a cura di Cipriano Cavaliere
In che modo la ricerca può contribuire a cancellare le ombre che, dopo la grande euforia in larga parte coincisa con il grande boom di Internet, si proiettano su un settore considerato determinante per gli equilibri economici del pianeta come l'Information Communication Technology?
Partiamo da un assunto: l'uso della tecnologia non è prevedibile, questo i tecnologi di mestiere lo sanno bene. Non a caso, quando abbiamo varato la nuova struttura organizzativa, abbiamo deciso di affidare al Future Centre di Venezia, non tanto il compito generico di produrre scenari possibili (ce ne sono tanti), quanto l'incarico preciso di proiettare il fronte della previsione nell'orizzonte più ristretto della probabilità, al fine di trarre tutte le informazioni utili per anticipare le mosse dei competitors. E' questo, infatti, un delicato versante di analisi, per una grande realtà come quella di Telecom, che possiede dimensioni, numeri e strumenti certamente rilevanti. La parola d'ordine per TILAB è: innovare. Facile a dirsi, ma difficile da tradurre in fatti concreti. La partita dell'innovazione è, infatti, la vera partita del futuro. Innovare nel linguaggio aziendale vuol dire guardare avanti, anticipare, garantirsi flussi di cassa significativi. Nel mercato globale le idee girano. Vince chi ha la capacità di execution, chi ha cioè l'abilità e la competenza per fare quello che dice e che sa realizzarlo prima degli altri. Ma per fare questo occorre la ricerca, che è dunque la premessa di qualsiasi ragionamento. Senza ricerca non ci sono idee, non c'è crescita, né sviluppo. La strada dell'innovazione, che viene richiesta continuamente ai gestori da un mercato in continua mutazione, è intimamente connessa alla realtà della ricerca. L'ultimo rapporto dell'OCSE fa vedere come siamo ancora tra i paesi che spendono meno in ricerca sia in termini assoluti che in termini percentuali in rapporto al PIL. Questo appare come un fatto inspiegabile, soprattutto in un paese come l'Italia, che, non dimentichiamo, è il Paese degli inventori.
Per questa ragione il logo di TILAB è legato all'immagine di Leonardo?
Leonardo è il grande inventore italiano, il simbolo che unisce creatività, tecnologia, scienza e arte. Questo vuole fare TILAB, che è una presenza unica nella realtà industriale di casa nostra, in quanto concentra in un unico veicolo societario la ricerca e il venture capital, due strumenti fondamentali per fare innovazione.
Come può la ricerca trarre vantaggio dall'apparato del venture capital?
Innanzitutto abbiamo unito ricerca a venture capital, in modo da ottenere una gestione unitaria delle risorse e una distribuzione coerente degli obiettivi, componente essenziale per guidare qualsiasi azienda. Al di là di questa importante intuizione manageriale, va detto che l'obiettivo del venture capital, nell'ottica di TILAB, integra le competenze che vengono sviluppate negli ambiti di ricerca. In un mondo che si è profondamente trasformato, dove Telecom ha cambiato pelle, diventando una multinazionale che opera in diversi settori merceologici - informatica, media, televisione - ci siamo posti il problema di far sì che la ricerca potesse crescere agli stessi ritmi del mercato. Il venture capital è per noi una delle fonti che può dare una nuova iniezione di energia alla ricerca.
Ma la ricerca ha bisogno per crescere di stabilità e di progetti a lungo periodo. Il venture capital trasmette, almeno nell'immaginario dei non addetti a i lavori, elementi di turbolenza, instabilità e frammentazione
E' crollata la vecchia cultura centripeta che vedeva nell'azienda, nella casa madre, l'unico irrinunciabile punto di riferimento. Come dimostrano molte esperienze passate, prima si investiva in un'azienda con il quasi esclusivo intento di consolidarla e controllarla. Il venture capitalist "ortodosso" capovolge questa prospettiva, perché entra in un'azienda, decide di possedere una quota anche di minoranza e, nel momento stesso in cui investe, ha già in mente il cammino di uscita. Un percorso siffatto non è in contraddizione con il disegno strategico. Un'azienda nasce, infatti, nel momento in cui il prodotto diventa commodity, che è la stessa fase in cui cresce la curva di una tecnologia. Quando la curva si abbassa, e nel campo delle soluzioni tecnologiche avviene repentinamente, bisogna preoccuparsi, senza indugiare, di fissare nuovi obiettivi. Per esempio una start up anche se nasce nell'ambito di Telecom Italia, può decidere di vendere alla concorrenza il suo prodotto, ottenendo il risultato di far finanziare la sua ricerca anche da un competitor. Un tempo tutto questo era inconcepibile: un'azienda lavorava solo per il capo gruppo, che controllava tutte le mosse, fissando margini di utilità e rientri.
Quello che lei dice capovolge logiche e comportamenti che sembravano consolidati
Potrebbe sembrare così ad un'analisi superficiale. Proviamo a fare un esempio: la risposta di interesse suscitata dalla realizzazione del Centro per l'Innovazione Tecnologica di Napoli, il nostro incubatore d'impresa che sta attraendo giovani ricercatori universitari e imprenditori, dimostra che si può affermare un nuovo modello di sviluppo territoriale, che passa attraverso l'industria hi-tech, le telecomunicazioni, il venture capital e la ricerca. Grandi infrastrutture, alta competenza e mentalità sono il giusto mix per scacciare le ombre cui facevamo prima riferimento.
Ma il venture capital non rischia comunque di schiacciare la ricerca sulle esigenze di breve e brevissimo termine?
Anche questo è un aspetto da chiarire. TILAB e il Gruppo Telecom hanno fissato rientri economici alla giusta distanza, ribadendo la logica del "long term". Semmai il venture capital obbliga i ricercatori ad accettare una metrica, che vuol dire accettare la partita, vedere i risultati, sostenere il rischio. Se l'azienda fallisce, vuol dire che la strategia non è andata bene. Il problema non è allora esasperare le scadenze già troppo serrate, semmai accettare una gradualità, abbandonando ogni atteggiamento difensivo. Misurare non vuol dire uccidere la ricerca, semmai valorizzarla orientandola ad un fine
Abbiamo appreso che TILAB ha nel suo DNA la ricerca come fattore critico di successo. Su quali attività e indirizzi bisognerà puntare per vincere la sfida del mercato competitivo?
Partirei dalla sicurezza, un grande tema del futuro, per dimensioni e aspetti direttamente connesso allo sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture, in particolare alla larga banda, che ha un de3stino inarrestabile. La disponibilità di banda ci consentirà di restare sempre collegati (always on), di reperire e scambiare con grande velocità una massa enorme di dati e informazioni. Per cui i gestori dovranno sempre più combinare in modo ottimale la capacità di banda e l'erogazione di servizi innovativi. Sicurezza vuole anche dire privacy. Quanto più siamo cablati, tanto più aumenteranno i rischi. Mentre navigheremo potranno spiarci, osservare la nostra abitazione, magari localizzare la nostra automobile. Per non considerare le transizioni, i pagamenti on line, che possono tramutarsi in una indesiderata "pubblicizzazione" dei nostri dati personali.
Sul versante delle soluzioni e degli oggetti tecnologici cosa avverrà?
L'infrastruttura di rete si evolverà rapidamente, configurandosi come una vera commodity, per cui non esisterà una tecnologia dominante, ma si andrà verso una piena integrazioni di servizi fissi e mobili. Nasceranno sempre più soluzioni integrate, ibride, di varia natura, che consentiranno di intrecciare voci e dati. Ricordiamoci, poi, che non esistono solo gli utenti singoli, ma anche le "classi di utenti". Particolare attenzione merita il target in crescita degli anziani. La seniority è, infatti, un ambito di studio importante, che costringerà a rivedere i pattern di adozione. La rete per la sua stessa architettura può offrire a questa fascia servizi utili e interessanti, dall'e-learning all'intrattenimento. Sarà più immediato l'approccio con le tecnologie, grazie alle sperimentazioni sempre più avanzate di sintesi in riconoscimento vocale, che permetteranno di navigare su Internet con il telefono. Tutto questo è futuro. Per toccarlo, ma soprattutto per vederlo, basta fare un giro per i laboratori di TILAB.