BUSINESS DESIGN, NUOVO MODELLO PER IL MADE IN ITALY

a cura di Giulia Zino

ANDREA GRANELLI: "SERVE UNA RISPOSTA DI SISTEMA"

Tradizionalmente la creatività viene definita come l’abilità di creare o portare alla luce qualcosa di innovativo e cioè la soluzione a un problema o l’ideazione di un metodo o di una apparecchiatura. In un mondo progressivamente dominato dalle macchine e caratterizzato dall’eccesso informativo, la creatività diventa sempre più importante.
Il tema della creatività è sempre più all’ordine del giorno dei managers, anche se non sanno spesso come gestirlo. Innovare fa paura; il creativo è spesso contro le regole, crea anarchia. D’altra parte il problema è ineludibile. La risposta non può più essere solo aziendale ma deve essere sistemica, relativa a un territorio, ad una città.

Il concetto di Made-in-Italy non rispecchia più le capacità e potenzialità del nostro Paese. Recentemente Renato Preti, managing director del Fondo Opera lanciato da Bulgari ha detto “Bisogna passare dal Made-in-Italy al Design-in-Italy”, per mettere in luce il fatto che il nostro paese più che produce, concepisce; gli spostamenti della produzione verso i paesi dell’Est e soprattutto l’emergere della Cina come polo produttivo mondiale segnano un cammino oramai molto chiaro.

La nostra specificità non è nell’inventare specifiche tecnologie e componenti, ma nell’integrarle in un unicum con valore aggiunto. La nostra storia è costellata di grandi integrazioni, perfino se risaliamo all'indietro nel tempo, alle grandi invenzioni dei romani. Il made in Italy non ha mai smesso di innovare.

L'impresa, set-ot 2004