Francesco Alberoni: CHE BRUTTO MESTIERE FARE LA MOGLIE DEL POLITICO 

Quando il presidente Reagan, di ritorno dal vertice di Reykjavik, è sceso dall'aereo sua moglie Nancy gli è corsa incontro, gli ha buttato le braccia al collo. Lui l'ha stretta forte e l'ha baciata sulla bocca come avrebbe fatto un giovane innamorato con la sua amata, con amore, indifferente alle telecamere e ai fotografi. Quale uomo politico italiano si sarebbe comportato così? E, se lo avesse fatto, cosa avrebbe detto la stampa? Che commenti avrebbe suscitato nel pubblico?

Agli uomini politici italiani è sostanzialmente proibito presentare la propria vita privata in pubblico. In particolare ciò che ha a che fare con i sentimenti, con l'amore. E' un fenomeno che avevo già descritto nel 1963 nel libro L'élite senza potere. Da noi il politico deve apparire come un individuo isolato, che non ha casa, che non ha famiglia, che non ha amori, ma si occupa solo dell'ideologia e del bene pubblico. Al contrario i divi dello spettacolo o personaggi potenti all'estero, ma non qua da noi (pensiamo a Lady Diana e Carlo d'Inghilterra), interessano proprio per la loro vita privata, i loro matrimoni, i loro figli, i loro amori.

Non c'è nessun mestiere più spiacevole di quello di moglie di un politico italiano. Qualunque cosa faccia, in qualunque modo sia, sbaglia. Se veste in modo elegante dicono che il marito ha rubato. Se veste in modo dimesso che è sciatta e priva di gusto. Se è bella e giovane, come lo era la signora Leone, la infangano di maldicenze. Se è vecchia, dicono che è brutta e prendono in giro il marito per essersela scelta così. Se è attiva come Maria Pia Fanfani, l'accusano di invadenza. Se non fa nulla, sostengono che è una incapace. La verità è che gli italiani, in politica, non ammettono l'esistenza della coppia. Vogliono esclusivamente l'individuo isolato.

Negli Stati Uniti, quando un candidato concorre per una carica pubblica, da sindaco della città a presidente della Repubblica, lo fa con la moglie o col marito. Per il successo è importante non solo la sua immagine, ma anche quella di chi gli sta vicino. Questo vale tanto per gli uomini quanto per le donne. John Fitzgerald Kennedy è stato avvantaggiato dalla bellezza e dal fascino di Jacqueline, così come Ronald Reagan dalla fragilità e dalla dolcezza di sua moglie Nancy. Ma la stessa regola vale per le donne. Il candidato democratico alla vicepresidenza, la signora Ferraro, ha avuto seri problemi a causa dell'immagine del marito. Gli americani giudicano i loro candidati anche dal tipo di marito o di moglie che si scelgono, e dal modo in cui li trattano. Essi, inoltre, partono dal presupposto che se due persone sono sposate, è perché si vogliono bene, è perché sono innamorate e, perciò, si aspettano un comportamento pubblico affettuoso, amoroso.

Da noi è come se l'amore fra marito e moglie fosse qualcosa di vergognoso, da disprezzare o deridere. Qualcosa di turpe. Oggi Nilde Jotti, come presidente della camera è benvoluta ed ammirata. Ma perché è una donna sola. Prima, quando era la donna amata da Palmiro Togliatti, tutte le malelingue del paese urlavano contro di lei. Perfino nel suo stesso partito.

Nell'immaginario collettivo italiano i politici devono essere come i monaci, i preti o le suore. Se hanno legami familiari, se sono innamorati, devono tenerlo nascosto come se si trattasse di cose peccaminose. Come il prete che ha una amante, come la monaca di Monza, il politico più amato dagli italiani, il presidente Pertini, rispettava alla perfezione questo stereotipo. Non si è mai fatto vedere in pubblico con la moglie. Data l'età avanzata la gente non gli attribuiva avventure erotiche. Inoltre passava il suo tempo al capezzale degli ammalati, ai funerali, a consolare i terremotati o gli afflitti da qualche altra sciagura.

Gli italiani, comportandosi in questo modo, stimolano, nei loro politici, l'ipocrisia e la menzogna. Si impediscono, inoltre, di giudicarli come esseri umani concreti. E' molto importante, per valutare una persona, sapere come si comporta con il marito o la moglie, con i figli, con i suoi collaboratori. Non basta ascoltare i suoi discorsi, le sue dichiarazioni al telegiornale. Per comprenderne l'animo non basta accontentarsi delle parole che dice, occorre osservarne il comportamento quotidiano, analizzando anche i dettagli, le sfumature.

Ma perché, ci si può domandare, questa differenza fra noi e gli americani? Perché il politico americano spalanca la porta alla sua vita privata e il nostro, invece, la tiene chiusa? Uno dei motivi è rappresentato dal fatto che in USA c'è da molto tempo il divorzio. Se due persone sposate non si piacciono si lasciano. In Italia, invece, c'è la tradizione cattolica millenaria del matrimonio indissolubile. La gente sa che in molti matrimoni, i mariti e le mogli vivono insieme senza più essere innamorati e, qualche volta, si vergognano addirittura l'uno dell'altro. Per un personaggio pubblico aprire la porta di casa su questi dissapori sarebbe pericoloso.

Anche da noi, però, le cose stanno cambiando. La gente, nella realtà, si comporta come in USA o nel resto dell'Europa. E' libera di scegliere che cosa fare della propria vita privata. Perché questa libertà non dovrebbero averla anche i politici? Noi tutti sappiamo quanto sia importante avere una vita privata armoniosa, serena, per poter dare il meglio di noi stessi sul lavoro e nelle relazioni sociali. Soprattutto per coloro che svolgono un'attività difficile, delicata, importante socialmente. Un malato si affida più volentieri alle mani di un chirurgo che ha l'animo sereno, la mente libera. Gli allenatori vogliono che i propri calciatori, che i propri atleti abbiano una vita emotiva e familiare armoniosa. Sanno che l'equilibrio psicologico è indispensabile per vincere.

Anche i politici sono esseri umani. Anche i politici hanno problemi ed emozioni e, come tutti, hanno bisogno di equilibrio psichico. Perché allora, devono comportarsi come se il mondo non fosse mutato? Perché allora, devono nascondere una parte importante della loro vita? Perché devono fingere di essere dei monaci? Perché le loro mogli o i loro mariti devono nascondersi, vergognarsi di esistere ?

Corriere della Sera, 20 ottobre 1986