ECCO PERCHÈ TELIT É FALLITA

Granelli alla Camera difende Bellisario, Audizione del ministro delle Partecipazioni Statali in commissione Attività produttive.

Intanto Pomicino preannuncia una vasta indagine parlamentare sui rapporti tra le imprese private e pubbliche. Saranno convocati Prodi, Reviglio, Valiani, Romiti e De Benedetti

Roma – L’IRI ha agito bene e in pieno accordo con la Stet; la candidatura di Marisa Bellisario ad amministratore delegato della Telit è stata una scelta manageriale e non politica; il progetto è ancora valido e non è detto che non possa essere realizzato in futuro; la lezione da trarre è che nel settore dell’industria manifatturiera per le telecomunicazioni non c’è spazio per privatizzazioni surrettizie.

Ecco in sintesi ciò che Luigi Granelli, ministro delle Partecipazioni Statali e uno dei principali protagonisti della sofferta vicenda, ha detto ieri pomeriggio ai membri della commissione Attività produttive della Camera.

“Di fronte alla negativa conclusione della vicenda – ha affermato il ministro – il governo ha il dovere di giudicare corretto il comportamento della parte pubblica e di ripetere di non comprendere, pur nella sua legittimità, l’intransigenza della Fiat di fronte a difficoltà che potevano essere superate, considerando l’importanza strategica di un’intesa pubblico-privato in un settore d’importanza decisiva. Nessuno, peraltro, può illudersi di fare da solo nei confronti di un’aspra sfida internazionale”.

“La stessa scelta dei managers – ha incalzato – non può essere ostacolata sulla base di opinioni politiche, che non possono essere contestate e non devono rappresentare un pregiudiziale impedimento allo svolgimento di pubbliche funzioni”.

Granelli ha quindi sostenuto che per la designazione dell’amministratore delegato della Telit, l’iri, sulla base dei propri autonomi poteri, ha indicato, d’intesa con la Stet, la signora Bellisario “per ragioni esclusivamente manageriali” e con una procedura “simile a quella seguita dalla Fiat per indicare il proprio candidato alla presidenza”.

Ragioni più profonde

Ad avviso del ministro le difficoltà hanno ragioni più profonde e risiedono nell’attuazione della “joint-venture”. “La diversità di cultura – ha detto – e le probabili differenze di strategia industriale, non possono essere superate da abili intese sull’assetto societario. Una joint-venture è una collaborazione che deve tener conto del diverso potenziale elle parti e non può essere scambiata né per l’anticamera di una successiva dismissione, né per surrettizie privatizzazioni”.

Granelli ha poi parlato della mediazione di Antonio Meccanico, presidente di Mediobanca, l’istituto di credito ancora pubblico che avrebbe dovuto detenere il 4 per cento del capitale Telit.

“L’obiettivo di Meccanico – ha affermato – non era quello di aumentare il numero degli amministratori delegati, ma di realizzare, sia pure con l’introduzione di un vice presidente, un ampliamento delle garanzie di collegialità”.

Prima di entrare in commissione, il ministro ha definito “pura fantasia” l’articolo pubblicato dal “Financial Times” di Londra (e ampiamente ripreso dall’”Avanti!”) in cui si parla di un presunto accordo tra il segretario della DC, De Mita e la Fiat sulla Telit.

Il caso Ostellino

Accordo che avrebbe previsto l’allontanamento di Piero Ostellino dalla direzione del Corriere della Sera, in cambio di uomini graditi alla Fiat per guidare la nuova holding delle telecomunicazioni. La notizia è stata poi smentita anche dalla stessa Fiat.

La vicenda Telit ha riportato alla ribalta della scena politica i rapporti tra aziende pubbliche e private. Ieri mattina la commissione Bilancio della Camera ha preannunciato una vasta indagine su questo scottante problema. Oltre il ministro delle Partecipazioni Statali e i dirigenti delle organizzazioni sindacali, verranno ascoltati i presidenti dell’Eni (Franco Reviglio), dell’Efim (Rolando Valiani) e dell’IRI (Romano Prodi).

Inoltre saranno convocati Carlo De Benedetti (Olivetti), Cesare Romiti (Fiat), Mario Schimberni (Montedison), Raul Gardini (Agricola Finanziaria) e Luigi Lucchini (presidente della Confindustria).

“Il caso Telit, la difficile e non ancora conclusa vicenda Mediobanca, la stessa vicenda Ansaldo-Tosi – ha osservato ieri il presidente della commissione Bilancio, il democristiano Cirino Pomicino – sono fatti che testimoniano l’esigenza di riscrivere le regole di un rapporto tra pubblico e privato sempre più essenziale, ma anche sempre più funzionale allo sviluppo economico del Paese. Finora si è vissuti sulla base di iniziative slegate, senza le certezze di un quadro ordinamentale, che consentirebbe all’0impresa pubblica di muoversi con la necessaria snellezza”.

la Repubblica
13 novembre 1987
Edoardo Borriello