Ad un mese di distanza dall’assemblea nazionale, chiamata a ridefinire
“il ruolo e l’identità della DC negli anni 80” aumentano i segnali di
insofferenza verso il sistema correntizio. In questa intervista al
“Messaggero”, Luigi Granelli, parlamentare dal 1968 ed esponente di punta
della sinistra DC, spiega i motivi
del suo dissenso, anche nei confronti del suo gruppo, emerso clamorosamente
ieri l’altro con le sue dimissioni di direttore della rivista “Il
Confronto”.
Il consiglio nazionale di fine luglio si chiuse con grandi promesse di
rinnovamento. Cosa è successo da allora?
“Fin
dal consiglio nazionale è risultata evidente la contraddizione tra la scelta
dell’assemblea che doveva essere addirittura di rifondazione e
l’accettazione, con riserve ed ironie, della proposta di Gerardo Bianco per
lo scioglimento delle correnti”.
Questo faceva pesare una incognita sul progetto di rinnovamento affidato all’assemblea del senso della sua protesta?
“Secondo
me non c’è rinnovamento nella DC, rispetto all’attuale polverizzazione di
gruppi di potere, se non superando gli schieramenti tradizionali.
Naturalmente, questo obiettivo non si raggiunge con meccanismi organizzativi,
ma provocando una scomposizione dei vari gruppi sulla base di scelte
politiche”.
Alla festa dell’Amicizia di Trento, sono emersi forti contrasti tra interni ed “esterni” alla DC…
“A
Trento si discusse molto in superficie. È fisiologico che nella DC si
ricomponga una sinistra che rompa con questo clima di unanimismo e di
lottizzazione del potere. Ma oggi, la sinistra non si fa sentire, non sia
avverte un suo peso sia nella politica generale che nella preparazione
dell’assemblea”.
Come procede la preparazione dell’assemblea nazionale?
“Vedo
molte ambiguità. Per me la spinta esterna dei cattolici democratici andrebbe
valorizzata al massimo ma nella direzione della riqualificazione del partito
non sul terreno delle formulette”.
Scoppola ha chiesto una nuova dirigenza politica.
“Condivido
la spinta al cambiamento. Tanto è vero che volevo che al consiglio nazionale
si dimettessero tutti. Ma una nuova dirigenza non può essere il frutto di
formule organizzative. Proprio per questo la sinistra DC deve riprendere una
posizione di battaglia per raccordarsi con gli esterni che vogliono
contribuire a cambiare sia la strategia politica che il gruppo dirigente. Non
è un problema di semplice sostituzione dei vertici del partito”.
Occorre modificare le regole del gioco?
“I
sistemi elettorali vanno modificati per mettere fine al potere deviante delle
oligarchie che ha colpito anche la sinistra. Ma il formarsi do maggioranze e
minoranze si fa con la dialettica non aumentando l’efficienza e l’autorità
interna”.
Come realizzare, allora, il rinnovamento della DC?
“E’
preliminare il chiarimento politico. Invece, c’è la tendenza a un
appiattirsi sulle discussioni di tipo procedurale per la nomina dei dirigenti
interni”.
Come giudica le proposte degli “esterni”?
“Non
tutto va accettato a scatola chiusa. Per esempio, ritengo non accettabile la
proposta di rendere permanente la presenza nel partito di non-iscritti che
abbiano gli stessi diritti e, in sostanza, meno doveri dei tesserati. Anche su
questo bisogna discutere ma con la volontà di cambiare”.
Perché è in disaccordo con la sinistra del suo partito?
“La
sinistra ha abbandonato troppo rapidamente la linea di Moro appiattendosi su
quella del “preambolo” in modo ancora più sbiadito della linea uscita dal
congresso. Non è possibile assistere in silenzio a fatto che il segretario
Piccoli, per invitare il PCI ad una discussione sulla riforma istituzionale,
debba chiedere il parere preventivo a Longo. Ci deve essere una vera autonomia
del partito”.
Morlino ha proposto di rinviare di qualche mese il congresso. È d’accordo?
“Corrisponde
alla necessità di non considerare l’assemblea nazionale come ultima
spiaggia contrariamente a quello che sostiene il prof. Scoppola. La battaglia
deve continuare in vista del congresso: per prepararlo meglio occorre più
tempo”.
Con quale obiettivo?
“Nella
DC per andare a un congresso di chiarimento, bisogna che la sinistra riprenda
la sua funzione che è quella di proporre indirizzi politici alternativi agli
attuali, programmi ben definiti e una moralizzazione effettiva: tutte cose che
non si possono fare restando appiattiti sulla gestione Piccoli”.
Ritiene positivo il crearsi di nuove aggregazioni interne?
“Bisogna
stare attenti a non favorire aggregazioni che avvengono sul piano della
convenienza e dell’opportunismo. Ciò che deve uscire dal dibattito interno
è la chiarezza della linea politica”.
Cioè?
“Intanto,
una maggiore autonomia politica della DC rispetto al governo e agli altri
partiti. In questo quadro, anche una ripresa di confronto e di dialogo con il PCI”.
Come valuta le recenti posizioni di Berlinguer?
“Rendono
più difficile questo obiettivo perché il PCI sembra rinserrarsi su una
posizione di integralismo e di elusività. Però noi dobbiamo comportarci
diversamente. C’è chi utilizza questo arroccamento del PCI per liberarsi
della questione comunista mentre noi vediamo un elemento in più per fare una
polemica costruttiva in modo da far evolvere la posizione comunista nel
contesto italiano. Se questo non lo fa l’area Zac chi lo fa? Per questo io
chiedo una riunione e un chiarimento”.
Quali sono le reazioni nel suo partito?
“Nella
periferia c’è consenso in linea con la volontà di ripresa. Altri, a
livello nazionale, parlano di “gesto isolato”, dicendo che correrei il
rischio di diventare un Riccardo Lombardi della DC. Non ricerco la solitudine;
spero al contrario, di rilanciare la sinistra nel suo insieme. Devo dire, però,
che questo paragone con Lombardi non è per nulla offensivo. Non temo
l’isolamento se questo mi lascia in pace con la mia coscienza politica;
credo, però, che siano gli altri a doversi porre il problema sul ruolo della
sinistra. Da Dossetti a Vanoni, a Moro, la sinistra è stata essenziale per la
DC. Se adesso non c’è più, come si può andare avanti? Il mio non è un
sogno aventiniano, ma un disegno di rilancio politico della sinistra DC”.
Il
Messaggero
Sabato 24 ottobre 1981
intervista di Guido Colomba