IL RISCHIO BERLUSCONI SI FERMA CON LA LEGGE

Signor direttore,

il “Giorno” ha dedicato un titolo a otto colonne alla presa di posizione del prof. Buttiglione sul progetto di un diretto intervento nella vita politica di Berlusconi ed è per questo che sono sollecitato a qualche osservazione. L’evidenza riservata all’avvenimento, su tutta la stampa, è stata raramente seguita da un giudizio di merito. Eppure l’altolà di Buttiglione a Berlusconi è molto inquietante. Non sono sospettabile di benevolenza. È nota la ferma battaglia condotta con altri amici contro la legge Mammì. Berlusconi, che scende in campo per difendere interesse corposi con una forza virtualmente di destra chiamata centro, va combattendo apertamente con le armi del diritto e della politica. I cattolici democratici non possono sottrarsi a questo dovere di chiarezza. Non è in discussione il suo diritto di fare, come tutti i cittadini, politica. Ma è a metà strada tra il veto e l’interesse il “bisogna fermarlo” di Buttiglione. Berlusconi è pericoloso per il suo passato, oltre che per la sua posizione di editore in grado di manipolare, con gravi rischi per la democrazia, l’opinione pubblica. Egli ha in gran parte costruito la sua potenza televisiva con tecniche da Far West, con iniziative illecite, tollerate dal Governo, anche per la presenza, sin da allora, di garanzie che lo esoneravano da un diretto intervento.

A tutela dei suoi interessi si è provveduto, ed è noto che su questo Craxi avrebbe fatto dieci crisi di governo, a fare una legge di sanatoria, ad hoc, per trasformare in diritto l’illecito. Si è passati sopra in poche ore alle dimissioni di cinque ministri pur di non venire meno alle promesse fatte. Impressiona che il prof. Buttiglione, dopo questi precedenti, si affanni per ottenere una sorta di autorinuncia all’intervento in politica con l’offerta di garanzie, definite lecite, per le imprese di Berlusconi, da aiutare in particolare con un credito facile per evitare che siano strangolate da dai debiti.

È sconcertante che si pensi di fare promesse a Berlusconi, di dare garanzie (a nome di chi?), per ottenere prima la neutralità e poi, indirettamente, qualche forma di sostegno. È questo un modo vecchissimo di fare politica. La linea di pensiero non è molto diversa da quella praticata da Craxi. Sono altre scelte da compiere. I pericoli del movimento cui pensa Berlusconi non vanno disinnescati con gli avvertimenti, discutibili e sempre obliqui, né con le lusinghe sul viscido terreno dello scambio politico. Le scelte di Berlusconi vanno contrastate, anzitutto, sul piano del diritto. Il prof. Santaniello ha ragione: c’è da valutare con attenzione una evidente incompatibilità giuridica, oltre che morale, tra la proprietà di rilevanti mezzi televisivi, di giornali, e l’esercizio di un ruolo politico diretto e di primo piano. Non basta passare la mano a un fratello, a un uomo capace e di fiducia come Confalonieri, a uno stuolo di persone servizievoli. Solo uscendo in modo trasparente dal settore si può svolgere, in condizioni di parità, un compito da leader politico che non può essere precluso nemmeno a Berlusconi. Politicamente, poi, un movimento che cerca intese di centro-destra, pensa ai post-fascisti di Fini, vuole coinvolgere Bossi, sia pure con qualche offerta di salvataggio ai residui della DC, non dovrebbe avere né voti, né uomini da parte di cattolici democratici consapevoli dei valori posti alla base della loro azione. Il prof. Buttiglione, in prima fila nel liquidare la DC e nel trattare quindi, anche per conto di Montanelli ed altri, persino l’abbandono del simbolo dello scudo crociato, farebbe bene a chiarire meglio il suo pensiero. Se, come si legge sui giornali, il prof. Buttiglioneavrà insieme a pochi e senza risponderne a nessuno il compito di scegliere candidati al Parlamento qualche cautela si impone. Sarebbe bene sapere, come elettori, se un certo numero dei settecento Berlusconi, frutto di una clonazione cura con dovizia dal prof. Urbani, troveranno posto nelle candidature scelte per conto di Segni e sia pure allo scopo di offrire, anche su questo terreno, garanzie per ottenere neutralità o appoggio in cambio di una inquietante protezione di interessi. Non è una grande pretesa.

Luigi Granelli
Il Giorno
14 dicembre 1993