seconda serie Costituzione – DOCUMENTO 8 (marzo 1999)

La Costituzione non va stravolta nel riformarla. Ci possono
essere modificazioni della seconda parte capaci di portare a
riduzione dei diritti dei cittadini garantiti dalla prima parte.
Giuseppe Dossetti

SENTINELLA DELLA COSTITUZIONE

Nell’ultimo Documento della prima serie, il numero 7, si era sostenuto che la ripresa del cammino delle riforme costituzionali, in questa legislatura, sarebbe stata possibile solo con "una corretta attivazione dell’ art. 138". Molti lo hanno riconosciuto. Ma se non si chiarisce perchè e come si deve tornare a questa procedura - si aggiungeva - sono da mettere in conto altre delusioni. La divisione per parti del progetto della Bicamerale conferma questo errore di valutazione. Ed è altrettanto evidente che incontrerà difficoltà la nuova ricerca, come se nulla fosse accaduto, di intese tra sinistra e destra, tra D’Alema e Berlusconi o Fini, per modificare la Costituzione.

L’obiettivo resterà irrangiungibile se il centro-sinistra, oltre a procedere in ordine sparso, continuerà a lasciare ad una parte di esso, ai Ds, carta bianca nella ricerca di accordi con una destra che chiede concessioni inquietanti e vuole destrutturare il più possibile la Costituzione del 1947. Eppure la nuova fase di revisione è incominciata così. L’approccio pragmatico non deve ingannare. La strategia della Bicamerale, franata nelle contraddizioni, è stata rovesciata. Invece di lasciare alla fine le concessioni chieste da Berlusconi sulla Giustizia, nella ...

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La ripresa della serie dei Documenti era stata rinviata, a luglio, all’eventuale avvio, sulla base dell’art. 138, dell’esame parlamentare di progetti di riforma della Costituzione. La procedura sembra avviata con l’approvazione alla Camera ed al Senato di leggi costituzionali di iniziativa parlamentare o del Governo. Anche se, come si è sempre sostenuto, alcune riforme che non stravolgano la Costituzione del 1947 sono necessarie, tornano ambiguità e rischi. Per questo i "popolari intransigenti" pubblicheranno i loro commenti ad iniziare dalla seconda lettura, alla Camera o al Senato, dei disegni di legge di cui è stato avviato l’iter di approvazione.

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... speranza di ottenerne una collaborazione su altri punti, si è tentato di giocare d’anticipo. L’introduzione nella Costituzione di un "super 513", con una amplificazione che va al di là del principio del "giusto processo" e invade il campo delle leggi ordinarie, punta ad influenzare i processi più che a riequilibrare i poteri tra accusa e difesa a tutela di diritti già tutelati costituzionalmente.

E’ presto per vedere se questa volta le contropartite verranno. Intanto si sono giocate altre carte. L’iniziativa del Governo non è più considerata, come ai tempi di Prodi, una interferenza che non doveva condizionare l’offensiva "consociativa" di D’Alema. Si è così approvata, alla Camera, una discutibile legge costituzionale per l’elezione diretta dei presidenti delle Regioni. Il Ministro Amato presenta un progetto "federalista" che riprende e peggiora i compromessi della Bicamerale. Viene annunciata la proposta di varare al più presto, anche per aprire la via ad una rischiosa scelta transitoria del Capo dello Stato, le norme per la elezione diretta (con quali compiti? ) del Presidente della Repubblica.

Prenderemo posizione sui singoli progetti, ma si può già notare che non c’è alcun cambiamento di strategia nel ricorso all’art. 138 per la riforma della Costituzione. Su tutto prevale l’idea di ripetere, con un iter diverso, gli errori della Bicamerale. Impressiona l’inerzia di partiti, a cominciare dal Ppi, che dovrebbero reagire con proposte di più ampio respiro. La regola è ancora quella dello scambio, del "do ut des" per opportunismo politico, e non di lungimiranti convergenze.

Nel ricordare Lazzati, in un discorso a Milano, Dossetti aveva evocato con un prezioso riferimento alla Bibbia il ruolo della sentinella anche per la buia notte politica e costituzionale. Non per nostalgia del giorno precedente, precisava, ma per prepare nella vigilanza attiva il tempo che viene. Troppi professano ossequio alla eredità di Dossetti e sono disposti a stravolgimenti della Costituzione che ne offendono la memoria. I "popolari intransigenti" non sono stati e non vogliono essere tra questi.

IL FALSO SCOPO

Il senatore a vita Francesco Cossiga ha duramente criticato, a suo tempo, le proposte di riforma della Costituzione preparate dalla Bicamerale. "Un minestrone immangiabile". Era questa la definizione sintetica, depurata da insulti e picconate. Il gioco è ricominciato. La differenza, ora, è che Cossiga appoggia, con una o più pattuglie di parlamentari trasformisti, il Governo D’Alema che ripropone i compromessi frutto dell’inciucio in Bicamerale. Il "minestrone" è diventato mangiabile ? O si può contare in una ripresa di attenzione critica su delicate e già respinte riforme della Costituzione ? La verifica, per tutti, non tarderà a venire .

PRO E CONTRO : D’Alema cambia gioco sulle riforme

Solo pochi mesi fa la teoria era che il Governo doveva restare indifferente rispetto alle riforme della Costituzione. Tutto era demandato alla Bicamerale per favorire una diversa maggioranza che, in pratica, includesse la destra. Al suo presidente, D’Alema, veniva aperta la via di un grande compromesso costituzionale che avrebbe legittimato un suo ruolo di primo piano. Il Governo Prodi, in rapporto a rilevanti riforme della Costituzione, appariva come un ministero tecnico con compiti più limitati.

Lo scenario, da quando D’Alema è a Palazzo Chigi, è radicalmente cambiato senza che nessuno abbia sollevato obiezioni. La svolta era già preannunciata con la nomina di Amato a Ministro per le riforme costituzionali senza che la maggioranza avesse definito un suo programma in materia. Il centro propulsivo per la riforma della Costituzione diventa il Governo che approva, in Consiglio dei Ministri, progetti riciclati dalla Bicamerale con qualche aggiustamento suggerito da esperti Ds, e va alla ricerca di "inciuci" a destra dopo aver vincolato la maggioranza.

Anche proposte di iniziativa parlamentare, quale quella per l’elezione diretta del presidente della Regione, sono patrocinate dal Governo. Il tentativo di "blindare" un progetto offerto, con successive concessioni, alla destra è sin troppo scoperto. Il disegno di D’Alema è ambizioso. Ma già si intravvedono mugugni, reazioni, diffidenze. Di fronte alla riforma della Costituzione bisogna riaffermare il primato del Parlamento. Non sono accettabili percorsi a scatola chiusa decisi in ristretti vertici tra governo ed opposizione.

Tutti i partiti e, in primo luogo, il Ppi devono rivendicare piena autonomia di critica e di proposta e non rifugiarsi in ipotesi assurde, come quelle avanzate da Lusetti (rimbrottato da Marini), di una fuga in avanti verso una avventurosa Assemblea Costituente. Martinazzoli, almeno, argomenta meglio una proposta che, come si è più volte ricordato, è tuttavia politicamente irresponsabile e costituzionalmente preclusa. Occorre, al contrario, fare l’opposto che in Bicamerale : ricordarsi degli insegnamenti di Dossetti prima e non dopo.

OPINIONI A SOSTEGNO

Dal discorso di Giuseppe Dossetti, "Sentinella, quanto resta della notte?", pronunciato alla Fondazione Lazzati il 18 maggio 1994. "I diritti sono solo degli individui, il diritto è solo individuale. E perciò, rispetto agli altri, non vi possono essere che contratti, in funzione del proprio interesse e del reciproco scambio. Stiamo entrando in un’età caratterizzata dal primato del contratto e dall’eclissi del patto di fedeltà. Un’età, dunque, in cui gli ordinamenti federali sono sistemi in cui si tratta e si negozia senza soste. Per tale via si ridurrebbe il politico a pura contrattazione economica, per dissolvere il sisteme in un coacervo di accordi e di convenzioni. Che cosa differenzia un tale sistema da quello che regola gli accordi tra imprese industriali e commerciali?".

Dal Documento N° 7 dei "popolari intransigenti" (1luglio 1998). "La fuga in avanti verso l’Assemblea costituente sarebbe, oltre che un’avventura, un "golpe" istituzionale. Non tanto perchè non si vede come una terza Camera, eletta con la proporzionale per rifare l’intera Costituzione, potrebbe avere maggiori margini di intesa rispetto ad una Commissione Bicamerale con mandato ridotto. La Costituzione non prevede procedure per la sua completa sostituzione, trasferimenti di poteri di revisione dal Parlamento ad altri soggetti istituzionali, azzeramenti dell’ordinamento vigente con la conseguente caduta di ogni principio di legalità. Nella storia dei popoli si ricorre ad Assemblee costituenti quando si è di fronte al crollo totale del sistema, all’avvento di un potere rivoluzionario. Non è certo il caso dell’Italia. Ma anche per introdurre questa avventurosa possibilità occorre far precedere una riforma della Costituzione al varo di una legge ordinaria di convocazione di una Assemblea allo stato attuale manifestamente incostituzionale."