Andrea Granelli, numero uno di TIN, risponde alle accuse
degli utenti e avverte: "I disservizi sono inevitabili"

La dura legge
dei grandi numeri

di ANNALISA USAI

ROMA - "Salve, questo è il secondo atto della protesta contro Telecom Italia Net...". Dopo il "Manifesto" contro TIN di gennaio (che trovate pubblicato qui accanto), questo messaggio è cominciato a circolare su Internet alla fine di febbraio. Destinatari, come sempre, le varie strutture di Telecom Italia Net (e per conoscenza anche Antonio Di Pietro, le pubblicazioni specializzate online, la trasmissione Mediamente, le associazioni di tutela dei consumatori, Repubblica.it e il Gabibbo). Quello con TIN è "un abbonamento a Internet che ormai non serve più a niente", scrivono gli utenti (un gruppo sicuramente organizzato, con tanto di sito web che accoglie i visitatori con l'ironico "TIN, se lo conosci lo eviti"). Le accuse sono praticamente le stesse della fine di gennaio: connessioni troppo lente, trasferimento di dati che può durare anche 20-30 minuti, newsserver perennemente fuori uso, difficoltà di collegamento con i server della posta elettronica, messaggi di posta elettronica persi, "assistenza sorda o cieca" che non risponde mai. Ma soprattutto l'accusa a TIN sono i prezzi molto scontati con cui vengono venduti gli abbonamenti, senza che, di fronte a uno straordinario aumento di utenti (176 mila, mentre a fine '96 erano 45 mila), TIN abbia provveduto a potenziare le strutture.

TIN, da parte sua, sta per lanciare il nuovo pacchetto di proposte: "Mr. Net", aiuto virtuale per gli utenti Internet, nuove offerte commerciali ("Sempre", "100 e più", "Tin e Lode", più quelle Isdn, "Affari" e "200 e più"), il motore di ricerca Virgilio e quello Mailory per gli indirizzi email, Netsonar e i Canali Vol. Con tariffe invariate, rispetto all'anno scorso: "Sempre", ex "Flat", a 248 mila lire più Iva; "100 e più" a 150 mila lire più Iva; "Tin e Lode", per gli studenti universitari, a 149 mila lire più Iva.

Andrea Granelli, numero uno della TIN, ammette tutte - o quasi tutte - le accuse. Lentezze, intasamenti, posta elettronica a passo di lumaca: è tutto vero. "Voglio rispondere nel modo più ragionevole possibile", promette Granelli, avanzando però il sospetto che questa montagna di accuse provenga "dai vecchi cybernauti, che rimpiangono il passato, quando Internet la usavano solo loro. Attaccati al loro linguaggio esoterico, ai loro piccoli provider, vedono in TIN un nemico da combattere".

Cominciamo dal primo capitolo di questa "protesta atto secondo": lentezza, rete intasata, posta smarrita.
"E' vero, abbiamo avuto un momento di forte rallentamento nelle connessioni. E' successo all'inizio dell'anno, quando c'è stato il boom degli abbonamenti. E' vero anche che la posta è lenta, è una lamentela che mi sento di condividere del tutto. E' vero che i newsserver sono intasati. Non è vera invece questa accusa della posta smarrita: se c'è un'interruzione del sistema, la posta può bloccarsi, ma poi riprende".

Quali sono i motivi di questi disservizi?
"Siamo partiti con delle infrastrutture adatte ai 45 mila abbonati della fine del 1996, e abbiamo cominciato a potenziarle man mano che i nostri utenti crescevano. Oggi, con 176 mila abbonati, di cui ottomila connessi contemporaneamente nelle ore di punta, dobbiamo ridisegnare interamente la nostra struttura. Dobbiamo passare dalla fase artigianale a quella industriale. Già qualche risultato si comincia a vedere: abbiamo raddoppiato la banda internazionale fino a 16 megabit al secondo; per settembre sarà a regime il nuovo software per la posta; fra dieci giorni ci sarà una nuova macchina per i news".

E perchè avete tenuto le vostre strutture sottodimensionate fino ad oggi?
"Perché ci sono dei costi industriali, che sono molto alti. Man mano che crescono gli abbonati dimensioniamo le macchine, farlo prima sarebbe stato una follia".

Veniamo all'altra accusa: fate afferte troppo scontate.
"E' vero anche questo. Ma vuole sapere qual è il paradosso? La nostra tariffa Flat (248 mila lire, ndr) fa rabbrividire gli economisti, perché significa che l'utente di fascia bassa finanzia l'utente di fascia alta. Detto questo, credo che prima o poi i prezzi andranno alzati. Gli utenti di Internet però sono ancora riottosi all'idea di pagare di più: Internet è un mercato giovanissimo, che non vuole tenere conto dei costi industriali. E' lo stesso mercato, almeno per ora, a esigere tariffe Flat. E comunque, per quanto si possa immaginare un prezzo d'abbonamento ancora più alto, sarà sempre infinitamente lontano dal prezzo industriale".

L'obiezione è che con prezzi così bassi aumentano gli abbonati ma diminuisce la qualità del servizio.
"Credo che gli utenti di Internet debbano abituarsi all'idea che un servizio di livello infinito è impossibile. I grandi volumi di utenza portano per forza di cose un discreto numero di disservizi. E' così, non c'è nulla da fare. Fino a che i modelli di business non si saranno chiariti, questa è la realtà di Internet, oggi".

E' vero che non rispondete alle richieste di aiuto?
"L'assistenza è una nostra strategia chiave, ma il problema è molto serio, ed è di nuovo un problema di costi. Proviamo a fare i conti: quanto costa stare 20 minuti al telefono per aiutare un utente a configurare Internet? Quanto costa, moltiplicato per il numero dei nuovi utenti? Per ora abbiamo una struttura di 150 persone che lavora solo all'assistenza ai clienti. Ma fra qualche tempo non basteranno più. E la strada, obbligata, sarà quella di fare pagare l'assistenza. Con l'ovvio risultato che un'azienda sarà disposta a pagare, mentre l'utente singolo, lo studente universitario, vorrà continuare ad avere tutti i servizi gratuitamente".

Ultima domanda: tra TIN e Telecom, che rapposto c'è?
"TIN è una business unit in separazione contabile con Telecom. Dovremo, prima o poi, diventare un'azienda del tutto autonoma, come sta per succedere al Dect. Abbiamo una autonomia operativa assoluta, ma per il pubblico TIN equivale a Telecom, l'immagine che predomina è che TIN faccia parte del gigante Telecom. Con un paradosso: che dentro la Telecom invece siamo visti un po' come un oggetto strano".

(9 marzo 1998)