TRE UOMINI IN BARCA

L’assestamento politico del polo delle libertà, indotto dalla sconfitta elettorale, va seguito con attenzione. È utile comprendere le ragioni di possibili cambiamenti. Il formarsi di schieramenti alternativi, incentivato dal sistema elettorale maggioritario, non deve essere inteso come fatale omologazione di ogni diversità sulle posizioni più forti. Anche le storie personali possono avere in questo senso un significato.

I comportamenti di Buttiglione, Casini ed altri sollevano in proposito una certa curiosità. Cosa faranno questi presunti leader dopo quanto è accaduto? Non amiamo le campagne acquisti. Siamo critici del trasformismo e non intendiamo allargare con espedienti il consenso del centro-sinistra. Né pensiamo a facili ricomposizioni, sull’onda delle battaglie perdute, di più ampie unità dei cattolici attorno al PPI o ad una DC di destra.

La nostra finalità è molto più seria. L’attenzione agli svolgimenti politici, la disponibilità al dialogo anche nell’asprezza dello scontro, sono per noi un dovere. Va aggiunto che il chiarimento politico tra i cattolici è una delle condizioni per superare confuse spaccature e ricercare su basi serie utili convergenze. Ma e novità emerse sinora sono modeste, non vanno oltre un velleitario “voglio e non posso”, e giustificano una certa incredulità.

Le posizioni recentemente assunte da Casini, Buttiglione e, negli ultimi giorni, da Pisanu, ci hanno ricordato qualche buona lettura più che il coraggio o l’intensità del confronto politico. È tornata insistente, alla nostra memoria, la vicenda raccontata, alla fine dell’800, da Jerome K. Jerome, un fine umorista inglese che si è impegnato anche in saggi radicali politico-religiosi, nel suo brillante racconto “Tre uomini in barca”.

I protagonisti di quella rocambolesca avventura coltivano il sogno di un viaggio in barca, sul Tamigi, per mutare le loro abitudini,. Ma a causa di insipienze, improvvisazioni, errori, essi fanno una esperienza deludente e, alla fine, tornano alla vita di sempre. L’elezione di Pisanu a capogruppo di Forza Italia porta infatti a pensare questo perché il suo successo, dovuto anche ad un certo mestiere acquisito in passato, risponde ad un sogno mai conseguito prima. Presentato arbitrariamente come segretario di Zaccagnini, se si tiene conto delle sue recenti scelte, egli è giunto, persino citando a sproposito Moro, a dirigere il gruppo parlamentare di Berlusconi.

La cosa, dopo una prima impressione, appare solo una fuga in avanti. Era certamente una occasione, per Pisanu, quella di mettersi alla testa di una rivendicazione di vita democratica in Forza Italia. La sua nomina, invece, è avvenuta nel segno della massima fedeltà a Berlusconi. Il liberale Martino era troppo indipendente. Per non correre rischi si prevede persino che l’ex ministro Frattini, grande esperto di opportunismo, diventi “speaker” ufficiale, quale reale delfino del cavaliere di Arcore, per ridurre ad un ruolo puramente organizzativo il compito di chi dirige il suo gruppo parlamentare. Anche il sogno di Pisanu si ridimensiona. Non minori sono l’ambizione e le prove di Bottiglione. Egli sentenzia, sul “Foglio” di Ferrara, che il Polo della libertà è fallito, che bisogna ridiscutere tutto, partendo dalla leadership ed invita Berlusconi a ritirarsi per fare il Sindaco di Milano. L’inizio è buono. Ma basta che il cavaliere di Arcore ricordi che guiderà l’opposizione per l’intera legislatura, con l’aggiunta che Buttiglione è d’accordo, perché “la Discussione”, organo del CDU, sottolinei: il Polo è morto, viva il Polo. È un’altra prova della fragilità dei sogni. Casini, il più furbo di tutta la compagnia, vuole invece primeggiare da buon Doroteo e senza rischi. Pur essendo alla vigilia di una fusione tra CCD e CDU, egli sostiene una tesi opposta, si allinea a Fini in una intesa a filo doppio con la destra, e aiuta Berlusconi ricordando a Bottiglione che non c’è spazio per recriminazioni o autocritiche. La trovata è buona per continuare a navigare, sulla barca comune, ma è solo un espediente. In pratica è impossibile sognare.

Pisanu, Buttiglione e Casini ricordano molto i tre uomini in barca di Jerome K. Jerome. La vicenda di una navigazione obbligata sulla barca di un centro-destra dominato da Berlusconi e Fini, conferma, al di là della reminiscenza letteraria, che le scelte evasive, opportunistiche, viziate da una spasmodica ricerca di successo, crollano poi di fronte alla realtà, come è capitato ai nostri eroi, nonostante i vari espedienti escogitati. Il problema vero è di ritornare a terra per riprendere la vita di sempre, come hanno fatto tre inglesi buontemponi e delusi di fine ‘800, ma per ricercare altrove, nell’impegno ad affrontare le difficoltà, più che a inseguire facili sogni di potere, la via per uscire dalla soffocante ordinarietà del quotidiano. Questa ipotesi meriterebbe attenzione, il resto del mondo meno. È difficile che Pisanu, Buttiglione e Casini lo comprendano, ma l’attenzione, almeno per noi, non verrà meno per questo.

Luigi Granelli
Il Popolo
17 maggio 1996