Milano – Tra le Partecipazioni statali e l’IRI è scoppiata la guerra dell’acciaio. Ieri sera un breve e inatteso comunicato del ministro Luigi Granelli ha avuto l’effetto di una bomba. “Tenuto conto che lo svolgimento della crisi di governo impedisce di fissare date certe per quanto riguarda sia la conclusione del dibattito parlamentare sospeso il 15 marzo scorso, sia le deliberazioni del Cipi sul piano per la siderurgia pubblica – ha scritto il ministro dimissionario – si invita formalmente l’IRI a voler impartire le più opportune disposizioni affinché gli atti in ordine alla progressione degli adempimenti di competenza delle società facenti capo alla finanziaria Finsider vengano sospesi fino alla costituzione del nuovo governo”.
Tradotto dal linguaggio burocratico, tutto ciò significa che uil governo ha ordinato all’IRI di bloccare la liquidazione della Finsider e delle sue controllate. E proprio per sottolineare che la decisione ha avuto l’avallo di Palazzo Chigi, lo stesso Granelli si è premurato di far sapere che in mattinata aveva “compiuto un esame dei problemi del settore siderurgico” con il presidente del Consiglio Goria.
All’Iri, subito dopo aver ricevuto il messaggio, la prima reazione è stata di incredulità. Poi la bagarre. Il presidente Romano Prodi ha immediatamente riunito i più stretti collaboratori per valutare la nuova situazione. Ma alla fine ha deciso di non bloccare alcunché.
Le procedure di liquidazione, infatti, sono state ritenute “atti dovuti”, completamente indipendenti dal piano per la siderurgia nel suo complesso.
Proprio poche ore prima i consigli di Italsider e Deltasider avevavo fissato le assemblee straordinarie degli azionisti per il 18 maggio (il 28 in seconda convocazione) con all’ordine del giorno la liquidazione delle società. Lo stesso aveva fatto la capogruppo Finsider fin dal 22 marzo scorso. La Terni, invece, prenderà oggi una identica decisione. “Questi adempimenti – ha spiegato l’IRI in serata con un secco comunicato di risposta – non possono essere sospesi, pena grave e irreparabile pregiudizio delle stesse decisioni che il governo e il Parlamento vorranno prendere, tenuto anche conto della responsabilità penale e civile degli amministratori e sindaci delle società coinvolte”.
Dietro la guerra dei comunicati tra ministro e IRI c’è dunque un vero e proprio giallo. O si tratta di un gigantesco equivoco, oppure è in atto una lotta sotterranea di cui è difficile individuare scopi e contendenti. È singolare, in ogni caso, che il ministro delle partecipazioni statali “comunichi” con l’IRI attraverso messaggi scritti.
“Lo stesso Prodi – fanno sapere dall’IRI – aveva chiarito il 17 marzo scorso, a crisi politica già aperta, parlando davanti alla commissione attività produttive della camera, che sarebbero andate avanti soltanto le procedure societarie. E proprio per dar modo ai partiti di valutare compiutamente il vaso Finsider, si è fatto in modo di convocare le assemblee il più avanti possibile, quando la crisi sarà risolta”.
Non solo. Sempre in ambienti IRI si faceva osservare ieri sera che lo stesso Granelli aveva dichiarato un mese fa che “ogni rinvio sarebbe pericoloso” e che “non serve far leva sulle difficoltà del momento per spostare nel tempo le procedure avviate”.
Corriere della Sera
31 marzo 1988
Giacomo Ferrari