Daniela Monaci (www.danielamonaci.com) lavora
essenzialmente con il mezzo fotografico, anche se in occasione di interventi
installativi, ha usato i più diversi strumenti, dalla polvere di colore ad una
pianta, dalla creta, alle stoffe, al video.
Tutti gli scatti fotografici che
costituiscono il materiale di base dei suoi lavori sono poi elaborati al
computer, sovrapponendo immagini, scontornandole, eliminando dei particolari o
aggiungendone altri.
Sempre lo scarto tra reale ed
irreale è sottile: è come se lo sguardo dell’artista si posasse sulle cose
attorno a noi ( lo scatto fotografico), ma poi operasse un impercettibile scarto
e delle cose indagasse il mistero, l’origine, un’altra possibilità di
visione (l’elaborazione al computer).
"DITTICO (NATIVITA')"
"Questo ciclo di lavori nasce dopo l'11 settembre, dalla consapevolezza
del fatto che il lungo periodo di pace che aveva attraversato la mia vita era
finito e che le nostre vite, ma soprattutto quelle che ora si affacciano al
mondo, sono destinato a convivere con una dimensione in cui la guerra, magari
nella dimensione dell'attentato, fa parte della vita".
"NATIVITA' N.1"
"NATIVITA' N.5"
"Provavo tristezza e tenerezza, un grande senso di incertezza, di
minaccia incombente, pur nella apparente normalità del nostro vivere. In ogni
gesto delle madri vedevo una volontà di accudimento e di protezione che andava
oltre la normalità quotidiana e si proiettava nella storia e nel destino dove
vita e morte sono strettamente unite al di sopra delle contingenze.
La bellezze del venire al mondo non può eludere la sofferenza del vivere
umano".
"MI SPECCHIO NELLA TUA ASSENZA"
Pur operando con la fotografia,
l’artista si muove con tanto amore e rigore all’interno della tradizione
pittorica italiana, che emerge in molte sue immagini, non come citazione, ma
come direi DNA, pelle stessa dell’artista, che nella nostra cultura classica
si è formata e la porta con se, pur nella tecnologia più avanzata, coniugando
in maniera semplice e diretta passato e presente, storia e contemporaneità.
Ha lavorato sul corpo femminile,
visto con occhio ravvicinato frammentato, con una serie di cicli definiti ognuno
da una diversa componente cromatica: c’è un ciclo blu notturno, un ciclo
luminoso in grigio chiarissimo (in cui la foto originaria sembra trasformarsi in
delicata grafite) e un ciclo di nero.
Il ciclo di nero è composto da
immagini di corpi che emergono dal buio e nello stesso tempo sembrano di nuovo
esserne inghiottiti; sorrisi, respiri, gesti appaiono sulla soglia tra la luce
ed il buio e cercano l’incontro con l’altro, tra desiderio e paura,
sull’abisso del nulla.
"SENZA TITOLO"
Nei suoi paesaggi il suo sguardo è particolare, non si ferma sulla realtà contingente di ciò che si offre
alla vista. Il suo immaginario va a cercare ciò che è dentro il senso profondo
delle cose ed i suoi paesaggi sono visioni in cui gli elementi di cui è formato
il mondo, aria, acqua, terra, fuoco, spazio si mescolano e si incontrano, come
colti nel momento in cui si uniscono e si dividono per dare forma alle cose.
Alcuni lavori sono in un
rigoroso bianco e nero, spesso sottolineati da un nero o da un bianco totale,
spazio visivo concettuale del vuoto assoluto da cui emerge la dinamica degli
elementi.
"DAL NULLA"
"E GLI ALBERI ERANO RICAMI"
"E ARIA E ALBERI"
"E ARIA E ACQUA"
"DITTICO BIANCO"
In alcuni lavori, caratterizzati
da una forte sintesi, è proprio il colore, usato in chiave irreale ed
evocativa, l’elemento costitutivo dell’immagine.
"VISIONE DIURNA"
|
|
"VISIONENOTTURNA"
|
|
|
|
"PER VISIBILIA AD INVISIBILIA"
Palazzo Doria Pamphili 107, 00186 ROMA
curatrice: Rita Granelli