Chiara Somajni: C'è l'oracolo al telefono (Il Sole 24 Ore - 8 settembre 2002)

Tecnologia, gioco e cultura convergono nel centro (ad accesso libero) ora allestito nell'ex convento di San Salvador

Nell'ex convento di San Salvador a Venezia ci sono due chiostri, ciascuno dotato, al centro, di un proprio pozzo. Avvicinandosi i pozzi si comportano in maniera diversa: uno dei due, infatti, incomincerà a rivolgerci parole suadenti, chiedendoci la data di nascita e offrendoci il proprio consiglio. Una sorta di oracolo.  L'altro pozzo se ne sta muto. Ma a interrogarlo ne avrebbe anche lui, certo, di cose da raccontare, basterebbe sapergli prestare orecchio. Potrebbe ad esempio dirci la storia di questo luogo nel centro di Venezia, a pochi passi dal ponte di  Rialto. Potrebbe narrare di come San Salvador venne occupato da Napoleone, il quale usò la chiesa come stalla e il convento per caserma; di come riconsacrata la chiesa, caserma rimase il convento anche sotto gli austriaci; dell'abbandono cui votarono il convento i piemontesi e dell'incuria che ebbe la meglio finché negli anni '20 quel grande palazzo così centrale, ben isolato all'esterno, con gli alti soffitti - ideali per far calare a pioggia sui telai i pesanti cavi -, non venne identificato come sede ideale per ospitare la centrale telefonica della Serenissima. Tale è rimasto fino a oggi: senonchè la centrale col tempo si è rimpicciolita, oggi occupa poco più di una stanza, e gli ampi spazi restaurati e riportati al loro antico splendore si sono liberati per ospitare convegni, un centro di ricerca che lavora sui possibili scenari tecnologici e, oggi, un centro aperto al pubblico, ovvero il Telecom Italia Future Centre la cui inaugurazione avverrà il 12 settembre alla presenza del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, del sindaco di Venezia Paolo Costa nonché di Marco Tronchetti Provera, presidente di Telecom Italia. Dal giorno successivo il centro sarà liberamente accessibile al pubblico. Il Telecom Italia Future Centre si propone di mostrare le nuove tecnologie legate alle telecomunicazioni e all'informatica, tecnologie futuribili e tecnologie di cui magari già ci serviamo, senza apprezzarlo appieno, come nel caso della sintesi e del riconoscimento vocale, messe in gioco nel pozzo cui si è fatto cenno sopra. Proprio alle tecnologie legate alla voce è dedicata una parte significativa del percorso. Sono l'eredità dello Cselt di Torino, il prestigioso centro ricerche Telecom oggi divenuto Telecom  Italia Lab (basti citare Leonardo Chiariglione, tra l'altro padre di Mpeg ed Mp3). In un'altra sezione troviamo sistemi di punta come l'interfaccia aptica, che ci dà un feedback fisico: impugnando una sorta di penna possiamo sentire con la mano gli stessi solidi che vediamo raffigurati sullo schermo. E' uno strumento che recupera la dimensione manuale come mezzo di apprendimento; può restituirci con precisione i diversi gradi di cedevolezza o resistenza di un tessuto ed è particolarmente utile in medicina, sia per la formazione di nuovi chirurghi sia in prospettiva per l'esecuzione di operazioni (provate da uno o più chirurghi in ambiente simulato su dati reali raccolti dal paziente, ed eseguite in un secondo tempo da un robot). Un altro exhibit ci offre una dimostrazione dell'Mpeg4: siamo in un supermercato virtuale, dove interagiamo con una serie di oggetti, virtuali anch'essi, accorgendoci che possono essere manipolati in maniera indipendente dal filmato che ci scorre davanti agli occhi. Non mancano gli spazi riservati allo svago (una "bottega del caffè" con accessi abbondanti alla Rete e una saletta dedicata ai videogiochi) nonché i legami con la città, come nell'omaggio all'acqua di Stefano Boeri e del compositore Ludovico Einaudi e nella sezione introduttiva, situata nel chiostro principale. Qui, in una serie di postazioni interattive vi sono 15 personaggi (modelli virtuali animati di Casanova, Canaletto, Marco Polo eccetera) e luighi legati alla storia di Venezia che un pò si raccontano, un pò lasciano il passo a delle finestre sull'evoluzione e sul futuro della tecnologia. Gli argomenti sui quali i visitatori si saranno soffermati verranno infine stampati su una mappa della città, mentre tutto quanto visitato (ognuno sarà dotato di una scheda così da tracciarne i movimenti) verrà collezionato in un sito web privato (oppure, su richiesta, pubblico). Una sorta di diario di viaggio online, che volendo può essere condiviso. Il Telecom Italia Future Centre si propone dunque di combinare passato e futuro, alta tecnologia e storia, divulgazione scientifica e svago, servizi alla città e promozione della Telecom. Una missione ambiziosa e difficile da realizzare, cos' non sempre questi elementi paiono ben miscelati. Si è privilegiato un approccio che spettacolarizza la tecnologia invece di spiegarla: cosa rischiosa considerata la rapida obsolescenza dell'effetto sorpresa su palati così esigenti come quelli dei ragazzi che del centro saranno i principali fruitori. Per esempio, perché non spiegare che l'exhibit dedicato a Giovanni Soldini (e al sistema che l'aiuta a governare l'imbarcazione attraverso comandi vocali) deve funzionare con qualunque voce mentre il sistema originale è così sofisticato da riconoscere solo la voce di Soldini (in mezzo al suono delle onde, dei temporali, del vento ...)? O perché non illustrare le possibili applicazioni dell'interfaccia aptica? Chi voglia approfondire, potrà farlo online. Il centro vive in ogni caso in stretto collegamento con i centri di ricerca di Telecom Italia, i quali continueranno ad alimentarlo con nuovi exhibit, nuove applicazioni, cui già si sta lavorando. Perché San Salvador è anche (ed è questo l'aspetto più interessante) un'occasione di confronto tra ricerca e pubblico. Proprio a San Salvador si lavora sugli scenari del futuro, in collegamento con istituzioni come la Carnegie Mellon University, il Media Lab del Mit, la Stanford University. Se ne avrà una percezione chiara nell'unica sezione della quale ancora non si sia fatto cenno: nell'ex refettorio, infatti, fin dall'apertura ogni mezz'ora si terranno delle conferenze sul futuro, in inglese e in italiano. E qui si chiude la visita al Telecom Italia Future Centre. Se avrà successo altri ne potrebbero essere aperti in giro per l'Italia.