Racconti dalle Chat: Scroll Stories

Prefazione

Scrivere la prefazione ad un libro che è un nuovo modo di essere libro non è compito facile. Se inoltre il libro in questione testimonia un nuovo modo di costruire relazioni, di interagire e produrre cultura, la situazione si complica oltremodo.

Ma come si fa a dire di no a Davide Romieri e Paolo Prestinari, un concentrato assoluto di creatività, energia produttiva ed entusiasmo e soprattutto gli artefici di Atlantide – la più grande e dinamica comunità virtuale italiana ?

Prenderò quindi il rischio di dire cose da "old economy" e di usare un linguaggio tradizionale, senza emoticon e quindi ... largo ai ricordi.

Atlantide ha oramai un anno - un secolo quindi per gli eponimi della Rete - ma mi sembra ieri quando, discutendo con Davide&Paolo negli uffici romani di tin.it (che ricordo richiedevano sempre una mezzora di decompressione a inizio giornata per superare la violenza silenziosa dei tornelli posti a guardia della sede di Valcannuta) nacque l'idea di costruire una grande comunità virtuale e sviluppare in casa lo strumento principe per la sua vita - l'istant messenger - poi diventato famoso con il nome C6.

Tutti e tre credevamo più nelle Comunità Virtuali che nei contenuti - ritenevamo infatti (e riteniamo tuttora) Internet più che un medium dove si fruiscono contenuti, uno spazio dove si sviluppano relazioni e interazione (anche di tipo conoscitivo). Lanciare quindi l'iniziativa fu facile. Più complicata fu invece la scelta di sviluppare in casa la tecnologia del C6. In particolare io, ancora imbevuto di cultura consulenziale, vedevo molti rischi nello sviluppare in Italia una tecnologia così "basica" e il cui successo sarebbe stato sancito dai tassi di adozione. Il timore non era quello di non riuscire a fare un buon prodotto - anzi il migliore - ma che se uno dei grandi Internet-players avesse deciso di contrastarci, la situazione sarebbe stata davvero critica. Le ferite dello scontro Microsoft-Netscape sui browser erano ancora fresche e la dimensione locale di Internet non aveva avuto ancora il coraggio di mettere in dubbio la certezza della globalizzazione.

Ma cogliendo l'espressione di sfida di Davide, mi feci convincere e i fatti ci diedero ragione: il cuore del sistema - la profilatura degli utenti - non poteva che essere iperlocalizzata.

Un'altra cosa mi emoziona quando penso all'avventura di Atlantide ed è la sua dimensione socio-culturale. Atlantide è un vero e proprio laboratorio sulle relazioni umane e sulla loro capacità di produrre cose concrete anche se immerse in un ambiente virtuale. E questo libro ne è una efficace testimonianza; e finalmente una testimonianza sussurrata gentilmente e non urlata come i media ci hanno ultimamente abituato. Internet non è solo il luogo degli estremi (del bene - dove nascono i giovani plurimiliardari - e del male - regno incontrastato dei pedofili) ma anche e soprattutto il luogo della quotidianità familiare, dove ci si raccontano le piccole cose della vita. Inoltre l'emergere di un nuovo modo di scrivere, adattato al mezzo e alle logiche di interazione mediate dal computer, ha bloccato quella pericolosa tendenza - la marginalizzazione della cultura scritta a favore di quella orale - che l'onnipresenza dei telefoni stava alimentando. E' ciò, oltre ad essere un fatto molto positivo, dimostra che l'innovazione tecnologica sembra talvolta cambiare in peggio le nostre abitudini; ma quello che accade è che tali abitudini si sono semplicemente assopite, pronte per svegliarsi quando sarà necessario. Lo stesso Platone, in uno dei suoi dialoghi, non aveva colto questo aspetto dell'innovazione quando, commentando la nascente scrittura, ne prevedeva i malefici in quanto avrebbe tolto all'uomo l'esercizio della memoria ...

Marzo 2000

Andrea Granelli
presidente di tin.it spa