La meritata conquista del premio Nobel per la Fisica da parte di Carlo Rubbia è stata giustamente celebrata in Italia e all'estero. Il nostro Paese ha espresso gratitudine per uno scienziato che ha consolidato la tradizione degli straordinari contributi di Enrico Fermi e di Emilio Segrè. Sul piano internazionale è stato generale il riconoscimento, dagli ambienti scientifici alla grande opinione pubblica, del valore della scoperta delle particelle “W” e “Z”, trasmettitrici delle interazioni deboli. Gli europei, in particolare, hanno potuto rivendicare un primato ottenuto grazie al CERN di Ginevra rispetto ai molti ritardi registrati in altri campi della scienza fondamentale ed applicata.
Carlo Rubbia ha dunque determinato, con un encomiabile impegno personale aperto alla valorizzazione del lavoro di “equipe”, risultati che vanno oltre il rilevante apporto da lui dato all'avanzamento delle conoscenze sulla fisica contemporanea. Su questo punto è utile una attenta riflessione. L'esaltazione per un successo si esaurisce rapidamente se non si sanno trarre dagli eventi che l'hanno determinata le dovute lezioni. La volontà di non disperdere i risultati raggiunti è, del resto, il miglior ringraziamento per uno scienziato serio e combattivo come Rubbia.
È questa dunque una occasione, raccogliendo l'invito ed aderendo al messaggio culturale da una informazione così attendibile come questa offerta dalla prestigiosa sigla della Società Italiana di Fisica, per trarre dagli insegnamenti della fisica italiana alcune lezioni.
1 - La prima lezione riguarda il CERN e il suo futuro. Italiani illustri hanno dato un contributo decisivo, a livello scientifico e politico, alla creazione di un organismo sovranazionale europeo di ampia dimensione che ha chiamato a raccolta ricercatori di alto livello e di diverse esperienze, ha messo in comune risorse adeguate a sostegno di progetti ambiziosi; ha consentito di sviluppare confronti e scambi tra scienziati di tutto il mondo. In questo contesto Carlo Rubbia e Simon van der Meer hanno operato con i loro collaboratori e ciò non va dimenticato. L'attribuzione del Nobel non è pertanto un fiore da mettere all'occhiello, ma - al contrario richiede un nuovo e forte impulso nell'attività scientifica del CERN. Sarebbe assurdo lasciare il campo libero a quanti pensano, nonostante gli incoraggianti risultati, che la fisica delle particelle è troppo costosa ed è preferibile mantenere impegni e programmi a livello dell'ordinaria amministrazione.
Il tempo non lavora a favore di chi si illude di vivere di rendita. In pochi anni gli europei possono trovarsi nuovamente in ritardo rispetto agli Stati Uniti e all'Unione Sovietica, tanto per citare i competitori più rilevanti; in un campo nel quale oggi detengono una posizione di vantaggio. Una inversione di tendenza potrebbe far riprendere anche tra i fisici europei una forte ed irreparabile fuga di cervelli. Per questo l'Italia, che ha creduto e crede nella funzione insostituibile del CERN, non può sottrarsi al dovere di insistere per il rilancio dell'attività che si svolge a Ginevra, per una più coraggiosa apertura verso il futuro, per una riorganizzazione funzionale che riconosca in pari dignità con il contributo degli altri Paesi un ruolo adeguato e significativo anche ai molti italiani che, a cominciare da Carlo Rubbia, hanno dimostrato di possedere rilevanti qualità. Non c'è in questa consapevolezza di ruolo nessuna mediocre rivendicazione particolaristica di potere.
E già stato dimostrato che si possono giocare le proprie carte anche senza riconoscimenti riconducibili a regole di equilibrio e di saggia valorizzazione delle risorse esistenti. L'azione intrapresa dall'Italia continuerà quindi in ogni caso ed in tutte le sedi perché l'obiettivo è quello di conservare al CERN, e quindi agli europei; un primato difficilmente contestabile nella fisica moderna.
2 - La seconda lezione va oltre la stessa esperienza del CERN. È venuto il tempo di spendere con maggiore determinazione il credito accumulato dalla scuola fisica italiana. La Comunità Economica Europea, o istituzioni analoghe, appaiono spesso generalizzate da visioni nazionalistiche, di corto respiro, e sono incapaci di realizzare strutture nuove, grandi macchine per inventare la ricerca nei vari settori della fisica e le stesse applicazioni tecnologiche e industriali, programmi qualificati e di alto rischio che potrebbero richiamare, come le positive esperienze del Centro di Fisica Teorica di Trieste e del laboratorio DESY ad Amburgo dimostrano. Scienziati e ricercatori da ogni parte del mondo.
L'Italia ha possibilità che può sfruttare a fondo, con il concorso di un apprezzato patrimonio di intelligenze e di competenze, per smuovere l'immobilismo europeo e avviare, anche con rapporti bilaterali o multilaterali iniziative qualificate e tali da consentire una coraggiosa e realistica utilizzazione delle risorse e delle opportunità nazionali. Aperture interessanti sono state verificate, a questo proposito, in dialoghi costruttivi anche negli Stati Uniti, oltre che in Europa, e con Paesi del Terzo Mondo e non allineati come la Jugoslavia e l'Austria. Perché non muoversi con una chiara volontà di cooperazione in una prospettiva che dovrebbe essere condivisa dall'Europa nel suo insieme? Gli obiettivi non sono facili; ma sarebbe sbagliato considerarli impossibili.
3 - La terza ed ultima lezione riguarda i necessari sforzi a livello nazionale. Si è già accennato alla tradizione che, soprattutto da Enrico Fermi in poi, ha consentito di sviluppare con crescente credibilità la scuola fisica italiana. Ciò è stato possibile anche per 1'importante attività svolta, in collaborazione con l'Università e con settori industriali all'avanguardia, dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il 1984 è stato un anno difficile a causa dell'esaurirsi del piano pluriennale 1979-83 e di gravi limitazioni finanziarie. Ora si sta però avviando una fase nuova con l'avvenuta approvazione da parte del CIPE del nuovo piano quinquennale 1984-88. L'occasione è di grande rilevanza.
Il potenziamento della ricerca nella fisica nucleare e sub-nucleare, lo sviluppo di quella sulla stabilità della materia e di tipo cosmologico (con l'entrata in funzione del laboratorio sotterraneo del Gran Sasso), l'attività di qualificate sedi scientifiche e di macchine di prima ordine, da Frascati a Legnaro, da Milano a Catania, possono contare su finanziamenti che si avvicinano ai 1000 miliardi, rispetto ai 250 del periodo precedente, e si aprono concrete possibilità per ampliare il numero e la qualità dei ricercatori. La presenza, alla guida dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, di uno scienziato internazionalmente stimato come Nicola Cabibbo è una garanzia per l'attuazione di programmi così impegnativi. Solo con sforzi di questa portata è possibile, del resto, aumentare una presenza prestigiosa ed incisiva dell'Italia del CERN, in Europa, nelle relazioni internazionali. Anche qui, dunque, la via da seguire è quella di scelte chiare e di azioni coerenti.
Si può essere certi che il richiamo al dovere di trarre dal successo di Carlo Rubbia le lezioni ricordate, troverà confortanti sostegni tra i fisici italiani: Questo auspicio trova una eloquente conferma di disponibilità nell'intelligente opera della Società Italiana di Fisica che sollecita da tempo l'adeguata valorizzazione nazionale ed internazionale delle potenzialità di cui disponiamo con approfondimenti e confronti che consentano di tenere viva ed in costante evoluzione una delle nostre migliori tradizioni scientifiche.
Il nuovo saggiatore
N° 1 – gennaio-febbraio 1985
Luigi Granelli