MIAECONOMIA

L'Italia va innovando

6 febbraio 2006

Se ricerca e tecnologia sono le componenti principali dell'innovazione, queste devono saper portare a loro volta trasferimenti di conoscenza e creazione di nuovi prodotti e servizi. E' quanto ribadito in occasione del seminario “Le scelte tecnologiche dell'Italia: Priorità, Strumenti, Attori”, organizzato a Roma dalla Cotec, Fondazione per l'innovazione tecnologica, il cui principale obiettivo è quello di dare un contributo decisivo nell'orientamento delle scelte pubbliche italiane ed europee verso gli interessi e le priorità high-tech del mondo industriale.

In base a quanto rilevato dall'analisi dei risultati italiani nel “VI Programma Quadro” dell'Unione Europea, per la definizione delle successive priorità in termini di Ricerca & Sviluppo, emerge che la partecipazione “made in Italy” in tale ambito è tutta concentrata sui seguenti settori: ICT, Health and Nanosciences, Nanotechnologies, Materials and new Production Technologies.

In particolare, dal punto di vista della partecipazione finanziaria, la percentuale di fondi catturati da soggetti italiani sul totale del budget allocato si attesta sopra il 10% nelle seguenti aree tematiche: Transport, Nanotechnologies, Materials and new Production Technologies, ICT, Space and Security. Questo significa che in tali aree l'Italia mostra una migliore competitività nell'attrarre fondi rispetto agli altri settori di ricerca.

La performance più bassa si registra invece nell'area tematica Energy dove le imprese italiane e gli altri istituti di ricerca catturano solo il 4,8% del budget complessivo. Ma il potenziale delle PMI rimane ancora poco sfruttato. L'Europa necessita di indirizzare meglio gli investimenti sviluppando nel frattempo una forza lavoro preparata e mercati efficaci per fare l'uso migliore dell'innovazione e scongiurare così il divario con le aziende extraeuropee che continua ad ampliarsi.

Secondo l'indagine “EU industrial R&D Investment Scoreboard 2005”, l'investimento industriale in R&S in Europa, seppur cresciuto nell'ultimo anno, è ancora concentrato in poche grandi imprese. In Italia, 7° paese dell'UE per volume d'investimento industriale nel settore R&S ( 25 imprese, 4,4 miliardi di Euro ovvero 4,3% del totale UE), IFI, Finmeccanica, ENI, Pirelli e Telecom Italia restano le aziende più rappresentative.

Ma l'innovazione non può rimanere concentrata nelle mani di poche imprese ed esclusiva di alcuni settori quali Aerospazio e Automobili. Per Pietro Moncada Paternò, action leader nel settore Industrial Research and Innovation della Commissione Europea, bisognerebbe puntare sui settori emergenti per uscire dall'impasse: “si continua ad investire in aree tradizionali trascurando nuovi campi come quello dei servizi applicati al turismo”.

Nel settore dell'innovazione una nota a parte merita anche il ruolo che riveste la comunicazione. Per Andrea Granelli, responsabile Area Comunicazione e Cultura dell'Innovazione della Fondazione Cotec, infatti, “la comunicazione dell'innovazione non è separabile dall'innovazione stessa, anzi ne rappresenta un aspetto assolutamente costitutivo. La diffusione di nuovi prodotti è sempre legata alla capacità dei consumatori di comprenderne il valore d'uso e di acquisirne le logiche e le modalità di funzionamento. L'innovazione deve essere quindi comunicata in maniera evocativa ma concreta, inglobando con coerenza i segnali deboli del futuro che si affaccia”.

Michela Di Carlo