CONFERENZA ENERGIA IL RINVIO E' QUASI CERTO

La Repubblica, 14 gennaio 1987

ROMA (a. c.) Ultime battute di incertezza per la conferenza nazionale sull' energia. Oggi i tredici ministri che fanno parte del comitato promotore si riuniranno per mettere a punto la proposta del governo, proposta che sarà discussa domani dal comitato dei dodici parlamentari garanti. Al momento sembra prevalere l' orientamento a un breve rinvio: un paio di settimane per dare ai 36 saggi mobilitati dal governo il tempo di sintetizzare e valutare le risposte di 120 enti al questionario sull' energia. Ma il ministro dell' Industria Valerio Zanone non nasconde che preferirebbe rispettare la data di convocazione decisa. Prima si fa e meglio è, ha ripetuto ieri. L' urgenza e l' importanza dei problemi richiedono che si proceda nel modo più spedito. Non è escluso che la sua tesi finisca per prevalere e che si superino le resistenze della commissione tecnico-scientifica concedendole la possibilità di continuare a lavorare dopo la fine della conferenza, consegnando poi le sue relazioni direttamente al governo. Tra le ipotesi possibili c' è anche quella di un rinvio a tempo indeterminato. Una soluzione ben vista da chi preferirebbe rimandare al dopo-staffetta la soluzione di un problema che, giorno dopo giorno, sta facendo crescere la tensione politica. La questione nucleare è stata infatti anche ieri al centro del dibattito tra i partiti. I repubblicani guardano con allarme al gioco di scavalcamento in atto sul terreno del nucleare sugli opposti versanti, scrive la Voce Repubblicana, quasi che la prospettiva referendaria sia giudicata ormai ineluttabile e non resti altro che suonare la diana del confronto sulle piazze d' Italia. I repubblicani ribadiscono anche il loro punto di vista sul problema del rinvio: Non è tanto importante quando la conferenza si svolge quanto come si svolge, precisando che le possibilità di un intervento legislativo per evitare i referendum dipendono da Venezia (Se dovessero prevalere le ragioni dell' incomunicabilità sarebbe illusorio tratteggiare piattaforme d' intesa in Parlamento). La Democrazia cristiana, da parte sua, ha replicato alle dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giuliano Amato che aveva considerato inaccettabili le conclusioni del convegno dc di Genova. A Genova abbiamo discusso del contesto della politica energetica e del rapporto energia-sviluppo considerando il contributo che può venire dal nucleare, ha dichiarato il vicesegretario Guido Bodrato, che non ha resistito alla battuta polemica aggiungendo un richiamo alla realtà, a non fare scelte di comodo tenendo presente che decidiamo non per una campagna elettorale o referendaria ma per il futuro del Paese. Un' altra stoccata ai socialisti è venuta dal presidente della commissione industria della Camera, Michele Viscardi: Non è possibile nascondersi dietro la Dc per offuscare le proprie difficoltà e orientare il comportamento del governo e del Paese. Mentre il socialista Filippo Fiandrotti si è limitato a replicare che il punto da discutere è se sia possibile trovare un' energia di transizione più sicura del nucleare, il ministro della Ricerca scientifica Luigi Granelli ha aggiunto che senza una seria ricerca il rischio è di precipitare in una sorta di luddismo dove la difesa dell' ambiente è mero e sterile moralismo. La Fgci infine ha organizzato un referendum autogestito nelle scuole medie superiori di tutta Italia (per dare la possibilità ai giovani sotto i 18 anni di far sentire la loro voce) sui tre quesiti che hanno raccolto un milione di firme. Il primo riguarda le norme sulla localizzazione delle centrali nucleari, il secondo i contributi straordinari concessi ai Comuni che accettano di ospitare gli impianti, il terzo gli accordi internazionali stipulati dall' Enel. Sull' ammissibilità