglia di rinnovamento del partito. Incontrandolo poi a Roma insieme ai parlamentari milanesi e in varie occasioni pubbliche, Paolo VI manifesterà a Granelli paterno affetto.

Paolo Vl è tornato più volte sull’affermazione che "la politica è la forma più alta della carità". La "Gaudium Et Spes" ha sanzionato, tra le conclusioni del Concilio, l’autonomia della politica nel suo rapporto con la fede ed il dovere dei cristiani di concorrere, sulla base dei propri valori, al rinnovamento della società a sostegno della dignità dell'uomo, di tutti gli uomini. La spinta all’ecumenismo della Chiesa, la “Populorum progressio”, il discorso all’Onu del 1978, gli inviti ad operare per la pace, la giustizia, nel campo internazionale, hanno incoraggiato gli sforzi per conferire alla politica una forte tensione morale. La lettera di Paolo VI agli uomini delle “Brigate Rosse” perche lasciassero libero, senza condizioni, un uomo buono e giusto come Aldo Moro, resta una pagina memorabile di solidarietà con i cattolici impegnati in politica ed esposti nella lotta al terrorismo. Granelli concluso che il contributo di Giovanni Battista Montini, in un arco di tempo che abbraccia gran parte del secolo, è stato straordinario proprio nei suoi illuminati e severi richiami ai valori etici e culturali di una politica intesa come strumento di servizio e non di mero potere.

Dopo le risposte ai vari intervenuti nel dibattito, il presidente provinciale delle Acli, Armelloni, ha ringraziato gli aclisti locali per l'importante iniziativa ed i relatori per le loro sofferte testimonianze. Ricordando il particolare rapporto di collaborazione tra l’Arcivescovo Montini e le Acli, nel quadro di una grande apertura pastorale verso il mondo del lavoro, Armelloni ha sottolineato il travaglio dei cattolici ambrosiani negli anni cinquanta e gli attacchi riservati all’Arcivescovo di Milano dagli ambienti più conservatori. Nei momenti di difficoltà fu importante la comprensione umana e pastorale di mons. Montini nella travagliata “opzione socialista" da parte delle Acli. Il richiamo alla necessita di non incrinare, nella liberta delle scelte e nella varietà delle esperienze, i valori cristiani da porre sempre alla base della propria azione continua perciò ad essere un punto di riferimento di tutto l’associazionismo cattolico in una società sempre più pluralista.

(Luigi Granelli, ma non firmato)
Il Popolo, 18 dicembre 1998