La scelta del mese > Dettaglio

 
Personaggi - Andrea Granelli. Direttore dell'istituto di economia dei media

 


 
L'articolo riprodotto su Primaonline.it è un estratto di quello pubblicato nel numero 359, Febbraio 2006, di 'Prima Comunicazione'

“Nell’editoria tradizionale non c’è un rapporto diretto con i consumatori; le tecnologie della Rete consentono invece di creare un dialogo continuo con gli utenti: è questo è il loro punto di forza”. Lo afferma Andrea Granelli, guru italiano dell’innovazione. Granelli, che recentemente è stato nominato direttore dell’Istituto di economia dei media della Fondazione Rosselli, commenta i risultati dell’ottavo Rapporto sull’industria della comunicazione in Italia, appena pubblicato dall’Istituto, soffermandosi sugli effetti di Internet e delle tecnologie digitali sul mondo dell’informazione e l’editoria.
“Il problema non è solo quello dell’information overload, cioè dell’eccesso di informazione per effetto delle tecnologie digitali, di cui molto si parla”, afferma Granelli. “Il problema è che la tecnologia modifica l’uomo, ma oggi manca del tutto una riflessione sistematica dell’industria dei media su come l’uomo muti antropologicamente con il digitale”. Oggi gli utenti vanno sempre più verso la microsegmentazione, il ‘profiling’: cambiano in continuazione, addirittura secondo l’ora del giorno. L’editoria tradizionale non è entrata nel vivo di questo processo. Al contrario le tecnologie digitali  riescono a stare dietro a questa mutazione grazie agli strumenti di personalizzazione che sono, ad esempio, uno dei punti di forza di Google e degli altri motori di ricerca, . “Oggi”, afferma Granelli”, i prodotti editoriali sono dominati da logiche produttive e industriali non coerenti con l’approccio estroverso, casuale e microsegmentato all’apprendimento che si va sempre più affermando. L’individuo è una collezione di microtempi di attenzione. I prodotti editoriali del futuro dovrebbero essere coerenti con questi nuovi approcci”. E aggiunge il direttore dell’Istituto di economia dei media: “L’uomo diventa prosumer, ovvero consumatore attivo, bisogna capire concretamente come crea, attraverso quali processi, con quali tipi di strumenti e dove pesca le informazioni necessarie. Questi mi sembrano i grandi temi per il futuro dell’industria dei media, se vuole continuare nella direzione dell’innovazione anche nella produzione di nuovi contenuti e servizi digitali, e non limitarsi al repackaging di cose note”.