COSI' CAMBIEREMO LE PRIVATIZZAZIONI

Baratta vuol vendere tutto? L’idea è in contrasto col Parlamento e col programma di Governo. Il vicepresidente del Senato contesta il metodo fin qui seguito e annuncia modifiche al decreto.

Più poteri all’Industria. Il Tesoro: se è lui l’azionista perché il decreto coinvolge il presidente del Consiglio ed il Bilancio? Entra in scena il ministero del Lavoro: l’occupazione spetta a Cristofori. Il piano Guarino? Contributo alla discussione con elementi validi ed altri meno, ma anche alcune ipotesi Barucci sono criticabili. Da qui la richiesta d’approfondimento del Parlamento.

La richiesta è quella di un chiarimento con scadenze fissate il 22 ed il 31 marzo al senato: due giorni nei quali il Governo dovrà fornire i chiarimenti del caso sulle privatizzazioni. E a questi appuntamenti rimanda Luigi Granelli, ex ministro delle PP.SS., ex ministro senza portafoglio ed ora vicepresidente del senato. “Durante la discussione in aula del decreto – spiega in quest’intervista al Tempo – interverrà anche il Presidente del Consiglio,mentre resta valida la data del 31 marzo fissata dal Parlamento per la presentazione del piano sulle privatizzazioni”. È comunque più che probabile che la discussione si trasformi in battaglia, perché al di là della richiesta di chiarimento sono in molti ad essersi fatta più di un’idea. Tant’è che sono pronte le richieste di modifiche al decreto.

Partiamo dalle contestazioni al decreto.

“Il punto di partenza è che non può passare un’alterazione delle regole fondamentali del nostro ordinamento. Non c’era alcun bisogno di sottrarre per decreto delle competenze ai misteri. Come ogni presidente del Consiglio anche Amato ha la facoltà di conferire poteri ad un ministro senza portafoglio. È una sua facoltà ed il suo potere di delega è talmente forte che basta. Quindi il decreto non sarebbe necessario. Per il riordino delle competenze dei ministeri esistono invece i disegni di legge”.

C’è chi sostiene che dietro la guerra al decreto si nasconde la volontà di affossare le privatizzazioni.

“E’ ora di smetterla di interpretare ogni critica come ostilità alle privatizzazione, non è così. Il contenzioso è sul metodo, non si modificano le competenze dei ministeri per decreto”.

Da qui la richiesta di emendamenti. Su che punti?

“Ci troviamo di fronte ad un decreto anomalo perché sottrae competenze all’Industria e al Tesoro, mentre non è chiaro perché mai di occupazione se ne debba occupare il ministero delle privatizzazioni e non quello del Lavoro. Occorre quindi recuperare la figura del ministero dell’Industria che viene tagliato fuori su una materia che presenta aspetti di politica industriale rilevantissimi. Quanto al Tesoro il testo del decreto prevede che i diritti dell’azionista possano essere esercitati d’intesa col Presidente del Consiglio o col ministro da lui delegato e con il ministro del Bilancio. Che vuol dire? Che il Tesoro non sarà solo nell’esercitare i suoi diritti? E poi che senso ha mandare un ministro delle privatizzazioni a presieder la task force sull’occupazione? Competente è quello del Lavoro: che facciamo? A Baratta l’occupazione e al Lavoro i cassaintegrati?”

E il dissenso col ministro Guarino?

“Un ministro che è in dissenso con la linea del Governo non ha che un dovere: dimettersi. Ma il fatto che ogni ministro presenti un suo piano finisce col creare difficoltà interpretative: non può esistere un piano Barocci o un piano Guarino, né il Presidente del Consiglio può dire che il piano sulle privatizzazioni è quello di Barocci. È il Governo che presenta il piano. Serve allora un Governo compatto che non demonizzi il pubblico come nemico da abbattere ed una politica delle privatizzazioni che incida davvero: il limite è proprio nei sostenitori delle privatizzazioni”.

Può spiegarsi meglio?

“La vicenda del Credit è emblematica: si annuncia la vendita e pochi giorni dopo segue l’annuncio sulla Comit col risultato che non c’è più interesse per il Credit. Per la Nuovo Pignone si è agito con leggerezza, è una società quotata con possibilità di stringere accordi internazionali. Non si può annunciare la vendita e non farlo perché questo le danneggia enormemente le aziende. Il rischio è che volendo privatizzare tutto non si privatizza nulla”.

Ma il ministro Baratta ha dichiarato che tutto è in vendita e che le privatizzazioni potrebbero riguardare anche i servizi pubblici.

“Baratta dovrebbe fare una riflessione più attenta perché questa idea che tutto è in vendita è in contrasto con la posizione del Parlamento e del programma di governo che presuppone un riordino del sistema industriale e le privatizzazioni, non la vendita di tutto. Se poi qualcuno intende le privatizzazioni come la liquidazione totale della presenza pubblica in Italia, allora diciamo che c’è un contrasto col Governo. Di questo passo si finisce per dar ragione a Guarino”.

All’interno della DC sono in molti a difendere il piano Guarino.

“E’ un contributo alla discussione al cui interno ci sono elementi positivi ed elementi criticabili, così come ve ne sono in quello di Barocci. Non è un caso che il Parlamento abbia chiesto un’integrazione di politica industriale al piano Barocci, perché è proprio questo collegamento che manca”.

Il Tempo
5 marzo 1993
intervista di Alessandra Baldoni