STATO DEMOCRATICO
Editoriale: Anno primo numero zero

Qualsiasi corrente di rinnovamento che si sia sviluppata entro la D.C. in questo dopoguerra si è incontrata con due ordini di difficoltà: anzitutto ha sempre dovuto superare le incomprensioni e gli ostacoli — a volte persino artificiosamente dottrinali — che accompagnano solitamente la sua lotta generosa e difficile all'interno del partito; in secondo luogo ha dovuto spesso difendere il carattere della propria battaglia politica anche dal deformante giudizio di certa opinione pubblica. È noto, infatti, come la sinistra democratico-cristiana sia frequentemente paragonata, da certi commentatori politici, a una forza particolare e unilaterale, e perciò perennemente minoritaria e minorenne, in radicale e quasi inconciliabile contrasto con il suo partito, tanto da essere ritenuta più vicina alla natura ed alle posizioni di altre forze politiche che non alle proprie. Come, del resto, non sosteniamo una novità nel ricordare in questa sede le facili accuse di eterodossia e di deviazionismo di sinistra che vengono solitamente rivolte a questa corrente di idee quando non si trova di meglio da opporre al suo discorso politico.

A tali difficoltà è inoltre necessario aggiungere i limiti obiettivi di certe esperienze di sinistra democratico-cristiana, entrate in crisi in questo dopoguerra non soltanto per gli ostacoli incontrati nel partito o per le deformazioni di giudizio Sell'opinione pubblica, ma anche per la parzialità della loro impostazione e delle loro prospettive. È necessario infatti riconoscere che tutte le volte che la sinistra democratico-cristiana non ha saputo liberarsi da forme sterilmente protestatarie, o non è riuscita a superare il ghetto di certe rivendicazioni a carattere particolare, o - ancora - è rimasta avviluppata a confuse aspirazioni sociali imbevute di tentazioni a carattere integralista, essa si è fatalmente dissolta nelle rinuncie alla Dossetti, o nel trasformismo alla Iniziativa Democratica.
Oggi però la situazione va rapidamente mutando. La stessa storia delle sinistre democratiche-cristiane del dopoguerra pone chiaramente in luce il travaglio ideale e la coerente lotta politica di generazioni che, anche attraverso :erte dolorose esperienze, vanno via via allargando la loro maturità. Esse stanno ormai abbandonando le forme della pura protesta, dell'astratto integralismo e della rivendicazione a carattere particolare, e tendono a dimostrare sempre più organicamente che la loro battaglia politica non solo trae origine dalla migliore tradizione del movimento politico dei cattolici italiani, ma si pone, senza riserve mentali 5 senza complessi di inferiorità, sul terreno dello, stato democratico moderno, attraverso un discorso politico per tutta la DC, capace di distinguersi da quello di altre forze politiche e di proporre, senza confusioni ideologiche, nuove alleanze.

Del resto tale discorso, oltre ad essere valido sul piano politico generale, è anche il solo capace di superare, sul piano stesso del partito, tanto le tentazioni moralistiche quanto i deteriori trasformismi.

Ma perché questo positivo processo continui, e non si ritorni agli errori ed alle visioni anguste del passato, occorre disporre di strumenti idonei. Occorre sottrarsi alle manovre di chi mira tatticamente ad assorbire le forze senza fare i conti con le idee, contrapponendo non il rifiutò preconcetto e aprioristico, ma la tenacia di un discorso politico e culturale sempre più ampio e sempre più coerente. Occorre approfondire una problematica politica la quale, oltre a non ridursi a chiuso politicismo, tenga sistematicamente conto dei grandi problemi dello Stato e della libertà, della scienza e dell'economia, della cultura e del diritto. Occorre diffondere idee, farle conoscere all'opinione pubblica, approfondirle con i quadri naturali delle giovani generazioni affinchè sappiano che la loro affermazione non può essere data da un impegno accademico.

Di fronte a queste innegabili esigenze trova piena giustificazione il nostro quindicinale. Con i vari articoli di questo numero zero dell'anno primo abbiamo voluto rendere pubblico un discorso programmatico in termini generali .appunto per dimostrare, da un lato, la larghezza delle nostre prospettive e del nostro impegno e per stabilire, dall'altro, un solido legame con quelle battaglie che abbiamo condotto nel passato e che devono oggi continuare senza alcun cedimento. Man mano che andremo innanzi ci sforzeremo di migliorare il nostro giornale nei suoi interessi e nelle sue rubriche, nelle sue analisi e nelle sue collaborazioni, per renderlo sempre più adeguato ai compiti di ricerca e di opinione per cui è nato.

Contiamo sul contributo di quanti si riconoscono nella nostra iniziativa e siamo certi che anche in questo nuovo tentativo saremo accompagnati dalla simpatia di cui fummo circondati in precedenti esperienze. Assieme svilupperemo un comune e intransigente discorso politico, ispirato a mature esigenze di rinnovamento e di libertà, organicamente inserito nella tradizione e nella unitaria vocazione politica della DC, e perciò capace di dare una concreta prospettiva al nostro lavoro e di dissolvere tanto i pregiudizi di certa opinione pubblica quanto, certe gratuite accuse di deviazionismo. Riusciremo così a muoverci sempre più spediti verso quegli obiettivi che, grazie alle lotte passate, siamo oggi in grado di intravedere con maggiore consapevolezza e di perseguire con maggior decisione.

Stato Democratico n.0
19 ottobre 1957

Luigi Granelli