Non è stata facile la battaglia condotta negli ultimi anni da parte di élites intellettuali e di combattivi gruppi di minoranza dentro e fuori i partiti per superare una pratica centrista sempre più ridotta ad equilibri parlamentari precari e comunque lontana, dal punto della tensione ideale come da quella del realismo politico, dai problemi di fondo della società italiana e mondiale. Noi rivendichiamo il contributo dato a quella battaglia e ci proponiamo di tenere fermo il nucleo più vivo e ancora attuale dell’esperienza passata non già per vivere di ricordi o di sciocche primogeniture, ma perché è su di esso che occorre oggi innestare, col necessario spirito critico, un rinnovato discorso culturale e politico in relazione ai problemi nuovi posti dalla mutata situazione interna e internazionale.
I primi successi non devono trarre in inganno: non è detto che un nuovo equilibrio di forze politiche, anche più rispondente al movimento insopprimibile della società, non possa essere fonte di un nuovo clima di conformismo capace di disperdere e neutralizzare perfino le energie positive che contribuirono a rompere ed a superare quello precedente. Il vizio trasformista, fatto di pigrizia intellettuale e di spregiudicatezza politica, mira naturalmente e spesso riesce ad assorbire nella sua pratica deteriore anche le forze innovatrici meno avvertite; contro di esso è necessario opporre non il semplice sdegno moralistico, o la giustificazione moderata, ma una battaglia culturale e politica sempre più vivace e incisiva che non si arresti di fronte ai primi risultati e tragga anzi da essi maggiore slancio e vigore.
Si tratta allora di combattere la tendenza ad un politicismo che considera secondari i problemi del pensiero rispetto a quelli di un’azione politica che, pur evolvendosi con la realtà, ricerca solo a posteriori le giustificazioni ideali delle proprie scelte; così come - all’opposto - si tratta di combattere facili evasioni nel campo delle idee o delle pure proposizioni di principio, quando rappresentano una fuga dalla realtà storica e dai suoi problemi, e consentono di evitare un’autentica prova di coerenza tra dottrina e comportamento politico.
Nel muoverci in questa duplice direzione, tenendo conto delle migliori tradizioni del movimento politico dei cattolici italiani, noi assumiamo un impegno culturale e politico di democratici cristiani coscienti dei propri principi ispiratori e della propria esperienza storica, fedeli alle norme del lealismo costituzionale e della collaborazione tra le forze politiche sul terreno della democrazia, impegnati a contribuire alla soluzione dei problemi della società e dello Stato in una prospettiva di libertà e di progresso civile. Nelle presenti condizioni tale impegno non può non essere l’impegno di una battaglia di sinistra che si caratterizza come sinistra intransigente, non protestataria o massimalista, democratica, non sociale od economicistica, culturale e politica insieme, quindi a grande respiro storico, e che si svolge guidata dalla coscienza di voler indicare a tutto il movimento politico a cui appartiene, e non a frazioni particolari, la via di un impegno più coerente e coraggioso.
Premessa indispensabile a questa battaglia è la disposizione al dialogo, al confronto delle tesi, alla verifica delle idee; accanto ad essa è indispensabile lealtà e chiarezza, spirito di ricerca, volontà di superare divisioni schematiche e artificiose, e s’impone soprattutto un costante legame tra tensione ideale e coscienza della realtà, tra pensiero e azione.
Stato Democratico, che avvia questa nuova serie testimoniando la propria volontà di rinnovarsi, compirà ogni sforzo per delineare nel tempo, in piena fedeltà alla premessa richiamata, un discorso che sia frutto di approfondimento e non di improvvisazione; esso - inoltre - è aperto alla collaborazione polemica e costruttiva di quanti intendono dare un diretto contributo ad una elaborazione ideale che essendo la base di un coerente impegno pratico rappresenta già una forma di impegno e di lotta per la evolvere la realtà.
Luigi Granelli