Esposizione di Daniela Monaci

13 febbraio-fine marzo 2004

Daniela Monaci  (www.danielamonaci.com) lavora essenzialmente con il mezzo fotografico, anche se in occasione di interventi installativi, ha usato i più diversi strumenti, dalla polvere di colore ad una pianta, dalla creta, alle stoffe, al video.

Tutti gli scatti fotografici che costituiscono il materiale di base dei suoi lavori sono poi elaborati al computer, sovrapponendo immagini, scontornandole, eliminando dei particolari o aggiungendone altri.

Sempre lo scarto tra reale ed irreale è sottile: è come se lo sguardo dell’artista si posasse sulle cose attorno a noi ( lo scatto fotografico), ma poi operasse un impercettibile scarto e delle cose indagasse il mistero, l’origine, un’altra possibilità di visione (l’elaborazione al computer).

"DITTICO (NATIVITA')"

"Questo ciclo di lavori nasce dopo l'11 settembre, dalla consapevolezza del fatto che il lungo periodo di pace che aveva attraversato la mia vita era finito e che le nostre vite, ma soprattutto quelle che ora si affacciano al mondo, sono destinato a convivere con una dimensione in cui la guerra, magari nella dimensione dell'attentato, fa parte della vita".

"NATIVITA' N.1"

"NATIVITA' N.5"

"Provavo tristezza e tenerezza, un grande senso di incertezza, di minaccia incombente, pur nella apparente normalità del nostro vivere. In ogni gesto delle madri vedevo una volontà di accudimento e di protezione che andava oltre la normalità quotidiana e si proiettava nella storia e nel destino dove vita e morte sono strettamente unite al di sopra delle contingenze.
La bellezze del venire al mondo non può eludere la sofferenza del vivere umano".

"MI SPECCHIO NELLA TUA ASSENZA"

Pur operando con la fotografia, l’artista si muove con tanto amore e rigore all’interno della tradizione pittorica italiana, che emerge in molte sue immagini, non come citazione, ma come direi DNA, pelle stessa dell’artista, che nella nostra cultura classica si è formata e la porta con se, pur nella tecnologia più avanzata, coniugando in maniera semplice e diretta passato e presente, storia e contemporaneità.

Ha lavorato sul corpo femminile, visto con occhio ravvicinato frammentato, con una serie di cicli definiti ognuno da una diversa componente cromatica: c’è un ciclo blu notturno, un ciclo luminoso in grigio chiarissimo (in cui la foto originaria sembra trasformarsi in delicata grafite) e un ciclo di nero.

Il ciclo di nero è composto da immagini di corpi che emergono dal buio e nello stesso tempo sembrano di nuovo esserne inghiottiti; sorrisi, respiri, gesti appaiono sulla soglia tra la luce ed il buio e cercano l’incontro con l’altro, tra desiderio e paura, sull’abisso del nulla.

"SENZA TITOLO"

Nei suoi paesaggi il suo sguardo è particolare, non si ferma sulla realtà contingente di ciò che si offre alla vista. Il suo immaginario va a cercare ciò che è dentro il senso profondo delle cose ed i suoi paesaggi sono visioni in cui gli elementi di cui è formato il mondo, aria, acqua, terra, fuoco, spazio si mescolano e si incontrano, come colti nel momento in cui si uniscono e si dividono per dare forma alle cose.

Alcuni lavori sono in un rigoroso bianco e nero, spesso sottolineati da un nero o da un bianco totale, spazio visivo concettuale del vuoto assoluto da cui emerge la dinamica degli elementi.

"DAL NULLA"

"E GLI ALBERI ERANO RICAMI"

"E ARIA E ALBERI"

"E ARIA E ACQUA"

"DITTICO BIANCO"

In alcuni lavori, caratterizzati da una forte sintesi, è proprio il colore, usato in chiave irreale ed evocativa, l’elemento costitutivo dell’immagine.

 

"VISIONE DIURNA"

 

"VISIONENOTTURNA"

 

"PER VISIBILIA AD INVISIBILIA"

Palazzo Doria Pamphili 107, 00186 ROMA

curatrice: Rita Granelli