BIOGRAFIA DI FRANCESCO LUIGI FERRARI

Francesco Luigi Ferrari nasce il 31 ottobre 1889. Il padre, militante dell'Azione cattolica e amico di don Davide Albertario, era redattore della "Democrazia Cristiana" di Torino e di molti altri giornali.

Riveste giovanissimo numerosi incarichi nelle associazioni cattoliche.

E' nominato Segretario generale della FUCI, organizzazione degli universitari cattolici, al congresso di Roma del 19O9 e diviene successivamente Presidente nel 191O.

Partecipa a numerose battaglie sociali del mondo contadino sostenendo una organica riforma riforma del patto colonico.

Si afferma tra il 1910 ed il 1913 come uno dei più attivi esponenti dell'intransigentismo cattolico di sinistra e sostiene la necessità di una presenza democratico-cristiana in Italia.

Viene eletto Consigliere Comunale a Modena nel 1914.
 

Aderisce, nel 1919, al PPI e partecipa al congresso di Bologna in rappresentanza del partito di Modena di cui è vicepresidente.

Assume nel 1921, quale attivo organizzatore dei "popolari" a livello amministrativo dopo aver partecipato alla guerra mondiale, in cui è decorato al valore, un ruolo nazionale con la partecipazione, insieme al milanese Mauri e a Piccioni, alla sinistra del PPI.
Fonda a Milano nel 1922, con Guido Miglioli, il "Domani d'Italia" che diventa l'organo della sinistra popolare e propugna, insieme ad un esplicito antifascismo, una caratterizzazione democratico-cristiana del PPI. E' il principale coordinatore del settimanale cui collaborano, tra gli altri, i milanesi Gerolamo e Luigi Meda, Ernesto Vercesi e Edoardo Clerici.

Al congresso di Torino, nel I923, è tra i più risoluti a proporre la rottura con il Governo Mussolini con il pieno sostegno, che durerà sino alla morte in esilio, alla linea di opposizione al fascismo di Luigi Sturzo.

Nonostante un aggressione squadrista dopo il congresso e la sorveglianza della polizia, mantiene il suo attivo impegno antifascista sino allo scioglimento del PPI nel I926. Negli ultimi giorni sfugge alla cattura dei fascisti che gli distruggono lo studio di avvocato e va esule in Francia.

Negli anni dell'esilio a Parigi, in stretta collaborazione con Sturzo rifugiatosi a Londra, sviluppa contatti in tutti i Paesi europei in vista della creazione di una internazionale democratico-cristiana in opposizione al nazifascismo.

Nel 1931 diffonde clandestinamente in Italia, tramite il movimento di Giustizia e Libertà, una lunga e motivata lettera a tutti i Parroci contro i rischi della utilizzazione del Concordato del 1929 da parte della dittatura.

Muore a Parigi dopo anni assai travagliati il 2 marzo 1933.