PREFAZIONE a "MESSAGGI IN BOTTIGLIA"

Il fenomeno Granelli

E' stato consigliere comunale, deputato, senatore, sottosegretario agli esteri con Moro, parlamentare europeo, ministro, e vicepresidente del Senato. Molti ricordano le sue "imprese" politiche: le battaglie per l'apertura a sinistra negli ann '50 e '60, l'affermaazione della laicità dell'impegno dei cattolici nella politica, la concreta solidarietà della sinistra democratico cristiana con la Dc cilena ai tempi della dittatura di Pinochet, le iniziative parlamentari per l'obiezione di coscienza, quelle ministeriali per le comunità degli italiani all'estero, per lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica, la privatizzazione di Mediobanca e della Lane Rossi, l'ostilità dalle partecipazioni statali alla scandalosa operazione Enimont - per la quale lascerà il governo - dopo aver rifiutato di andare alla pubblica istruzione a sostituire Giovanni Galloni. Ha svolto con autorevolezza il suo ruolo istituzionale alla vice presidenza del Senato con Giovanni Spadolini.

Ma oltre a tutto questo Luigi Granelli, settant'anni, da Lovere in provincia di Bergamo, è stato e continua ad essere uno straordinario fenomeno mediatico. La raccolta degli interventi contenuti in questo libro (raccolta parziale, s'intende, anche perchè i volumi dovrebbero essere cinque, dal 1994 al 1999, e soprattutto perchè non esiste impresa editoriale in grado di "reggere" l'opera omnia del personaggio: attività giovanile, scritti su "la Base", "Stato democratico", riviste, giornali di vario indirizzo, agenzie di battaglia, interventi ai congressi, díscorsi parlamentari, conferenze, relazioni in sedi internazionali) mette in primo piano il Granelli "comunicatore" lo ritrae cioè nel ruolo in cui ha attraversato, in campi diversi, tutta la sua vita e quella di tanti amici ai quali, parlando e scrivendo, ha reso chiari e semplici i faticosi e complessi ragionamenti che insieme erano venuti via via costruendo in sedi diverse, dall'Azione cattolica alla sinistra democratico cristiana, dalla Dc al Ppi, nel contradditorio con conservatori, moderati, clericali, intolleranti radicali laicisti ed estremisti di ogni genere.

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Granelli, fin da quando lavorava il ferro, sia pure come operaio specializzato nel paese dove è nato, dispone di circuiti cerebrali di evidente efficienza e rapidità di funzionamento, di una capacità di comunicazione orale al tempo stesso rigorosamente rispettosa della sintassi del periodo, e tuttavia irruente e serrata, senza esitazione delle parole e dei tempi della consecutio (che non sa neanche cos'è perché - beato lui - non ha mai studiato il latino). E' abile poi nella variazione della voce: è uno di quegli oratori che riescono a tenere a lungo l'attenzione delle assemblee e sanno giungere puntuali all'appuntamento tra il livello di emozione del pubblico da cui parte l'applauso e il salire della forza oratoria che riesce a mantenere nitido l'ascolto e lineare il discorso. Propone i propri argomenti con puntigliosa concatenazione logica e secondo un'effettistica retorica ricca di clausole spettacolari . Questa abilità lo assiste anche nella scrittura, rapida, di getto, caratterizzata da periodi ben costruiti nella successione coordinata delle principali e delle subordinate che rende leggibili anche i ragionamenti più complessi. E', insomma, quel che si dice un buon comunicatore. La lunga pratica di assemblee - nei saloni affollati delle sedi di partito, nelle piazze da comizio, nelle aule parlamentare in ambienti internazionali - ha fatto di Granelli il vero e proprio "atleta" della parola, abituato ad esercitare l'oratoria a livello agonistico, un instancabile sponsor delle proprie idee.

Chi scrive è consapevole di aver mischiato nel giudizio sull"amico della vita" obiettività di constatazioni, slanci affettivi e le suggestioni proprie dell'amicizia. Ma alzi la mano chi, avendolo conosciuto, considera eccessivo l'apprezzamento che si desume da questa descrizione del "fenomeno'" oratorio: nessuno risponde all'invito. I critici del personaggio hanno semmai indicato nella capacità di esporre con implacabile coerenza le proprie idee un insidioso valore aggiunto alla validità delle tesi sostenute. Dicono gli avversari, o gli invidiosi che "parla meglio di qualito pensi" oppure che la forma dei suoi scritti è convincente al di là dei suoi argomenti e avanti di questo passo: ma come comunicatore il nostro ha sempre superato tutte le prove e gli esami più malevoli.

Qualcuno fra i critici più ruspanti, alludendo a qualche ostentata amabilità nei confronti di un uditorio al quale invece non lascia scampo prevenendone puntualmente dubbie obiezioni, ha paragonato i discorsi di Granelli alla tecnica d'uso dei vecchiferri da stiro di campagna : un'abbondante e consolatoria spruzzata d'acqua fresca e poi via con una rapida e bollente lisciata intervallata da colpi energici e pesanti sui punti di maggiore resistenza.

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E' stato proprio grazie a questa specialità dell'uomo - un misto di doti naturali, formazione professionale e preparazione culturale - che quando Granelli ha deciso di non presentarsi alle elezioni senza che vi fossero ombre o discussioni sul suo passato, lasciando il Parlamento da vice Presidente del Senato per dare un esempio e favorire il rinnovamento delle rappresentanze istituzionali, non ha smesso neanche per un giorno di fare politica ed ha continuato ad essere presente con interventi quasi quotidiani nel dibattito politico. Ha fondato una Associazione, i "Popolari intransigenti" per non privarsi di una frontiera controcorrente, elaborando documenti sui problemi di attualità e, in particolare, contro le riforme che stravolgono la Costituzione del 1947, in sintonia con gli ammonimenti di Dossetti. Per lanciare idee e polemiche confutare, contestare, argomentare a favore o contro non è indispensabile avere un seggio o un "posto": basta farlo se sono sufficienti volontà e passione. A volte è sufficiente una lettera ad un giornale. E' stato così che mentre la sua generazione si impuntava di fronte al computer, si concedeva ancora al gusto di penne, matite, gomine, fogli, la spinta e la passione "mediatiche" spingevano il Granelli verso la scrittura computerizzata, i format, le tastiere, la stampante, il fax.

Le nuove tecnologie offrivano al vecchio oratore e al maturo pubblicista nuovi mezzi espressivi a disposizione di una irriduciblie volontà di esprimersi e di essere presente in qualche modo ovunque si dibattessero tesi, si avanzassero proposte, si accendessero polemiche. Anche qui ha avuto dalla sua l'esperienza professionale. Giovanissimo è stato redattore capo di un settimanale, il "Campanone" di Bergamo, ha diretto riviste, da "Stato democratico" al "Domani d'Italia" e ha scritto su tutti i giornali della sinistra democratico-cristiana. Dalla frana delle novità telematiche abbattutesi sui vecchi percorsi della comunicazione cartacea filtrava ben presto - in corrispondenza con la scrivania di Granelli - un filo d'acqua che poche ore dopo era già diventato un torrente, un fiume, una cascata di nuovi scritti, interventi, lettere, incoraggiamenti, rimproveri, sarcasmi, consigli indirizzati ad amici, giornali, riviste. La comunicazione ha così continuato ad essere una specie di quarta dimensione del personaggio, un suo proprio e peculiare modo di essere.

Ha voluto che la raccolta degli scritti significativi di questo periodo fosse intitolata "messaggi in bottiglia". La sua convinzione è che in una fase preoccupante di tramonto della politica alcune provocazioni, magari per caso, possano essere raccolte da qualcuno che anche nel futuro sia alla ricerca del pensare politicamente. Il titolo ricorda il repertorio romantico, ma Granelli, che da ministro della ricerca si è occupato attivamente di moderne tecnologie, ha insistito nel ricordare che tra tradizione e innovazione c'è un nesso, che nella scienza, fortunatamente, non c'è l'improvvisazione del "nuovismo": anche i messaggi su Internet, che navigano nello spazio, possono essere raccolti da persone che nemmeno si conoscono.

La diffusione di questa corrispondenza tra Granelli e il mondo e cioè il suo arrivo al pubblico è a volte intralciata da pigrizie, reticenze, calcoli di convenienza e - ammettiamolo con un minimo di autoironico senso dell'umorisino - da obiettive carenze di spazio sui giornali destinatari del fitto lancio di messaggi. Ciò non toglie che la presenza di Granelli nel dibattito politico di questi anni sia stata intensa e - quello che più importa - ne sia risultata molto chiara l'ispirazione culturale e politica: quella di un cattolico democratico, convinto della validità dell'attuale Costituzione repubblicana, sicuro della importanza del ruolo dei partiti, assertore del valore storico dell'esperienza della Democrazia Cristiana, e poi del Partito popolare al suo esordio, coerente nella scelta di campo a sinistra nello schieramento delle forze politiche, testardamente proporzionalista aperto solo a correzioni in senso maggioritario, certo che le alleanze tra i partiti devono fondarsi sui programmi, non su cartelli elettorali, e intransigente nell'opposizione ad accordi motivati esclusivamente da interessi di potere o da astratti pregiudizi ideologici. Attento, come lo è sempre stato in Parlamento e nella collaborazione con Moro alla Farnesina, ai problemi della politica estera e nettamente schierato per la pace, contro ogni guerra, per la collaborazione tra Paesi ricchi e poveri, per il potenziamento dell'Onu e la difesa del diritto internazionale.

Molte di queste posizioni sono escluse dal quadro del "politically correct" che va di moda e che cerca nella illusoria novità delle forme quel rinnovamento che non riesce a realizzare nella sostanza della realtà del Paese. Il politico à la page è oggi bipolarista, fa riferimento al leader di una coalizione e non alla scelta ideale e programmatica che si identifica con un partito, rappresenta nel collegio elettorale il leader più di quanto rappresenti in Parlamento il collegio e i suoi elettori, identifica la storia del Paese nel presente e considera (o addirittura ignora) il passato come una pagina defínitivamente cancellata. Da questo punto di vista Granelli appare, e a volte lo è, emarginato rispetto all'attualità della politica. Questa scelta, d'altra parte, non è di oggi, non è il frutto recente del distacco da compiti o posizioni di responsabilità pubblica. E' il risultato di una coerenza tra parole e comportamenti cercata da sempre: "dire quello che si pensa, fare quello che si dice, essere disposti a pagare per quello che si fa" è stato ed è il suo motto. Il rapporto tra le parole e il comportamento, del resto, serve a misurare la moralità delle persone. Troppo spesso, invece, prevale oggi l'opportunismo. Certo: avere in testa un modello di coerenza non è sempre sufficiente ad evitarci errori di giudizio e di comportamento e spesso rende difficile la costruzione del consenso necessario per far politica in democrazia; può servire tuttavia a chiarire agli elettori le intenzioni dei protagonista della politica e questo non è davvero poco in tempi, come questi, di impopolarità dei partiti e di fuga di tanti elettori dalla responsabilità del voto.

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Nel 1989, festeggiando i sessant'anni di Granelli in una situazione politica che sembra lontana dieci anni luce - e non solo di calendario - da quella che stiamo vivendo, si rifletteva sul fatto che la generazione di quelli che erano ragazzi alla fine della guerra non si era giovata delle due principali spinte storiche e movimentiste che avevano formato o stavano formando la classe dirigente del Paese. Siamo stati troppo giovani per la Resistenza e troppo vecchi per il 68. Granelli fa anche qui eccezione. Sin dal 1942, l'anno del messaggio sulla democrazia di Pio XII, un sacerdote di Lovere informava questi giovanissimi dell'Azione Cattolica su quanto era accaduto prima del fascismo e durante, sulle posizioni della Chiesa e di tanti cattolici che erano stati perseguitati . Anche la violenza fascista fu uno choc. Il vice presidente del suo circolo cattolico ucciso in montagna mentre faceva la staffetta, un altro fucilato, sulla piazza del paese, con altri tredici. I bombardamenti tedeschi sul lago d'Iseo. E poi la Liberazione che lo ha coinvolto in una Brigata Garibaldi, comunista, in funzioni di sorveglianza del deposito dei viveri. Le "fiamme verdi" erano al di là del lago, in valle Camonica, e solo dopo stringe forti rapporti con loro e, tramite Marcora, con i partigiani dell'Alfredo di Dio, dell'Ossola. La Resistenza è stata l'inizio delle sue scelte e della sua formazione. Non a caso, ora, è membro del Comitato antifascista, dell'Istituto di studi per la resistenza, ed è infaticabile nella polemica con molti revisionisti e nel difendere la memoria antifascista di molti protagonisti.

Poi la cosiddetta "carriera" fu costruita tutta attraverso l'esercizio quotidiano della politica, la ricerca - parola dietro parola, gesto dietro gesto - del consenso in elezioni proporzionalistiche, in cui era necessario conquistare quasi individualmente il voto di migliaia di elettori offrendo in garanzia se stessi e non l'avallo di potenti vertici di coalizione. L'unico grande movimento di opinione, l'unica forte ventata di un'emozione collettiva toccata alla generazione è stata negli anni '90 (scandalo delle tangenti e crisi dei partiti) quella che non l'ha sospinta, ma, al contrario, respinta e scompaginata. Anche quelli che, come Granelli, hanno dovuto fare con essa conti esclusivamente politici (e come furono duri nel 1992 quelli dell'ultima elezione al Senato nel collegio di Vimercate !) e non sono mai inciampati in incidenti giudiziari, hanno scontato questa sorte singolare di essere stati "nel vento" una sola volta nella vita quando soffiava, e come soffiava, contrario.

La buona battaglia, comunque, era stata oramai combattuta, la casa politica era stata costruita negli anni senza contare sulla fortuna ma solo sul lavoro e aveva quindi fondamenta solide che hanno ben resistito e da dove si possono mandare in abbondanza messaggi e diffondere tra gente nuova idee antiche che promettono di tornare di attualità. Il camino di quella casa, ci fosse o no la tempesta, ha continuato a fumare, le luci sono rimaste accese e non sono mancate le spine cui collegare computer, stampante e fax. Auguri Luigi, per i tuoi settantanni.

Mario Mauri