Dunque siamo arrivati, fra dibattiti impegnati, polemiche sterili e strumentalizzazioni di parte, alla vigilia della Conferenza nazionale sull'energia. "Come la DC ha sempre sostenuto - ci dice il ministro della ricerca scientifica e tecnologica, Luigi Granelli, appena rientrato a Roma da Vienna, dove ha partecipato ai lavori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica - la Conferenza non ha poteri decisionali ma è stata voluta e organizzata per proporre uno scenario di argomenti, di tesi, opinioni alle decisioni che, in sede istituzionale, Governo e Parlamento dovranno prendere".
"Proprio per questo - afferma Granelli, introducendoci così nel vivo dell'appuntamento romano - è spiacevole che nella Conferenza, peraltro per decisione degli interessati, manchino voci rappresentative, importanti e autorevoli, di ambientalisti, i quali pur essendo nettamente contrari al nucleare, hanno comunque qualcosa da dire sui problemi del Paese con riferimento al settore energetico",
"Io ritengo - aggiunge il ministro - che lo svolgimento della Conferenza debba essere, in ogni caso, il più sereno possibile. Ci sono tutte le garanzie perché nessuna decisione si sostituisca a quelle istituzionali previste. C'è da augurarsi che al di là della stessa Conferenza, Governo e Parlamento tengano conto di opinioni in materia energetica che non possono essere liquidate pregiudizialmente".
Per il responsabile politico di un settore rilevante come la ricerca scientifica e tecnologica ci sono dei passaggi che ritiene indispensabili per ottenere dal confronto romano un quadro completo della situazione e delle prospettive in campo energetico ?
"Il primo punto, dice Granelli, riguarda il fabbisogno di energia. Si tratta di una questione che non si può assolutamente ignorare. In primo luogo perché l'Italia è uno dei paesi più industrializzati del mondo, che punta su uno sviluppo industriale e post-industriale di grande ambizione e perciò non può sottovalutare la componente energetica ai fini della crescita".
"Quindi il problema non è soltanto il nucleare. Questo aspetto, come ha confermato la DC anche alla Conferenza di Genova, è all'interno di una questione energetica che deve portare il Paese a ricorrere a tutte le fonti, in equilibrio tra loro, nel tentativo sia assicurare il soddisfacimento del fabbisogno e il massimo di sicurezza di cittadini e di tutela ambientale".
"Lasciamo stare i dati, che del resto la Conferenza certamente fornirà in abbondanza, e guardiamo alle tendenze di fondo: negli ultimi anni, nonostante la crisi petrolifera, il consumo di energia nel mondo è costantemente aumentato. E continuerà a crescere. Pensiamo al 2000 e ai 7-8 miliardi di abitanti della Terra. Il fabbisogno di energia aumenterà anche nei Paesi in via di sviluppo, Questa considerazione dovrebbe portare a riflettere su una visione equilibrata e ispirata a giustizia dell'ordine economico mondiale. Le risorse, infatti, non sono infinite. Man mano che la popolazione aumenta, che il fabbisogno di energia cresce, diminuiscono le risorse: petrolio, carbone, lo stesso uranio. Ora, quando i Paesi industrializzati fanno finta di credere che potranno sfruttare fino all'infinto queste risorse come non esistessero i Paesi produttori, i Paesi emergenti, come se non avessero il dovere di puntare anche su una produzione di energia ad alto livello tecnologico, si rifugiano in una posizione molto egoistica dell'equilibrio internazionale".
Quindi, uso oculato delle risorse e ricorso ragionevole a tutte le fonti energetiche, nucleare compreso. Ma cosa pensa il ministro della Ricerca di chi vede la fusione nucleare come la panacea di tutti i mali ?
"La fusione nucleare - risponde Granelli - è un traguardo importante per il mondo, non solo per la produzione di energia, ma anche per le conquiste scientifiche, tecnologiche, industriali che dall'acquisizione della fusione potranno scaturire. Però è una prospettiva che va oltre il 2000; attorno al 2020 si prevede la prova della fattibilità scientifica, quindi inizierà la fase della verifica della fattibilità tecnologica e industriale. Allora 'sì' a tutti gli sforzi in questo comparto senza nasconderci che nemmeno la fusione nucleare è esente da rischi. Basti pensare alla manipolazione del trizio. Altra considerazione: i Paesi che usciranno dal nucleare e quindi non saranno più in possesso delle conoscenze, delle tecnologie, delle capacità produttive delle centrali a fissione, si autoescluderanno dalla possibilità di partecipare da protagonisti alla realizzazione e alla gestione della fusione nucleare".
"Quindi - afferma ancora il ministro - la fusione è un traguardo serio, ma non può essere una scappatoia, una deresponsabilizzazione rispetto alla necessità di mantenere a livelli ragionevoli la presenza nel settore nucleare, ma comunque di mantenerla, anche ai fini dello svolgimento degli adempimenti necessari per conquistare la fusione",
Prima di concludere questa carrellata necessariamente rapida, perché i minuti scorrono veloci e Granelli ha due appuntamenti importanti, il Consiglio dei Ministri e l'inaugurazione del Convegno internazionale sulle nuove frontiere della neurobiologia organizzato al CNR in onore del Nobel Rita Levi Montalcini chiediamo al nostro interlocutore: qual è il senso per la società post-moderna e soprattutto per noi cattolici democratici di sicurezza dei cittadini e di tutela dell'ambiente ?
Fugacemente, ma con molta decisione, Luigi Granelli risponde: "si tratta di valori in sé e come tali vanno affrontati con la massima determinazione".
di Angelo Padovan
Il Popolo
20 febbraio
1987