"Sfruttate l'e-commerce per vendere nel mondo i vostri prodotti tipici"
"Per risalire le classifiche
occorre investire anche sul turismo: il pc è uno straordinario mezzo per
fare conoscere le proprie ricchezze".
L´ex capo della ricerca e dello sviluppo di Telecom Italia tiene una conferenza stamattina al Cnr in via Ugo La Malfa
Se innovare è saper vendere la tradizione, la Sicilia
non può scommettere solo creando nuovi alberghi ma investendo sul valore
aggiunto. Questa la strategia lanciata da Andrea Granelli che questa mattina
alle 10 incontrerà studiosi e giovani al Centro nazionale delle ricerche di
via Ugo La Malfa a Palermo. Lui che Internet l´ha portato nelle case degli
italiani quando era l´ex braccio destro di Niky Grauso a Video On Line, il
primo provider italiano, e poi amministratore delegato di TiLab ed ex capo
della ricerca e sviluppo di Telecom Italia, analizza la situazione della
Sicilia, a forte vocazione turistica e purtroppo, poco tecnologica.
La più grande isola del Mare nostrum è ultima nella diffusione di Internet.
Quali le cause di tale arretratezza?
«Potrebbero essere riassunte in diversi fattori. La prima un po´
provocatoria, riguarda il clima. I paesi europei con maggiore consumo di
Internet sono anche quelli più freddi: quelli scandinavi. La gente non esce
e utilizza il computer di casa per comunicare con il mondo. Al contrario, in
Sicilia, si esce per via del clima straordinario. Poi, naturalmente c´è un
problema di cultura: se cerchiamo un´informazione si sceglie il telefono e
non la mail, anche per abitudine. E infine si temono i costi: della
connessione ma anche della tecnologia stessa, come la sua manutenzione o
riparazione».
Eppure in Sicilia si registrano casi d´eccellenza nello sviluppo
tecnologico, come la St Microelectronics di Catania che, negli anni Ottanta,
trasformò il capoluogo etneo una piccola Milano del Sud.
«Questo è stato possibile grazie alla visione illuminata di Pasquale
Pistorio. Ricordo che fu proprio lui, durante una conferenza, a dire che a
Catania c´era uno straordinario capitale umano. Una università che formava
elementi pieni di energia e voglia di fare ma che non trovavano lavoro e, di
conseguenza, costavano di meno. Un fattore economico per l´azienda certo non
indifferente».
Ma la Sicilia su cosa dovrebbe scommettere per immettersi in maniera più
competitiva sul mercato?
«Sicuramente sul commercio elettronico. Prendiamo ad esempio il mondo delle
delicatessen, il cibo tradizionale di alcuni luoghi dell´entroterra. Si è
disposti a pagare un prezzo molto alto per potere accompagnare i propri
dolci con il passito di Pantelleria o la Malvasia delle Eolie, così come per
gustare i salumi dei Nebrodi, il formaggio del ragusano, il tonno di
Favignana o i pomodorini di Pachino. Tutti prodotti che dall´utente vengono
percepiti ad alto valore. Il commercio elettronico non è una vetrina
elettronica finta. Se togli la fisicità devi dare qualche cosa in più: i
servizi. Aiutare a scegliere e utilizzare meglio il prodotto. Operazioni
mirate di marketing che possono avvenire anche in Sicilia. Oltre a vendere
il passito, se suggerisci dei modi per consumarlo, i cibi per accompagnarlo,
la storia che l´ha visto nascere, crei quel valore aggiunto cercato».
E come sfruttare il turismo?
«Turismo non è soltanto saper fare il ristoratore. Non è solo educazione,
sorriso e pulizia. Non è solo alberghi e un po' di strade. E´ un prodotto
che deve essere venduto. La Sicilia non è solo paesaggio, è storia vera e
autentica, crocevia di culture che devono essere valorizzate».
Senza incorrere però nell'ennesima cattedrale del deserto, non crede?
«Bisogna creare specifiche competenze e poi sviluppare portali sul commercio
elettronico dei prodotti gastronomici e la conseguente valorizzazione delle
aree in cui vengono prodotti».
È auspicabile un incentivo regionale?
«Le regioni investono ma dovrebbero essere più coerenti nei loro interventi.
I soldi spesi ci sono ma bisogna indirizzarli verso l´implementazione delle
tecnologie. E poi adesso si guarda anche all'Europa».
Adriana Falsano
La
Repubblica - edizione di Palermo
21 gennaio 2005